I vari programmi sono corredati di link al sito per l'uso più immediato
Una ricerca a stelle e strisce sottolinea come la fascia d'età tra i 18 e i 29 anni sia decisamente più accorta nella gestione dell'identità connessa. A partire dalla fiducia concessa con parsimonia per finire con ripetute rimozioni di contenuti
Il problema sicurezza, per quanto riguarda i baby internauti è notoriamente un tema molto sentito. Vi abbiamo spesso raccontato di tutte le iniziative intraprese per rendere la Rete, o almeno parte di essa, il più sicura possibile per i più indifesi, prima tra tutte la stesura di un decalogo ad hoc da parte del Moige.
Togetherville sembra pensato per rispondere proprio a tali esigenze. L’interfaccia utente si presta su tutta la linea per una navigazione a quattro mani genitore-bambino e la scelta grafica del sito ne è la prima dimostrazione. L’adulto può connettersi al social network tramite il proprio account Facebook e, una volta registratosi, è in grado di approvare o disapprovare tutte le potenziali amicizie in Rete del proprio piccolo.
Su Togetherville non è consentita la condivisione di link esterni ma è possibile giocare, scambiarsi messaggi testuali (depurati da parole offensive grazie a un filtro apposito) e creare biglietti d’auguri. Un ottimo modo, dunque, per iniziare i piccoli alla Rete, in generale, e ai social network, in particolare, in modo sicuro e graduale.
Spreaker infatti è uno strumento vicino alle abitudini e allo stile di vita dei ragazzi perché integra musica, radio e internet. “Durante le ore di lezione, abbiamo prima scritto i testi e poi abbiamo registrato le puntate” commenta il professore. Gli show che i ragazzi, tutti tra i 14 e i 15 anni, hanno realizzato parlano di musica, presentano rubriche, raccontano i fatti di ogni giorno, con lo stile incalzante dei veri addetti ai lavori. Tra i più divertenti Radio Geisha, RadiOnfire, RadioMondo, PocketHit, Radio Italica.
Ci auguriamo che questa non rimanga un'esperienza isolata.
«Una recente indagine condotta in Italia ha chiaramente mostrato questa tendenza, rilevando come circa il 21% degli intervistati abbia subito un furto d'identità o conosca qualcuno che ne è stato vittima».
Se il fenomeno sta crescendo esso risulta però ancora sottovalutato, tanto che la stessa ricerca commissionata da Cpp indica come solo un 20% del campione si dichiari "molto preoccupato" in merito a questo problema, che viene ancora percepito come un rischio accidentale e che è per questo spesso trascurato.
Da tutto ciò emerge la necessità di avviare un processo di educazione indirizzato ai consumatori per incrementare la percezione di questo fenomeno, ma questa iniziativa non può e non deve essere gestita da un unico soggetto.
«Incrementare - prosegue Bruschi - l'attenzione e la conoscenza intorno al tema del furto d'identità è possibile solo a fronte di uno sforzo congiunto di tutte le organizzazioni impegnate rispetto a questo fenomeno – associazioni dei consumatori, assicurazioni, banche, istituzioni, legislatori, authorities, It security vendor, consorzi attivi nell'eCommerce, social network solo per citarne alcune» .
L'acuirsi di questo problema ha portato i vari operatori a sviluppare, ciascuno nel proprio ambito, strumenti innovativi a tutela del furto d'identità. In questo ambito cresce l'importanza di ideare, con il supporto delle tecnologie più avanzate, nuovi servizi assicurativi in grado di arginare questo fenomeno.
«Stiamo infatti - dichiara Bruschi - affinando il primo prodotto completo web based, che si avvale delle più avanzate metodologie di tutela, per proteggersi contro questo problema, a partire dalla prevenzione fino alla risoluzione e al ripristino dell'onorabilità»
L'obiettivo di Cpp Identity Protection è soprattutto prevenire il furto dell'identità, mettendo a disposizione del cliente un numero verde che lo guiderà nell'affrontare eventuali chiarimenti e/o dubbi. Nel caso in cui comunque il furto d'identità avvenga, il cliente avrà un'assistenza legale specializzata che lo aiuterà a ripristinare la sua identità nel minor tempo possibile. La polizza inoltre coprirà le spese per il rifacimento dei documenti, per eventuali giorni di lavoro persi e le spese legali necessarie per ripristinare la situazione.
Lo scopo dell'articolo è quello di indagare tali possibilità presentando anche alcuni potenziali strumenti per entrare nel concreto e sperimentare in prima persona queste nuove dinamiche.
Una recente ricerca (Cantoia & Besana, 2009) effettuata su oltre 300 soggetti ha messo in luce la possibilità di inquadrare tali siti come strumenti che possano davvero rappresentare un utile valore aggiunto per la didattica o per la formazione aziendale, soprattutto in contesti che prevedano la co-costruzione di significati e la cooperazione. Anche le organizzazioni stanno cominciando a comprendere l'importanza di quello che Andrew McAfee chiama "Enterprise 2.0", cioè " l'uso in modalità emergente di piattaforme di social software all'interno delle aziende o tra le aziende ed i propri partner e clienti" .
Non è una novità che la maggior parte delle conoscenze nelle aziende siano collocate in quella zona di "non formale", tacito e "non detto" e che il ruolo delle reti sociali all'interno delle dinamiche lavorative è fondamentale (si confronti il concetto di comunità di pratica).
