giovedì 9 febbraio 2012

Internet? E' il passatempo migliore

[Espresso Trentino 08/02/2012]
TRENTO. Loro, gli adolescenti, sono nativi digitali, noi, gli adulti, siamo migranti digitali. Ma come vivono il rapporto con internet e i social network i ragazzi trentini? Se ne è parlato ieri pomeriggio nel contesto di Safer Internet Day, a Trento dove è stata presentata una ricerca svolta da Università degli Studi di Trento e Università Norvegese della Scienza e della Tecnologia.

Tema? Le modalità di impiego e approccio dei ragazzi trentini ad internet e ai social network. 852 gli studenti ai quali è stato somministrato un questionario in undici istituti scolastici trentini, fra Trento, Rovereto, Borgo, Riva del Garda e Cles, dall'Enaip ai licei. Sono nati tutti dopo il 1990, l'età media è 16,9 anni. Quello che spicca è che nonostante la preoccupazione ricorrente in questo senso, i ragazzi dichiarano di utilizzare internet e i social network come spazio di socializzazione soprattutto con gli amici reali, non isolandosi insomma, e per amici intendono quelli che si frequentano davvero nella vita (non dunque gli "amici" virtuali di Facebook).

Infatti il 78% per cento degli intervistati dichiara che il passatempo preferito è "uscire con gli amici", anche se il 53% considera proprio internet il passatempo migliore. Solo il 21% legge come prima opzione. Il secondo dato che spicca è che comunque i ragazzi dichiarano di trascorrere in media ogni giorno ben 130 minuti navigando in internet e altri 117 davanti al televisore. La maggioranza per altro naviga da solo (il 62%), mentre la TV si guarda di più in compagnia, di familiari e amici. Ma
cosa cercano nel web i nostri ragazzi? Soprattutto informazioni e musica (oltre l'80%), poi anche scambi nei social network, immagini, software e altri materiali. Da segnalare che ben l'8,8% dichiara di fare scommesse e giochi d'azzardo. Consola che il 77% dichiari di studiare grazie ad internet.

I ragazzi dichiarano una consapevolezza dei rischi, sanno che c'è poco da fidarsi, al tempo stesso mostrano una certa leggerezza, ad esempio non cancellando il proprio profilo da vecchi social network e comunque ben un terzo di loro rende accessibile a tutti il proprio profilo digitale. I ricercatori in sintesi affermano che i ragazzi non perdono margini di socializzazione a causa di internet ma che anzi poiché mancano loro luoghi fisici di aggregazione, a questo suppliscono con lo strumento digitale. Infatti oltre il 60% dei ragazzi dice di trovarsi con gli amici soprattutto nelle case degli stessi oppure al bar. Oratori e centri sociali precipitano al 10% del campione.

Lo studio Giovani e web I numeri della ricerca: 852 studenti intervistati; età media 16,9 anni; interessi per il tempo libero: 78,5 % uscire con gli amici - 71,5 % musica - 58,1% navigare su internet - 51% sport - 21,5% lettura; fruizione quotidiana di internet: 130 minuti di media; fruizione quotidiana della tv: 119 minuti di media; cosa cercano in internet? 89,5 % informazioni, 85,4% scaricare musica, 80% chat, social network e altro di condivisione, 57,3% scaricare.
Maddalena Di Tolla

mercoledì 8 febbraio 2012

Adolescenti in rete, per 8 genitori su 10 non corrono pericoli

[Corriere della Sera.it 08/02/2012]

Antonio Brighenti ha 49 anni e due figli adolescenti: «La raccomandazione che faccio loro più di frequente quando escono di casa? Casco in testa e se fate tardi telefonate». Scusi, e quanto a Internet? «Beh, cosa devo raccomandare? Di non starci troppo, forse».

La strada virtuale fa meno paura di quella reale. Almeno ai genitori italiani. Illusi, analfabeti digitali o solo meno apprensivi rispetto agli altri europei? Otto su dieci (e qualcosa di più, l’82% rispetto a una media comunitaria di circa il 70%) lo hanno dichiarato ai ricercatori del progetto Eu Kids Online (leggete qui la sintesi della ricerca):

«È altamente improbabile che mio figlio possa imbattersi in una situazione spiacevole su Internet».

