martedì 30 novembre 2010

I giovani universitari e il Web 2.0: più passivi che creativi

[30/11/2010 Università Milano-Bicocca]

I “nativi digitali” non sono un insieme indifferenziato ma possono essere classificati in almeno tre gruppi: i “nativi digitali puri” (tra 0 e 12 anni), i Millennials (tra 14 e 18 anni) e i “nativi digitali spuri” (tra 18 e 25 anni).
Questa è la nuova mappa che è emersa dalla ricerca “La dieta mediale degli studenti universitari italiani”, presentata questa mattina in occasione del convegno “Digital Learning. Scuola, apprendimento e tecnologie didattiche”, organizzato dall’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con il Comune di Cinisello Balsamo in corso oggi e domani a Cinisello presso la Sala Consiliare e il Centro di Alta formazione QUA_SI/Universiscuola.

Lo studio è stato realizzato dai ricercatori del Centro QUA_SI/Universiscuola (Nicola Cavalli, Andrea Mangiatordi, Andrea Pozzali, Francesca Scenini), coordinati dal professor Paolo Ferri, ed è stata svolta in due anni successivi, nel 2008 e nel 2009 avvalendosi di una metodologia che ha integrato tecniche di rilevazione quantitative e qualitative. L’indagine quantitativa è consistita nella somministrazione di un questionario ad un campione casuale rappresentativo di studenti ammessi ai corsi di laurea triennali dell’Università di Milano-Bicocca, 1088 nel 2008 e 1123 nel 2009. La somministrazione è avvenuta in diverse tornate successive, tra i mesi di marzo e aprile 2008 e aprile e luglio 2009, contestualmente alle prove di test di idoneità informatica e linguistica.
Il questionario utilizzato si componeva di 30 domande, divise in quattro parti: il rapporto con la tecnologia, i consumi culturali, Internet e vita quotidiana, utilizzo di piattaforme e servizi web 2.0.

Quali sono stili e comportamenti di uso del web del campione intervistato?
«Sono stati individuati tre gruppi distinti di utenti – dice Paolo Ferri - che abbiamo deciso di definire, Neo-analogici, Digital Mass e Inter@ttivati».

I profili tra uso e consumo
I “Neo-analogici” (il 22,4 per cento nella rilevazione 2008, 31,6 per cento nel 2009) presentano un profilo di consumi mediali e tecnologici di basso livello. Usano molto meno Internet (le ore di connessione settimanali alla rete oscillano tra le 1 e le 5), tendono a definirsi o “utenti base” o “principianti” nell’utilizzo della rete e hanno anche un profilo di consumi culturali meno pronunciato: molti tra loro affermano infatti di non leggere nemmeno un libro all’anno e di non leggere quotidiani online.

La “Digital Mass”, che compone la maggioranza relativa dei casi (il 47,5 per cento nel 2008, 31,6 per cento nel 2009), include tutti quei soggetti che, pur manifestando un profilo di consumi mediali e tecnologici abbastanza elevato, hanno una propensione nei confronti della creazione attiva di contenuti per la rete molto bassa e in certi casi pressoché nulla. Questi soggetti evidenziano un utilizzo molto intenso della rete, soprattutto per quanto riguarda i servizi di messaggistica istantanea e la propensione a prendere parte a iniziative online: ciò che contribuisce a differenziarli maggiormente è il carattere meno “creativo” del loro coinvolgimento. Va sottolineato infatti come, per questo gruppo, la propensione a creare contenuti su YouTube e Wikipedia sia molto bassa (pressoché nulla la creazione di contenuti attivi su MySpace).

Gli Inter@ttivati (26,3 per cento nel 2008, 36,8 nel 2009) sono i veri “utenti attivi” della rete e delle nuove tecnologie. Questo gruppo comprende infatti coloro che sono caratterizzati da elevati consumi mediali e tecnologici in tutte le categorie considerate. Inoltre, come caratteristica specifica, spicca l’elevata propensione a creare contenuti in modo attivo, in particolare per quanto riguarda l’uso di MySpace, l’attivazione di propri profili su siti di social networking, il contributo attivo a piattaforme quali YouTube e Wikipedia.

Tempi, mezzi e modi del consumo mediale
Interessante, nel confronto tra le due rilevazioni 2008 e 2009, il dato relativo all’utilizzo del computer fuori casa. Raggruppando le risposte di chi dichiara di utilizzare il computer in luoghi differenti dalla propria abitazione (all’Università, presso parenti o amici, in altri luoghi pubblici) si giunge infatti oltre il 20 percento del campione complessivo, il che sembra indicare come la fruizione del computer e di Internet in mobilità rappresenti una linea di tendenza rilevante nel rapporto degli studenti universitari con le tecnologie informatiche.