Figura 1: L'interfaccia del servizio Hotseat
I media sociali, collocati in ambienti aziendali o accademico/educativi, con le opportune modifiche, possono dunque risultare un utile vantaggio per la didattica e per la gestione della conoscenza.
Nella prossima pagina, vedremo gli strumenti da utilizzare per fare formazione con i social network.
Vediamo ora qualche pratico strumento che permette di spendere nel concreto i concetti che abbiamo illustrato.
Com8s è un applicativo molto interessante che consente - attraverso un'interfaccia simile a quella di Google Wave - di creare delle "classi di apprendimento virtuali"; il sistema consente la creazione di due spazi personali: il Co-Space e il I-Space, il primo consente di condividere file, organizzare agende, calendari, discussioni, riunioni e molto altro; mentre il secondo - come suggerisce il nome - è il proprio spazio personale. L'interfaccia molto semplice (si veda a proposito il video), rende pratico l'utilizzo anche senza conoscenze tecniche particolari. Per il momento il sistema è disponibile in portoghese e in inglese, ma non è da escludersi una sua futura localizzazione in italiano.
La Purdue University ha deciso di fare un passo in più, aggiungendo HotSeat alla partecipazione scolastica, permettendo quindi agli studenti di scambiarsi messaggi, informazioni - e conoscenza - sia durante sia dopo le lezioni.
Cambiando impostazione e andando su qualcosa di più specifico, non possiamo non segnalare l'ottimo Livemocha che permette di imparare le lingue sfruttando appunto un'idea sociale: oltre ai comuni esercizi di lettura, produzione, compilazione previsti dai classici programmi per imparare le lingue, prevede anche la possibilità di valutare (e farsi valutare) le traduzioni dagli altri, di chattare e chiedere consiglio a madrelingua e di scambiarsi impressioni sulle espressioni idiomatiche e su quei modi di dire che sarebbe impossibile conoscere se non con un dialogo diretto con chi conosce davvero una lingua. Oltre alle classiche lingue europee sono previsti anche corsi di cinese e di giapponese. Da poco l'interfaccia del programma è stata tradotta anche in italiano. Di simile impostazione, ma leggermente meno famoso è Italki.
E per chi, ancora, non si accontentasse, esistono servizi che permettono di creare da zero il proprio ambiente virtuale sociale per l'apprendimento o per la semplice creazione di community. Elgg, ad esempio, consente di creare il proprio social network personale, adatto alle specifiche esigenze delle singole realtà: siano esse educative, sportive o aziendali. Elgg vanta una comunità di supporto, una serie di plugin, un buon grado di personalizzazione e alcuni partner che garantiscono ottimi hosting a prezzi competitivi.
Acanto a tutto questo dobbiamo sottolineare come sia fondamentale tenere in considerazione soprattutto le rappresentazioni - più o meno esplicite - che le persone hanno su un determinato mezzo e come debba essere sempre lo strumento a "piegarsi" alle esigenze dei singoli e non viceversa. Per uscire dai servizi specifici, per esempio, i gruppi su LinkedIn rappresentano ottimi servizi di scambio e gestione della conoscenza all'interno delle aziende e tra professionisti di settori differenti.
Alla luce anche di recenti ricerche sarebbe realmente e concretamente possibile sperimentare i social network nella didattica - e a differenti livelli - a patto però che essi non vengano intesi come semplici strumenti di formazione a distanza che, inseriti in un determinato contesto, favoriscano in modo automatico l'apprendimento e la gestione della conoscenza da parte dei soggetti.
Accanto al discorso tecnologico, approfondito in questa sede, è sempre necessario tenere presente le dimensioni personali, sociali e culturali dell'apprendimento e dei processi che s'innescano con l'introduzione di una nuova tecnologia. Personalmente sono dell'opinione che si debba prestare grande attenzione al social network learning, perché le dinamiche che stanno mutando i contesti nei quali viviamo, studiamo, lavoriamo e giochiamo non sono più trascurabili ormai.
Stefano Besana
In che senso? Quali tipi di eventi sono più efficaci?
“Quelli che permettono una forte integrazione online-offline e un conseguente forte buzz: mi riferisco per esempio a piattaforme come Foursquare che ultimamente è stata usata da Ford Fiesta per i propri eventi in America. Ma anche General Motors ha sviluppato una campagna integrata social media/eventi che ha avuto un buon risultato in Usa e che andrebbe studiata con attenzione”.
Capitolo marketing virale: quanto viene sfruttato dalle aziende? E quali settori sono i più sensibili allo strumento?
“Per alcuni sembrerà una provocazione, ma secondo me il marketing virale non esiste. Esistono solo strumenti per agevolare la diffusione di un messaggio, come le piattaforme di seeding, per esempio. Quello che conta, insomma, è il messaggio: deve intrigare, qualsiasi sia la tecnica di propagazione utilizzata, dallo spot al cosiddetto 'virale'. E per avere successo occorre talvolta usare codici di comunicazione inusuali per le marche. Ma solo talvolta, sottolineo”.
"Facebook has become like aol, it's like training wheels for the internet. it's a safe place, except for yr privacy" (Facebook è diventato come AOL, come le rotelle per Internet. È un posto sicuro, eccetto per la tua privacy)America on Line (AOL) fu, ai tempi dei tempi, la palestra dentro la quale molti statunitensi impararono a conoscere e ad utilizzare le Rete. Oggi Facebook, da molti punti di vista, è una bicicletta con le ruotine che insegna, anche a milioni di italiani, le magie di Internet.