L’indagine, finanziata dall’Unione europea e coordinata dalla London School of Economics and Political Science, ha fotografato il rapporto con Internet di oltre 25 mila ragazzi (e loro genitori) di 25 Paesi Ue. Abitudini e rischi presentati ieri per il Safer Internet Day: dalla pornografia al bullismo, dal sexting (l’invio di messaggi a sfondo sessuale) agli incontri con persone conosciute online. Sei ragazzi italiani su dieci, tra i 9 e i 16 anni, navigano tutti i giorni in Internet o quasi. Per fare i compiti (85%), giocare (83), guardare video (76) o «parlare» con gli amici (62): il 57% ha un profilo su un social network. E navigare è spesso un’esperienza privata: il 62% (media Ue del 49) lo fa nella propria camera.

Giovanna Mascheroni, referente italiana del progetto Eu Kids Online e ricercatrice dell’Università Cattolica, spiega: «Il 63% dei genitori si autopromuove sostenendo di suggerire ai ragazzi come comportarsi su Internet, parlando di quello che può turbarli (56%) o li ha turbati (26%)». Il 70% ha fiducia nelle capacità di autodifesa dei propri ragazzi anche se il 39% di loro ignora però ogni consiglio. «Ma quello che più ci allontana dal resto d’Europa è proprio la convinzione che su Internet non possa capitare nulla di male. Non solo: molti genitori sovrastimano i rischi legati alla pornografia e ne ignorano altri come il bullismo online (sconosciuto all’81%), giudicato esperienza molto dolorosa dai due terzi dei ragazzi».

Il direttore generale di Save the Children Italia, Valerio Neri, pone l’accento sulla scarsa alfabetizzazione dei genitori e sui numeri degli adescamenti online: «Se solo sapessero… Dalla ricerca Eu Kids Online emerge che il 4% dei nostri ragazzi (9% la media Ue) incontra persone conosciute online. I nostri dati Ipsos parlano di un 14%: anche se solo la verità sta nel mezzo, sono tantissimi. I genitori devono parlare di più ma anche il governo deve inserire nell’agenda digitale percorsi di tutela».

Negli Usa sono stati inseriti filtri antiporno nelle scuole e biblioteche. Nel Regno Unito David Cameron ha proposto un filtraggio preventivo, quando si sottoscrive dell’abbonamento ad Internet. «In Italia sistemi di controllo parentale esistono da anni ma non c’è una grande cultura in questo senso, soprattutto per i social network», afferma Antonio Apruzzese, direttore della polizia postale.

«Anche perché in Italia bisogna fare attenzione a non ridurre l’accesso a Internet — aggiunge Giovanna Mascheroni —: i nostri ragazzi hanno meno competenze rispetto ai coetanei europei: solo i giovani turchi sono meno alfabetizzati». Contro l’«incompetenza» anche dei genitori punta il dito Gianni Nicolì, pedagogista e responsabile scuola e università dell’Age (Associazione italiana genitori): «Vent’anni fa abbiamo iniziato con i primi corsi per genitori e figli, poi abbiamo stretto accordi con le aziende per ottenere dei filtri dinamici per la navigazione differenziata: per conoscere i rischi i genitori devono conoscere Internet».

Aggiunge lo psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet: «I genitori sono convinti che i loro ragazzi sanno fare meglio di loro sulla Rete ma la loro tranquillità nasce anche dal modello educativo che punta tutto sulla socializzazione precoce: hanno bisogno di credere che i loro figli sanno cavarsela.

