mercoledì 23 ottobre 2013

Qwert: la palestra per l’uso consapevole dei social network

[Che futuro! 19/10/2013]
Si chiama Qwert ed è il primo social network che non spaventa docenti e genitori. Anzi è stato pensato e ideato per i più giovani, per i ragazzi nati e cresciuti nell’epoca delle chat. A progettare il Facebook senza rischi ci hanno pensato l’Azienda Ulss 9 di Treviso con il Comune, il Lions Club e l’ufficio scolastico provinciale. Di fronte al problema del cyber bullismo e all’allarme Ask.fm, Treviso ha provato a dare una risposta: un social network per i ragazzi degli istituti scolastici secondari di primo grado del territorio dell’azienda sanitaria 9; un bacino potenziale di 2500 studenti in tutte le nove scuole, sia pubbliche e private, della città (oltre ad altre tre in provincia). Una sperimentazione che punta ad estendere il modello a tutti i distretti arrivando a coinvolgere dieci mila studenti. Il tutto è nato con l’intenzione di dare ai ragazzi la possibilità di usare un social network dove potersi presentare, scambiare e conoscere pensieri, chattare, taggare in sicurezza. Non solo.
L’idea di H-Farm, che ha sviluppato tecnicamente il progetto, è quella di aiutare  i giovani all’uso corretto di questi strumenti con adulti che si “impicciano” online e offline (in contesto scolastico) favorendo il pensiero critico.
“Qwert – ci spiega il capo progetto Francesco Marini che con il direttore Enrico Di Giorgi hanno seguito il tutto dall’inizio – è stato modulato dalla parola “qwerty” che sta ad indicare la posizione dei tasti nella tastiera dei personal computer occidentali. In realtà il suono richiama la parola trevigiana “coperto” come se i ragazzi potessero trovare nel social network pensato per loro un riparo, una tettoia sotto cui stare e dialogare. Al sistema si accede tramite password e username e tramite la sottoscrizione dei genitori di una liberatoria. La password è consegnata manualmente al ragazzo”.
Una vera e propria sfida educativa in un momento in cui sembra che l’anonimato assicurato da Ask sia l’unica cosa che affascina i giovani. I risultati sono confortanti: ad oggi sono iscritti a Qwert più di 1630 ragazzi con una media di 350 attivi al giorno e oltre 2000 discussioni. Gli utenti hanno creato più di 5.800 gruppi e si sono scambiati 2500 messaggi privati al giorno. Ma non basta. Il social network di Treviso non si è limitato a coinvolgere i ragazzi solo dietro lo schermo ma è riuscito a strappare dal pc gli adolescenti e a creare momenti di aggregazione. Dal 2011 al 2013 sono stati organizzati ben sei eventi: dal raduno promosso dagli stessi giovani in piazza dei Signori, al flash mob su tematiche scelte dagli stessi utenti del social network, alla caccia al tesoro, al mercatino di Natale.
Ma che succede dentro Qwert? Si chatta, ci si tagga, si scrive pubblicamente ma oltre a lasciare che i ragazzi si scrivano liberamente sono state create delle “stanze” tematiche sui temi della sessualità e dell’affettività con “esperti” dietro ai quali si celano i professionisti dell’Ulss 9.
Ora Qwert punta sugli smartphone. In un’Italia dove la maggior parte dei ragazzi usa i cellulari di ultima generazione per dialogare con gli amici della rete, il social network trevigiano sta pensando di adattarsi alla lettura device mobile. Tra i progetti futuri c’è anche la creazione di una mappa del territorio di Qwert dove i ragazzi potranno taggarsi o geo referenziarsi tramite cellulare e arricchire la stessa cartina con immagini e video.
A Treviso hanno puntato in alto. Ci stanno provando. Una sperimentazione per dare una risposta alla richiesta dei giovani, senza dare giudizi su Facebook o Ask.fm. Anzi: siamo di fronte ad un vero tentativo d’educare, senza paura, all’uso dei social network. “Non siamo in concorrenza – aggiunge Marini – ad altro social ma vogliamo essere una palestra per l’uso consapevole di essi”.
Un progetto che forse è eccessivamente protettivo come un buon padre di famiglia ma che attrae i giovani. Un’idea che è riuscita a coinvolgere anche le scuole che spesso parlano solo con toni negativi di ciò che accede nella rete. Una proposta che il Ministero della Pubblica Istruzione dovrebbe promuovere e adottare per gli istituti scolastici di tutto il Paese, magari offrendo un’opportunità formativa anche ai docenti ancora troppo analfabetizzati sulla didattica 2.0.
Alex Corlazzoli