Scarso l’utilizzo del cellulare come strumento di navigazione in Internet: se si analizzano le percentuali di studenti che utilizzano il cellulare per controllare la mail (il 6,4 per cento) o per scaricare contenuti (l’11,1 per cento), si può notare come lo strumento cellulare non sia sostanzialmente considerato dalla stragrande maggioranza del nostro campione come uno strumento di accesso al Web. Se andiamo a considerare l’utilizzo del cellulare come mezzo per l’invio di sms/mms il discorso viene completamente ribaltato; in questo caso, infatti, il primato italiano nell’invenzione, insieme alla Corea e al Giappone, dell’uso degli sms sembra ricevere una sostanziale conferma. L’sms in particolare in Italia, come dimostrano anche recenti ricerche (Lancini e Turuani, 2009), è ormai un consolidato e efficientissimo strumento di comunicazione in particolare in questa fascia di età e in quelle immediatamente inferiori. Il 95 per cento del campione, di fatto, utilizza questa modalità di comunicazione.

Per quanto concerne la lettura di libri, la ricerca 2008 presenta dati piuttosto bassi: il 13,5 % degli studenti non legge nessun libro, mentre il 48,6% legge meno di cinque libri all’anno. Il dato del 2009 presenta lievi segnali di miglioramento per quanto riguarda la lettura: la percentuale dei non lettori cala di quasi 2 punti percentuali, quella dei lettori moderati, ossia di coloro che leggono meno di cinque libri all’anno, cala di quattro punti, mentre cresce di 6 punti percentuali il numero di studenti che leggono dai 5 ai 10 libri l’anno.

Quotidiani. Il dato sulla lettura dei quotidiani nel 2009 fa segnare una diminuzione molto decisa dei lettori assidui, che scendono di quasi il 10 per cento. Sommando chi dichiara di leggere “raramente” il quotidiano a pagamento, con coloro che non lo leggono mai, si ottiene un 41,6 per cento del campione complessivo.

Il fenomeno Facebook. Dalle due rilevazioni successive emerge che tutti coloro che dichiaravano di non conoscerlo neppure nel 2008, dichiarano invece di utilizzarlo spesso nel 2009. La percentuale di chi dichiara di non conoscerlo scende infatti del 48,2 per cento e passa dal 50,4 per cento al 2,2 per cento, mentre quella di coloro che dichiarano di utilizzarlo spesso passa dal 7,9 per cento al 59,4 per cento. Anche l’enciclopedia online Wikipedia fa registrare un balzo notevole tra le due rilevazioni: coloro che dichiarano di usarla spesso passano dal 38,3 al 51,6, mentre coloro che non la usano calano dal 13,4 al 7,9.

Molto diffuse le pratiche di scattare foto (80,5 per cento) e girare video (55,8 per cento), legate alla funzione del cellulare come vide/fotocamera per immortalare e scambiare momenti rilevanti della giornata. La tendenza ad utilizzare il cellulare anche per l’ascolto di musica per contro, forse a causa del predominio in questo campo di altri devices quali l’iPod e i lettori Mp3, appare minore anche se comunque consistente (41 per cento).
Interessante è poi notare che le immagini acquisite con il cellulare vengono scambiate attraverso il Web e i social network facendole prima passare dal PC e non direttamente da cellulare.

Tra i dispositivi più usati, il lettore Mp3 per l’ascolto di musica costituisce il device digitale più diffuso in assoluto, con un tasso di penetrazione all’interno del campione che sfiora il novanta percento. Elevato è anche l’utilizzo della macchina fotografica digitale che raggiunge l’83 per cento del campione, mentre la video camera digitale è decisamente meno utilizzata (33 per cento).

La consolle per videogiochi è utilizzata dal 31 per cento del campione e questo dato, inferiore rispetto all’utilizzo di consolle per videogiochi nelle coorti di adolescenti e preadolescenti si può spiegare con la percezione della consolle come un strumento più infantile e liceale, più vicino ai “Millennial” e ai “nativi digitali puri”.

Allegati:
- Report ricerca Dieta mediale degli studenti universitari italiani - Report ricerca Dieta mediale degli studenti universitari italiani

Jumo, il social network degli attivisti

[Webnews 30/11/2010]

Uno dei fondatori di Facebook, responsabile tra l’altro della campagna elettorale online del presidente USA Barack Obama, lancia un nuovo progetto. Ancora una volta la parola social network gioca un ruolo centrale nell’intera iniziativa, che in questo caso risulta avere scopi e pubblico leggermente diversi da quello nato in collaborazione con Mark Zuckerberg, con il quale non v’è peraltro alcuna intenzione di competere.