Video al posto degli spintoni, così va in rete il bullismo

[DireGiovani.it 07/02/2012]
BOLOGNA - Insulti e video (o foto) offensivi affidati al web al posto di botte e spintoni. Con l'aumentare della dimestichezza nell'uso delle nuove tecnologie, il cosiddetto cyberbullismo sta lentamente rimpiazzando il fenomeno tradizionale. E' questo il dato più importante che emerge dal progetto europeo 'Cyberbullying in adolescence: investigation and intervention in six european countries', finanziato dal programma Daphne III della Ue. Il progetto è coordinato da Maria Luisa Genta, Antonella Brighi e Annalisa Guarini, ricercatrici del Dipartimento di Psicologia dell'Alma Mater di Bologna, che riunisce diversi partner da tutta Europa ed è stato realizzato in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna, per volontà del vicedirettore generale Stefano Versari. Il progetto, che fa il paio con quello analogo realizzato nel 2007, ha l'obiettivo di studiare le caratteristiche e la diffusione del cyberbullismo in Europa (Italia, in Emilia Romagna e Calabria, Spagna, Inghilterra, Grecia, Germania e Polonia) tra gli adolescenti delle scuole secondarie di secondo grado, per poi pianificare interventi di prevenzione del fenomeno. Il focus sui risultati emiliano-romagnoli sarà presentato durante il convegno 'Cyberbullismo in adolescenza' l'8 e il 9 febbraio prossimi nel Dipartimento di Psicologia a Bologna, a cui seguirà una seconda presentazione durante l'Agorà del programma Arte e Scienza in Piazza, il 12 febbraio alle 16 a Palazzo Re Enzo.

Dottoressa Guarini, qual è il dato più importante che emerge dalla ricerca in Emilia-Romagna?

Un primo studio che abbiamo condotto è stato valutare il cambiamento dei fenomeni di bullismo tradizionale e cyberbullismo dopo tre anni in alcune scuole secondarie di primo e secondo grado della provincia di Bologna, Ferrara e Forlì. Grazie al primo progetto europeo, avevamo raccolto circa 2.000 questionari anonimi compilati da studenti nell'anno scolastico 2007-2008, i cui risultati erano stati presentati in una conferenza al Dipartimento di Psicologia nel febbraio 2009. Dopo tre anni abbiamo somministrato nelle stesse scuole il questionario coinvolgendo circa 1.650 studenti. I risultati hanno mostrato un maggior uso delle nuove tecnologie da parte degli adolescenti. Se infatti la percentuale di adolescenti che possiede un cellulare personale è stabile (96%), quella che dichiara di avere una connessione a internet nella propria casa sale dall'83% al 95%. Chi ha una connessione nella propria camera passa dal 48% al 59%. Inoltre, i risultati mostrano una migliore percezione da parte degli adolescenti del clima scolastico e una diminuzione dei fenomeni di bullismo tradizionale. In particolare, rispetto a botte, spinte, prepotenze, insulti, ingiurie e intimidazioni, le percentuali di vittime scendono dal 15% all'11% e di bulli dal 15% al 10%. Lo stesso andamento si ritrova nel bullismo tradizionale indiretto (pettegolezzi offensivi, esclusione sistematica dal gruppo) le vittime calano dal 23% al 18% e i bulli dal 23% al 15%. Per il cyberbullismo, invece, si è riscontrato un andamento più complesso. Se l'aggressione avviene tramite cellulare, vi è un decremento nel ruolo di bullo dal 9% al 5%, mentre le percentuali di studenti che si dichiarano vittima restano stabili (circa 8-9%). Al contrario, se si usa internet le percentuali di vittime crescono dal 7% al 9%, mentre restano stabili le percentuali di bulli (circa 6%-7%).

Chi è il bullo per antonomasia e quale la vittima preferita?

In primo luogo, i nostri dati mostrano una forte continuità tra il ruolo di bullo o vittima online e offline. In altre parole, i bulli tradizionali aggrediscono spesso le loro vittime attraverso le nuove tecnologie diventando cyberbulli e anche per le vittime c'è una certa continuità tra le aggressioni online e offline. Inoltre, i nostri dati mostrano una percentuale significativa di 'trasposizioni di ruolo': ovvero, alcune vittime del bullismo tradizionale possono diventare cyberbulli. In questo senso, il cyberbullismo sembra dare potere a chi, nella vita reale, si sente meno forte degli altri o è costretto a subire aggressioni senza poter reagire, grazie all'anonimato e alla possibilità di colpire con azioni che difficilmente espongono il responsabile a conseguenze dirette. Per quanto riguarda i ragazzi che subiscono le aggressioni, invece, la percezione di solitudine nelle relazioni con i pari e nel rapporto con i propri genitori sono fattori di rischio per la vittimizzazione on line.

Cosa spinge a praticare il cyberbullismo? Perchè lo fanno?