"Minori alla tastiera, minori alla sbarra" voluta da Telecom nella Fondazione Edoardo Garrone

[17/10/2013 Newsfood.com]
Genova, 17 ottobre 2013, Fondazione Edoardo Garrone, via San Luca

Ci siamo appassionati a questa "Missione" che sta entrando nel cuore di chi si rende conto della grande pericolosità della Rete: una grande macchina che dispensa a piene mani informazioni e tutto il sapere dell'universo ma è spietata perchè può mettere a nudo situazioni imbarazzanti, essere teatro di truffe e reati, invischiarti nelle sue spire del gioco d'azzardo, della pedopornografia, della prostituzione e della droga.

Tutti i naviganti del Web sono potenziali vittime ma soprattutto lo sono i nostri ragazzi che spesso non sanno distinguere bene tra finzione e realtà.
La famiglia ha ben poche possibilità di controllo, specie se l'unico "informatico" in casa è proprio il/la giovane.


Il professor Andrea Aparo, docente alla Sapienza di Roma e all'Università di Milano, manager di Ansaldo Energia ed autore del primo volume su Internet (Il libro delle Reti, manuale di saggezza telematica - Adn Kronos Libri - 1995),  ha illustrato le possibili "marachelle" e disastri dei minori ed ha snocciolato una serie di dati (ricavati da uno studio del 2010)

- il 13 per cento dei ragazzi italiani consulta siti per pubblico adulto

- il 33 per cento dei ragazzi ha effettuato acquisti in rete senza il consenso dei genitori

- l'1 per cento dei genitori dichiara di non sapere cosa faccia il proprio figlio in rete

- l'11 per cento dei ragazzi afferma che i loro genitori non sanno cosa facciano in rete

- il 19 per cento dei genitori sospettano che i figli cambiano il loro comportamento in rete quando sono nelle vicinanze

- il 36 per cento dei ragazzi ammette di comportarsi diversamente quando i genitori sono nelle vicinanze.

- Quasi due terzi dei giovani intervistati hanno avuto un'esperienza negativa online, ma solo il 45% dei
genitori ne è informato.

I genitori temono che i figli possano accedere a materiale indecente o diffondano i propri dati personali online, ma sottovalutano l'entità dell'attività di download di giochi, musica e video.

- Il modo più efficace per garantire la sicurezza online dei propri figli è mantenere un dialogo costante con loro

 Per leggere tutto il report clicca qui e poi scarica il pdf

E' poi intervenuto lo stesso Rapetto, già comandante del Gruppo Anticrimine Tecnologico GdF e autore nel 1997 del libro "Genitori occhio a Internet!", che ha descritto i metodi investigativi e le tecniche per la ricostruzione di un non facile luogo del delitto commesso da minorenni da casa, e la dottoressa Cristina Maggia, procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Genova, che ha raccontato la fase giudiziaria facendo tesoro della sua intensa attività.