Chris Hughes ha infatti dato il via a Jumo, un social network destinato principalmente alle iniziative degli attivisti per semplificare loro la strada verso la ricerca di fondi per le iniziative nelle quali sono coinvolti. Grazie a Jumo, che significa letteralmente “unirsi” in lingua Yoruba, organizzazioni non-profit ed utenti riescono a stare a stretto contatto, così da permettere alle prime di sensibilizzare i propri ascoltatori sulle tematiche più importanti che coinvolgono il mondo intero o comunque una grossa fetta della popolazione del pianeta.

Un semplice click e argomenti come la lotta all’AIDS, all’inquinamento globale o alla caccia di animali a rischio di estinzione entrano nelle case degli iscritti di Jumo. Internet assume dunque un ruolo ancora più importante sia nella comunicazione che nella ricerca di fondi per sostenere cause importanti: le donazioni attraverso la rete sono ancora in percentuale sensibilmente inferiore rispetto a quelle effettuate con i metodi più tradizionali, ma negli ultimi anni il trend sembra essere piuttosto positivo.

Le pagine del nuovo social network si riempiranno col tempo degli articoli più rilevanti, di contenuti aggiuntivi come post su Twitter o video su YouTube e permetteranno agli iscritti di documentarsi ed esprimere la propria opinione. «Più una persona è coinvolta da vicino in un problema di proprio interesse, più è alta la probabilità che lo sia per un periodo lungo» spiega Hughes, sempre più convinto che Internet possa essere il mezzo ideale per «abbattere barriere e alleviare frizioni», così da poter avvicinare parti apparentemente lontane.

Il punto di partenza di Jumo è il numero 3000, come le cause già adottate dal social network al momento della sua nascita. L’invito è quello di creare nuove pagine, opportunità offerta a chiunque voglia seguire la propria missione sociale, per allargare il raggio d’azione del progetto. Per evitare frodi, lo staff del social network accetterà però solo fondazioni la cui essenza non-profit sia certificata in maniera opportuna.

lunedì 29 novembre 2010

ADOLESCENTI: SIP, FACEBOOK BATTE LA TV. CRESCONO COMPORTAMENTI A RISCHIO

[asca 29/11/2010](ASCA) - Roma, 29 nov - Per la prima volta si assiste al sorpasso di internet sulla televisione: tra gli adolescenti il web batte il piccolo schermo. Inarrestabile l'ascesa di facebook: il 67% ha un profilo sul social network piu' famoso al mondo, contro il 50% dello scorso anno. Aumentano i comportamenti a rischio nella rete, come dare il telefonino a uno sconosciuto. Questa l'istantanea che emerge dall'edizione 2010 dell'indagine: ''Abitudini e Stili di vita degli adolescenti'' che la Societa' Italiana di Pediatria svolge da quattordici anni su un campione nazionale di 1.300 studenti delle scuole medie inferiori di eta' compresa tra gli 12 e i 14 anni. L'indagine, patrocinata dal Ministero della Gioventu', sara' presentata al Convegno ''la Societa' degli Adolescenti'' il 2 dicembre a Salsomaggiore.

Ma ecco le prime anticipazioni. E' la prima volta che tra gli adolescenti si assiste al ''sorpasso'' di internet sulla televisione. Gli intervistati che passano sul web piu' di 3 ore al giorno (17,2%) superano quelli che passano piu' di 3 ore al giorno davanti al piccolo schermo (15,3%), dato in calo rispetto allo scorso anno quando la percentuale dei ragazzi che guardava la tv piu' di tre ore al giorno era pari al 22%.

E' Facebook il protagonista indiscusso del web. Oltre il 67% degli adolescenti ha un profilo sul social network, con un incremento di circa il 35% rispetto allo scorso anno. Nel 2009 aveva infatti il profilo ''solo'' il 50% e nel 2008 era una esigua minoranza. Ancora una volta le donne cybernaute superano i loro coetanei maschi (68,7 contro 65,8%). Il fascino di Facebook scalza anche l'utilizzo di messenger e la creazione di blog. Solo il 17% dichiara di avere un proprio blog, percentuale che nel 2009 era pari al 41,2%, il che sembra connotare la moda del blog personale come passeggera.