In alcuni casi, il diventare un protagonista attraverso la diffusione di video diffamatori o che ridicolizzano la vittima, postati ad esempio su Youtube, può essere un mezzo per costruire un'identità 'vincente' nel gruppo dei pari. La psicologia sociale, in questo senso, parla di comportamenti devianti come funzionali alla 'gestione della reputazione'. Ci sono poi altre motivazioni legate alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie: la possibilità di offendere o attaccare senza vincoli legati allo spazio e al tempo, la percezione dell'anonimato e una (errata) idea di impunità dei reati che si commettono online, la possibilità di attaccare la vittima senza dover necessariamente possedere una superiorità fisica, numerica o psicologica. Tra le motivazioni elencate nei questionari dagli aggressori, poi, risultano più frequentemente risposte legate alle caratteristiche della vittima, ad esempio 'è uno sfigato', e a motivi di ritorsione o vendetta.

Quali sono le angherie più diffuse e gli strumenti più utilizzati?

Rispetto al ruolo di bullo e di vittima nel cyberbullismo, i maggiori comportamenti rilevati dai questionari risultano essere il dire cose spiacevoli e l'offendere qualcuno tramite sms o su internet, direttamente o inviando queste informazioni a terzi. Oppure si decide di escludere qualcuno in un social network o in una chat room, entrare di nascosto nell'account di altri, pubblicare foto o video imbarazzanti. Meno frequenti, anche se presenti, risultano comportamenti come attaccare o insultare qualcuno in un gioco on line, modificare le foto altrui giù pubblicate on line e diffondere informazioni personali.

Come si combatte il cyberbullismo e chi se ne deve occupare?

Adolescenti, famiglia e scuola sono i tre soggetti principali a cui è rivolto l'intervento che abbiamo proposto all'interno del progetto europeo. A livello dell'intera scuola, proponiamo azioni di formazione e supervisione degli insegnanti e azioni volte al coinvolgimento delle famiglie. In particolare, ai genitori si propone un incontro informativo sul fenomeno del bullismo elettronico e sui rischi che l'utilizzo di internet comporta. Con gli insegnanti, invece, si pensa a cinque incontri basati su un training interattivo che utilizza tecniche cooperative e di supporto reciproco tra insegnanti, unito a un programma di costante supervisione. A livello della singola classe, invece, il ricercatore dovrebbe fare sette incontri, con l'obiettivo di fornire maggiore informazione che possa tradursi in aumentata sensibilità rispetto al fenomeno del cyberbullying. Si tratta di programmi specifici rivolti agli alunni, perché possano apprendere strategie utilizzabili in caso di cyberbullismo e perché possano sviluppare le competenze relazionali necessarie per instaurare rapporti basati sul rispetto di sé e degli altri, su empatia e prosocialità e non su credenze normative che approvano la violenza.

Che consiglio dare a un genitore il cui figlio pratica il cyberbullismo?

La strategia adottata dai genitori deve variare in funzione dell'età del figlio. E' infatti consigliabile un attento monitoraggio dell'uso di internet, soprattutto in fase preadolescenziale, con semplici comportamenti negoziati con il figlio, ad esempio assistere alla navigazione o mettere il computer in un luogo visibile. I genitori devono inoltre essere consapevoli che i ragazzi spesso sottostimano l'effetto dei loro comportamenti online grazie alla natura delle tecnologie stesse, come l'impossibilità nel vedere le reazioni delle vittime, la mancanza di risposta empatica, la giustificazione morale e la distorsione delle conseguenze, del tipo: 'tutti in rete lo fanno'. E' cruciale mantenere un dialogo aperto con i figli e, soprattutto in questo ambito, i genitori possono fare molto, aiutando i ragazzi a riflettere sulle conseguenze psicologiche e morali, ma anche legali di certi comportamenti. L'importante è che i genitori non abdichino al loro ruolo genitoriale, pensando che le esperienze online siano meno importanti di quelle offline. Per molti adolescenti l'online rappresenta un'integrazione delle esperienze del mondo reale e l'agire con comportamenti aggressivi online dovrebbe accendere un campanello d'allarme anche per comportamenti simili offline.