C'è molto da fare e tutti dobbiamo darci da fare concretamente,
Il progetto di Telecom per la tutela dei minori nel web è di grande importanza ed è una pietra miliare che porterà altre iniziative positive.
Ma bisogna combattere contro i burocrati, i parrucconi, il mondo dei conservatori che non vuole rendersi conto che il mondo è cambiato. Anzi, sono proprio costoro che non vogliono cambiare le regole per non perdere i loro privilegi.
Non sono i ragazzi che non vogliono studiare o lavorare (Don Orione e altri grandi educatori lo hanno dimostrato anche in altri tempi), non è la scuola che non va, non è la Giustizia nei tribunali o la Sanità negli ospedali che non vanno.
Bisogna adeguare i metodi, non ci sono più risorse da sprecare.
Le regole sono vecchie, i metodi di insegnamento ufficiali sono vecchi e, se non fosse per gli insegnanti che amano il loro lavoro e l'esercito silente dei volontari nei luoghi di sofferenza e in vari altri campi, sarebbe veramente una società al collasso.


NOTA IMPORTANTE
Chi vuole dare il suo contributo e diventare protagonista di questa avventura, può inviare una email a
         iniziative.speciali@telecomitalia.it
 indicando l'argomento e allegando un proprio curriculum vitae evidenziando particolari competenze, esperienze, interessi professionali. L'obiettivo è quello di individuare decine e decine di persone pronte a parlare dinanzi al pubblico, a presentare uno studio o una relazione, a pubblicarne il testo su Internet sul sito degli Stati Generali della Tutela dei Minori Online. Anche le istituzioni, enti, scuole e parrocchie giocano un importante ruolo, offrendo la disponibilità degli spazi pubblici e privati dove attivare gli incontri.



Giuseppe Danielli
Direttore e Fondatore
Newsfood.com

mercoledì 16 ottobre 2013

Internet: Censis, 63,5% italiani connessi. Dilagano i social network

[Asca 11/10/2013]
Gli utenti di internet si assestano al 63,5% della popolazione (+1,4% rispetto a un anno fa). La percentuale sale nettamente nel caso dei giovani (90,4%), delle persone piu' istruite, diplomate o laureate (84,3%), e dei residenti nelle grandi citta', con piu' di 500mila abitanti (83,5%). L'adsl e' il tipo di connessione a internet al momento piu' diffuso: la utilizza il 62,9% degli internauti. Questo quanto emerge dall'11* Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, promosso da 3 Italia, Mediaset, Mondadori, Rai e Telecom Italia e presentato oggi a Roma. Secondo il Censis, inoltre, il wifi cresce notevolmente (40,9%, tra i giovani il 46,7%) e la connessione mobile ha ormai raggiunto una quota significativa (23,5%). Spopolano i social network: e' infatti iscritto a Facebook il 69,8% delle persone che hanno accesso a internet (erano il 63,5% lo scorso anno), che corrispondono al 44,3% dell'intera popolazione e al 75,6% dei giovani. YouTube arriva al 61% di utilizzatori (pari al 38,7% della popolazione complessiva e al 68,2% dei giovani). E il 15,2% degli internauti (pari al 9,6% degli italiani) usa Twitter. red/rus

Internet e social network, uso e abitudini dei ragazzi padovani

[PadovaOggi 08/10/2013]
Internet e social network, ricerca sui ragazzi di Padova

Uno studio per mettere a fuoco il rapporto dei giovanissimi con internet e i social network. "Crescere" - questo il nome della ricerca promossa dalla fondazione Emanuela Zancan onlus e dal De Leo Fund, in collaborazione con il Comune, la fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, l’azienda Ulss 16 e la Fondazione Città della Speranza - si propone di raggiungere un migliaio di ragazzi della provincia di Padova e le loro famiglie, accompagnandoli in un percorso di monitoraggio dagli 11 ai 18 anni.
PRIMI DATI. Lo studio è in pieno svolgimento negli 80 comuni della provincia di Padova che collaborano a questo importante progetto, che gode del patrocinio dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza e il sostegno dell’Ufficio del pubblico tutore dei minori del Veneto. Dai primi dati, calcolati su un sottogruppo di 300 ragazzi dodicenni che frequentano la scuola secondaria inferiore, emerge che 7 su 10 usano internet almeno una volta alla settimana, 1 su 4 naviga in rete ogni giorno. Quasi tutti ormai hanno un collegamento a internet in casa. Navigano in rete anche attraverso il cellulare, il tablet o la consolle dei videogames.
SOCIAL NETWORK. Dallo studio emerge che le attività principali che i ragazzi fanno al computer sono: ricerche per la scuola, videogiochi, musica, film, cartoni animati e video musicali. Il 16% dei dodicenni dice di usare social network (Facebook, Twitter ecc.), anche se si tratta di un fenomeno in continuo aumento tra i preadolescenti padovani e quasi il 90% riferisce di avere amici che li utilizzano.
GENITORI. Coinvolti nella ricerca anche i genitori, che affermano di mettere in atto diverse strategie per monitorare le attività online dei loro figli. La maggior parte impone limiti di tempo o seleziona i siti a cui i figli possono accedere (61%). Molti specificano che la navigazione in rete è permessa soltanto in presenza di un adulto. Alcuni vietano espressamente l’uso dei social network.