Frequentare You Tube e chattare sono di gran lunga le attivita' principali per le quali gli adolescenti si collegano in Internet e perde sempre piu' terreno la ''ricerca di informazioni'' per studio.

map/cam/alf

Così le aziende inseguono le tribù dei social network

[la Repubblica 29/11/2010]

Si chiama "netnografia" la nuova disciplina che studia gli utenti Facebook e Twitter con gli strumenti dell'antropologia. Individuando dinamiche e opinion leader del popolo web, i grandi marchi conquistano nuovi clienti di PAOLO PONTONIERE

CAPIRE i gusti delle tribù del web, domandarsi come si orientano i clan dei social network, chi sono i suoi opinion leader e quali sono gli argomenti che usano per far prevalere il loro punto di vista. In una parola, comprendere come si sviluppa un'idea forte nell'era dell'internet. Può essere un mero esercizio intellettuale, oppure una mossa per fare un sacco di quattrini. Un esempio? La Campbell Soup, l'azienda produttrice di cibi in scatola resa famosa da Andy Warhol con 32 dipinti negli anni Sessanta: utilizzando una intelligente strategia internet, la ditta statunitense è riuscita a rendere i suoi prodotti popolari tra i giovani, un segmento del mercato nel quale non era riuscita a sfondare utilizzando le tecniche del marketing tradizionale, e a spingere il suo fatturato oltre la soglia degli 8 milliardi di dollari l'anno. Il suo segreto? La Netnografia, ovvero l'arte dell'applicazione degli strumenti tradizionali dell'antropologia culturale e dell'etnografia nell'analisi delle interazioni che avvengono sul web.

"Dall'avvento del commercio elettronico e degli acquisti online avevamo perso terreno", afferma Ciara O'Connell, una dirigente della casa statunitense. "Nel passato molti dei nostri clienti facevano riferimento alle nostre ricette per preparare la cena, ma con il popolo dei social network questo non avveniva più". Così i netnografi della Campbell hanno cominciato a studiare perché la gente si scambia le ricette, come, quando, chi orienta il gusto. "Le tecniche del marketing tradizionale non riuscivano a varcare nemmeno la soglia dei social network", ha aggiunto la O'Connell. "La netnografia al contrario ci ha dato la possibilità di studiare le interazioni che hanno luogo tra i consumatori in maniera diretta. Ci ha dato la possibilità di incanalare le esigenze dei nostri clienti in maniera vera ed emozionale".

Le analisi dei netnografi sono state così utilizzate per creare un sito web che in poco più di un mese è passato da 120 mila ad oltre 1 milione di visitatori mensili. Ad attrarli sono applicazioni come "Tips for busy cooks" (suggerimenti per cuochi indaffarati), "Portion Control", (il sorvegliante delle porzioni) e "Search by mood" (cerca ricette in base al tuo stato d'animo). La Campbell ha scoperto che i consumatori hanno un debole per lo scambio di suggerimenti su come usare le sue salse, come accoppiarle con formaggi e grissini e come combinarle con i prodotti di altre aziende.

E quello della Campbell non è un caso isolato. Ad usare la netnografia ci si sono messe anche la Coca-Cola, la American Express, la Adidas, la Bmw, la Swarovski e la Beiersdorf, per citare solo alcune delle maggiori aziende.
La Adidas, per esempio, ha usato la netnografia per studiare le abitudini dei collezionisti dei suoi modelli, riuscendo a creare nuove scarpe di successo. La Listerine, un'azienda statunitense che produce collutori per l'igiene orale, ha scoperto che molti utenti associano il colore dei suoi sciroppi con gli alieni e che altri trovano che il loro odore gli ricordi le case dei nonni. Uno studio delle parole usate dai clienti di Starbuck e di Pete's Coffee - le principali catene di caffè statunitensi - ha inoltre rilevato che questi tendono a sviluppare un proprio gergo, quasi che se si trattasse del linguaggio d'un paese straniero. Adesso le due aziende usano questo particolare vocabolario per stabilire un legame emotivo con i loro clienti abituali e per attrarre quelli della concorrenza. La Matchstick canadese, una delle maggiori distributrici di telefonini del paese, ha infine scoperto che alcuni blogger sono in grado di condizionare profondamente il discorso relativo ad un prodotto persuadendo altri ad adottare il loro punto di vista.

Sul fronte della netnografia non operano solo le grandi aziende, ma anche le più importanti istituzioni scientifiche. Gli antropologi dell'universo binario vengono da istituzioni come il Mit di Cambridge, la York University of Toronto e la Stanford University di Palo Alto. Alla York University, in particolare, insegna Robert V. Kozinets, ritenuto il padre della nuova disciplina e creatore della stessa parola "netnografia".