di Andrea Sangermano

Internet: Peluffo, tema sicurezza minori in agenda digitale

[Adnkronos 07/02/2012]
"Mi impegno, per quello che mi compete, a portare il tema della sicurezza dei minori nella rete nella cabina di regia sull'agenda digitale che si avvia dopodomani con il ministro Profumo". Lo ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Editoria Paolo Peluffo nel suo intervento al convegno 'Agenda strategica per la promozione dei diritti online dei minori' organizzato a Montecitorio. "E' essenziale che i giovani insegnino ai genitori e che i genitori e i figli siano presenti insieme nella navigazione, questo e' sempre piu' difficile con gli smart phone e i tablet -ha spiegato Peluffo-. Per questo e' ancora piu' importante fare campagne e anche azioni di comunicazione. La Tv dovrebbe fare qualcosa di approfondito sull'alfabetizzazione e l'uso responsabile di Internet, ma la scuola e' il luogo principale in cui agire". Per Peluffo, "oggi noi abbiamo due problemi: aumentare la partecipazione in rete e evitare i crimini nella rete, che vanno repressi con durezza. La scuola deve fare un vero programma integrato, questo lo vedremo con Profumo". Il sottosegretario si e' impegnato in prima persona: "Non so se gia' ci sono strumenti normativi, ma faro' del mio meglio per sensibilizzare perche' sull'uso responsabile di Internet ci sia una risposta positiva in tempi rapidi. La sensibilita' e' altissima, troverete la disponibilita' mia e dei ministri competenti".

Minori: pediatri Sip lanciano consigli per sicurezza sul web

[Asca 07/02/2012]
Roma, 7 feb - Dopo gli Stati Generali della Pediatria, dedicati al tema ''il bambino, l'adolescente e il web'', continua l'impegno della Societa' Italiana di Pediatria per promuovere un uso positivo e corretto del web.

In occasione del Safer Internet Day 2012, che si celebra oggi, la Sip ha infatti messo in campo alcune iniziative.

In collaborazione con Google e con il sostegno della Polizia Postale e delle Comunicazioni, la Sip ha elaborato il documento ''Consigli per tutelare la sicurezza online delle Famiglie''. Se e' fondamentale che i giovani acquisiscano le competenze necessarie per sfruttare al meglio e senza incorrere in rischi le opportunita' offerte da Internet, spiegano i pediatri in una nota, ''e' altrettanto importante fornire a genitori ed educatori strumenti e suggerimenti che consentano loro di accompagnare figli e studenti nell'esperienza di navigazione online. Solo il 10% dei genitori, secondo l'indagine europea Eu Kids on line, non sente la necessita' di avere maggiori informazioni sulla sicurezza on line dei propri figli''. Il documento congiunto Sip- Google - Polizia Postale sara' distribuito a tutti gli associati Sip, perche' se ne facciano promotori presso le famiglie.

La Sip ha inoltre elaborato il documento ''Facebook e Twitter, come navigare in sicurezza'' . I Social Network sono infatti ''popolarissimi tra i giovanissimi, anche tra i piu' piccoli, tanto da costituire uno dei principali usi della rete. Ma come impostare la privacy? Come eliminare amici non graditi? Come proteggere le foto? Come usare le tag? Queste e altre domande trovano risposta nel documento rivolto ai giovanissimi e ai loro genitori''.

martedì 7 febbraio 2012

Un minore su tre incontra gente conosciuta online: Save the Children lancia l'allarme

[Il Sole24Ore 07/02/2012]
l divario generazionale passa attraverso la rete. E porta con sé una serie di rischi per i minori, compreso l'abuso online. Il 63% dei genitori afferma di suggerire ai figli come comportarsi quando naviga in rete, ma il 39% dei ragazzi confessa di non tenere conto dei consigli dei genitori in queste occasioni. Sono i dati diffusi nell'ambito del Safer internet day, la giornata europea dedicata a una rete internet più sicura per i minori. Giunta al settimo appuntamento, l'edizione 2012 ha scelto lo slogan "Insieme. Più connessi. Più sicuri" e in Italia si è concretizzata con la stipula di un'alleanza strategica fra 50 associazioni, aziende e istituzioni per promuovere il tema della prevenzione degli abusi.
[Leggi tutto...]