Potrebbe interessarti: http://www.padovaoggi.it/cronaca/internet-social-network-ragazzi-padova-ricerca-zancan.html
Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/PadovaOggi/199447200092925

Scuola e internazionalizzazione, un’Italia a due velocità. Le tecnologie consentono di recuperare il gap

[Key4biz 03/1072013]

Gli adolescenti italiani sono meno internazionali dei coetanei europei a scuola e nella vita: indice di apertura all’estero pari a 27,5 punti, battuti da polacchi, francesi, tedeschi, spagnoli e svedesi (media europea: 31,9).
E’ quanto emerge dalla ricerca “Generazione I…n Europa” edizione 2013 dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, promosso da Fondazione Intercultura e Fondazione Telecom Italia (dati elaborati da Ipsos), è stata presentata oggi a Torino presso l’Unione Industriale davanti ad una platea di addetti ai lavori della scuola e 500 studenti degli istituti superiori. In particolare, l’Osservatorio ha per questo anno intervistato un campione di 2.275 studenti di Francia, Germania, Polonia, Spagna e Svezia in merito alle attività di internazionalizzazione delle loro scuole e sulla percezione che hanno di sé e dell’ambiente che li circonda relativamente alla loro apertura verso altre lingue e culture. I risultati del campione sono stati confrontati con quelli degli 800 studenti italiani intervistati lo scorso anno sugli stessi temi. [Leggi tutto...]

I bambini scoprono la natura con l'aiuto della tecnologia

[TgCom 24 01/10/2013]
Uno strumento che aiuta i più piccoli a scoprire la natura ha vinto il primo premio della settima edizione del Samsung Young Design Award. Il concorso, patrocinato dall'Associazione design industriale e rivolto agli under 30, ha premiato Geng Kun che ha ideato il progetto “Wikid”.
Osservare la natura per imparare - Si tratta di un dispositivo che stimola i bambini a esplorare l'ambiente e a salvare informazioni, foto e contenuti sul sistema. Il progetto si basa sull'esperienza diretta, la parte più importante del processo di apprendimento dei bambini, che attraverso la tecnologia possono raccogliere e condividere le loro avventure con i genitori e gli altri coetanei.

Babygang e internet, sempre più stretto il rapporto tra bulli e web

[Key4biz 30/09/2013]

Dati allarmanti quelli presentati oggi da Eurispes e Telefono Azzurro che confermano ancora una volta lo stretto rapporto che spesso si stabilisce tra le bande di ragazzini che terrorizzano i coetanei, e non solo, e internet. 
Dall’indagine sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia è emerso che due adolescenti su 10 visitano siti web violenti.

Eurispes sottolinea che “Il caso della babygang che ha terrorizzato alcuni quartieri di Milano è solo l’ultimo episodio di una lunga serie che, sempre più spesso, vede protagonisti, nella duplice veste di vittime e carnefici, dei minorenni”.
“Anche in questo caso – aggiunge Eurispes - i componenti della banda erano avvezzi a utilizzare il computer e in particolare Facebook, dove ‘postavano’ commenti sui loro raid”. [Leggi tutto...]