Tutelare i minori dalle insidie del web arrivano i software a prova di furbo

[La Repubblica 06/02/2012]

Nella loro camerette davanti allo schermo del pc o al nostro fianco smanettando sul loro cellulare, i ragazzi corrono rischi tutt’altro che virtuali. La pedopornofilia non è l’unica piaga: forum che incitano alla violenza, chat erotiche, siti che incoraggiano l’assunzione di droghe, blog proanoressia. Adescamento sessuale, frodi, bullismo: sono le potenziali minacce a cui si espongono i giovani internauti di età sempre più acerba. Secondo la Commissione Europea si inizia a navigare a 7 anni e il 38% degli utilizzatori di Internet tra i 9 e 12 anni ammette di avere un profilo su un social network nonostante le restrizioni di età (13 anni). In Italia un’indagine Istat ha svelato che ragazzi riservano a Internet oltre il 60% del tempo trascorso al computer (il doppio rispetto a 10 anni fa). Nella classe di età 1117 si passa a 82,7%. Il problema non è Internet ma gli abusi. Per questo, 27 aziende del settore Ict e media cooperano per un accesso a internet sicuro, sottoscrivendo codici di condotta, normative più stringenti sulla privacy adeguate all’età, attività di sensibilizzazione. Come la giornata di domani 7 febbraio, il "Safer Internet Day", promossa da Insafe (rete europea per l’uso responsabile di Internet) e dal 2004 organizzata ogni anno in 70 paesi.
Per proteggere i figli da contenuti non adatti, i comportamenti dei genitori variano secondo gli stili educativi. Da un’indagine dell’osservatorio sui media dell’Università Cattolica di Milano, emerge che molti si rassicurano sulla base del rapporto fiduciario mentre buona parte affianca i figli nelle prime fasi di navigazione. Sul mercato non mancano le integrazioni tecniche alla tutorship parentale. La più semplice è la registrazione dell’attività svolta memorizzando il flusso di battitura sulla tastiera del pc. Fra i software disponibili anche gratuitamente, Kidlogger registra i tasti premuti, le applicazioni usate, le cartelle aperte. Rileva anche la digitazione di parole preselezionate e invia una segnalazione al controllore via email attraverso la cattura delle schermate.
Quanto alla protezione preventiva, programmi di filtro degli indirizzi bloccano nei risultati dei motori di ricerca, gli Url di siti giudicati inadatti. L’imperfezione di questi sistemi controbilanciati dalla loro semplicità di installazione, è che sono impostati su una blacklist predefinita che, per quanto aggiornata dallo sviluppatore, deve rincorrere il continuo proliferare di indirizzi che occultano la loro reale natura sotto mentite spoglie. Se troppo rigorosi, i filtri bloccano siti accettabili: per personalizzare il profilo di protezione, McAfee Family Protection permette di scremare le pagine offlimit in base un indirizzario precompilato ma anche secondo 35 categorie e temi più mirati come "imbrogliare a scuola".
Più efficaci sono i programmi che oltre agli indirizzi valutano dinamicamente il contenuto delle pagine web attraverso l’analisi del linguaggio dell’ipertesto o, novità sul mercato, con l’analisi delle immagini come fa Profil Parental Filter 2. Decano tra il programmi di mediazione parentale, Net Nanny giudicato il più adatto per filtrare le pagine di YouTube, consente nelle chat di oscurare con un asterisco le parolacce. Per un monitoraggio flessibile a distanza, Windows Live Family Safety, integrazione gratuita di Windows7, concede al genitore di selezionare i videogiochi secondo le fasce di età, stabilire con chi può comunicare il figlio nelle chat e riconfigurare in tempo reale le restrizioni ricevendo sul proprio computer un’anteprima della pagina richiesta dal minore per decidere se sbloccarla. Per attivare un filtro di contenuti a costo zero, si scarica K9 Web Protection registrandosi al sito di Blue Coat, sviluppatore del programma. Quando il pc è condiviso, siccome K9Web non è configurabile per più utenti, c’è bisogno di una password per ogni pagina bloccata o perlomeno per quelle a potenziale rischio. Filtro di indirizzi e analisi del testo al volo per il software opensource DansGuardian configurabile con filosofia ancora più restrittiva: bloccare tutto tranne ciò che viene definito nella white list.
Nei pacchetti antivirus e antispam, Norton incorpora la funzionalità di controllo parentale, così fa Kasperty, altro big della sicurezza. Il pc non è più il principale strumento per esplorare la Rete: il 30% dei navigatori junior lo fa con smartphone e tablet. Lanciata quest’anno in Italia, Vodafone Smart Tutor, app scaricabile gratis dal portale del gestore indipendentemente dall’abbonamento, permette di scegliere i numeri fidati, bloccare i contatti indesiderati, selezionare le applicazioni più adatte e limitare il tempo dell’uso del terminale o la navigazione sul web in certe ore.

PATRIZIA FELETIG

Il Concorso "Doma il Bullo" e gli strumenti creativi di Terre des Hommes per proteggere i bambini

[InfoOggi.it 06/02/2012]
Contro le aggressioni di bulli e cyberbulli i media più avanzati possono diventare preziosi alleati dei bambini. Ci crede Terre des Hommes, partner del concorso Doma il Bullo, nel quale verranno premiati i video realizzati sul tema, con cellulari e smart phone, dagli studenti delle scuole lombarde. Tra gli strumenti offerti da Terre des Hommes contro il bullismo ci sono anche i video in animazione di Mimì Fiore di Cactus e la guida "Alice nel Paese di Internet", per un utilizzo consapevole e responsabile, ma anche creativo dei nuovi media da parte dei bambini. Entrambi sono disponibili sul sito http://www.ioproteggoibambini.it. In occasione del Safer Internet Day Terre des Hommes ribadisce che si possono trasformare i nuovi media da possibili veicoli di rischi per i bambini a veri e propri strumenti per proteggersi dagli abusi e per diventare cittadini digitali consapevoli.

L'obiettivo del concorso Doma il Bullo, organizzato da Corecom(1) in partnership con l'Ufficio Regionale Scolastico della Lombardia e promosso da Terre des Hommes, è quello di portare gli studenti a scoprire che il cellulare può anche immortalare azioni positive e non solo comportamenti scorretti e poco rispettosi della dignità e dell'integrità della persona, come il bullismo e il cyber bullismo.

- Lo stesso approccio è utilizzato in "Alice nel Paese di Internet", una guida in forma di favola appena lanciata da Terre des Hommes per promuovere un utilizzo più consapevole e sicuro di internet da parte dei bambini. "Abbiamo scelto Alice, bambina curiosa e intelligente che non ha paura di viaggiare nel mare ricco di opportunità - e non solo di minacce - di Internet, per aiutare, da pari a pari, altri bambini ad appropriarsi degli strumenti giusti per navigare con consapevolezza", racconta Paolo Ferrara, responsabile Comunicazione di Terre des Hommes. "La forza di Alice sta nel suo non accontentarsi, nella sua capacità critica e nella volontà di creare, anche con l'aiuto degli adulti, semplici raccomandazioni che le permettano di sfruttare appieno le risorse della rete evitandone i rischi più comuni". I testi sono di Pino Pace mentre le illustrazioni sono di Irene Frigo. Il progetto è stato realizzato da Terre des Hommes in collaborazione con l'Istituto Europeo di Design di Torino grazie al contributo di Fondazione Cariplo, Fondazione Ugo Bordoni, Ria & Partners, Google e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

- Anche la pillola in animazione di Mimì Fiore di cactus dedicata al bullismo insegna qual è la maniera migliore per combattere un atto di prevaricazione così comune a scuola, rendendo protagonista proprio una bambina. Il video fa parte di una serie di 5 pillole che affrontano anche i temi della pedofilia e dell'adescamento on line offrendo ai bambini dei semplici strumenti per difendersi dagli abusi e come imparare a dire "NO".

Tutti questi materiali sono accessibili sul sito www.ioproteggoibambini.it di Terre des Hommes. Le informazioni sul concorso Doma il Bullo, che scade il 31 Marzo, si trovano sul sito: domailbullo.it, la pagina Facebook dedicata all'iniziativa e il canale YOUTUBE sul quale verranno caricati i video, una volta ricevuti dalle scuole.

Terre des Hommes da 50 anni è in prima linea per proteggere i bambini di tutto il mondo dalla violenza, dall'abuso e dallo sfruttamento e per assicurare a ogni bambino scuola, educazione informale, cure mediche e cibo. Attualmente Terre des Hommes è presente in 72 paesi con oltre 1.200 progetti a favore dei bambini. La Fondazione Terre des Hommes Italia fa parte della Terre des Hommes International Federation, lavora in partnership con ECHO ed è accreditata presso l'Unione Europea, l'ONU e il Ministero degli Esteri italiano.



giovedì 2 febbraio 2012

Arrivano i genitori su Facebook? I giovani passano a Twitter

[La Stampa.it 02/02/2012]
Mamma, papà e nonni arrivano su Facebook? Allora me ne vado su Twitter. Sembra essere proprio questo il modo di ragionare di molti adolescenti americani che secondo un sondaggio dell'organizzazione no-profit Pew Internet & American Life Project, hanno iniziato a migrare in maniera consistente sulla piattaforma di microblogging. In quanti scelgono di spostarsi? Almeno il 16% dei giovani, dai 12 ai 17 anni, dichiara di utilizzare Twitter. Percentuale che potrebbe essere ritoccata verso l'alto in base alle proiezioni più aggiornate.

Da due anni a questa parte il trend è in forte crescita. L'esodo avviene in maniera lenta ma costante. Nella fascia di età dai 18 ai 29 anni la popolarità di Twitter è ancora maggiore. Del resto, la creatura di Jack Dorsey, Evan Williams e Biz Stone ha nel giro di poco tempo, superando la cifra di 300 milioni nel 2011, moltiplicato il numero di utenti registrati, i quali pubblicano giornalmente milioni di tweet o cinguettii, in più paesi via sms. In un primo momento, quando Twitter fu lanciato nel 2006, si pensava che le sue caratteristiche non si potessero conciliare con le abitudini mostrate online dai teenager, oltre la metà dei quali già faceva uso di Facebook o di altri social network. Ai suoi esordi, il servizio di scambio messaggi fondato negli Stati Uniti sembrava uno strumento per pochi privilegiati, spazio riservato di un ristretto gruppo di esperti del settore, come sottolinea Alice Marwick, ricercatrice senior di Microsoft Research, specializzata nel monitorare i comportamenti degli adolescenti su Internet.

Pian piano però le cose sono cambiate. Il suo sviluppo e allargamento ha significato il modificarsi delle modalità di utilizzo da parte delle varie persone e comunità attratte nel suo circuito. Per tantissimi giovani, che apprezzano una comunicazione ridotta al limite di 140 caratteri, Facebook ha cominciato a perdere appeal perché giudicato troppo dispersivo. Stare su Facebook è come gridare in una folla mentre su Twitter si ricrea un ambiente più raccolto, come se ci si trovasse a chiacchierare in una stanza. Una volta fatto ingresso nel network molti adolescenti spesso usano account protetti o pseudonimi in modo da autorizzare o mettere al corrente esclusivamente i loro amici. Le conversazioni su Twitter possono divenire private mediante i direct message e in generale le sue impostazioni sono più flessibili consentendo anche l'anonimato. Davanti a Facebook alcuni ragazzi confessano di subire una sorta di pressione sociale che li spinge a sentirsi in dovere di stabilire amicizie con chi è nella propria scuola o nella cerchia di propri amici. Twitter è invece meno impegnativo e permette maggiore libertà di manovra.

Naturalmente si twitta per una infinità di ragioni. Alcuni vogliono seguire da fun le celebrità favorite per restare al corrente sulla loro attività aspettando che un personaggio famoso, loro beniamino, magari risponda al tweet inviato. Qualche teenager desidera al massimo avere visibilità o semplicemente ottenere e condividere informazioni mantenendo pubblico l'account non diversamente dagli adulti. Altri ancora sono alla ricerca di un luogo dove esprimersi, raccontarsi e sfogarsi in forma privata, nel chiuso del piccolo mondo delle amicizie, al riparo dagli occhi indiscreti e intrusivi dei genitori. Per questi comunque le insidie e le minacce dei predatori che circolano nel cyberspazio restano un fondato motivo di preoccupazione, valido per rivendicare un diritto al controllo. I timori dei più grandi a volte però sono esagerati se si considera il contenuto innocente dei messaggi twittati.
CARLO LAVALLE