Dalla Stanford University, invece, è uscita probabilmente una delle creazioni più divertenti in materia: applicando i principi della netnografia alla tecnologia led, un gruppo di studenti è riuscito a creare una "World Mood Light", un cubo luminoso che muta colore a seconda dei sentimenti espressi dai post degli utenti di Twitter in tutto il mondo. La World Mood Light 1 cambia colore ed intensità a seconda dell'umore dei messaggi pubblicati sul social network. Più sono numerosi ed emotivi, più intensi diventano i colori: rosso per la rabbia, giallo per la felicità, blu per la tristezza, bianco per la rabbia, e così via.

Tra tutti i social network Twitter sembra essere emerso come il luogo prediletto dai netnografi per far galoppare la fantasia, perseguendo obiettivi che spaziano dalle inchieste commerciali a quelle di carattere investigativo e politico. Le varie applicazioni - Summarize, Tweetscan, Hashtags, Twitterverse, Tweetstats, Twittercensus e Xvision - seguono tutte l'evolversi del gusto e del pensiero degli utenti Twitter sulle maggiori questioni del momento. Diventando così anche strumento di analisi politica e giornalistica.

"La netnografia è stata tradizionalmente usata dai mareketers per creare fenomeni commerciali", afferma Mirco Mannucci, fondatore della Holomathics e creatore di Tweeteretica, uno di questi software. "Noi la applichiamo alla politica, all'analisi e all'inchiesta giornalistica, cercando di localizzarla quanto più possibile e di comprendere le sue relazioni con gli altri discorsi che si svolgono in rete e il suo livello di influenza". E così, mescolando la politica con il marketing e la matematica, e l'analisi compartamentale con internet, la netnografia sta gradualmente diventando la chiave di volta attraverso cui le aziende, i politici e i media riescono a decifrare e condizionare gli umori di una cittadinanza i cui interessi si posizionano sempre più spesso all'incrocio tra società reali e popolazioni che vivono in mondi intangibili.

giovedì 25 novembre 2010

e-Part e l’ecologia digitale

[25/11/2010 Terranews]
INTERNET. E' un progetto italiano, una piattaforma che consente di segnalare un’emergenza presente sul territorio.
In questi ultimi anni caratterizzati da una grave crisi economica e politica più di un osservatore ha notato come l’innovazione tecnologica sia rimasta uno dei pochi argomenti in grado di suscitare grandi emozioni e speranze. Questa febbrile operosità della cultura digitale viene da lontano e ha conosciuto diverse stagioni. Ma è un dato di fatto che dall’invenzione del c.d. web 2.0 abbia subito un’accelerazione, ossia abbia raggiunto quel punto di svolta che l’ha trasformata da fenomeno di nicchia in fenomeno di massa e di costume. L’esplosione dei social network (Facebook, Youtube, Myspace, Twitter, Friend Feed, ecc.) ne è la prova evidente. Come è evidente che i settori sociali toccati da queste innovazioni siano sempre più ampi e profondi e vadano ben al di là dell’intrattenimento e del business. Sembrerebbe infatti che alcune tra le novità più interessanti in vista riguardino la partecipazione degli internauti ai temi sociali, alla politica e in particolare alla gestione del territorio.

Temi che a qualcuno non suoneranno affatto nuovi. Nello specifico è sempre più facile imbattersi in progetti che invitino alla condivisione di attività, informazioni ed esperienze su internet sfruttando la possibilità di geolocalizzarle su una mappa satellitare (ad es. google maps, microsoft bing maps) e consentendo anche ad altri navigatori di fruirne attivamente i contenuti (foto, video, testi, link) per diversi scopi. I progetti in questo senso sono moltissimi (foursqaure, tripadvisor, google maps, gowalla, meetup, ecc.). Tra i più interessanti in Italia si possono citare “Critical City” di Milano (criticalcity.org) e il ben noto geoblog “Urban Experience” del progetto Performing Media (www.geoblog.it). Un nuovo progetto italiano che sta facendo discutere è invece “e-Part” (epart.it) realizzato dalla società di programmazione Posytron, membro del progetto Crowdsourcing Network di TheBlogTV (www.crowdsourcingnetwork.it).

e-Part è una piattaforma che consente al navigatore di segnalare un’emergenza o una disfunzione presente sul territorio cittadino, proponendo possibili soluzioni. L’informazione, così condivisa, può essere inoltre sostenuta e commentata da altri utenti. Il programma, acquistabile dalle P.a., offre ai Comuni l’opportunità di monitorare il territorio sfruttando in tempo reale il contributo dei cittadini, valutando quali emergenze siano avvertite come più urgenti. L’interfaccia di navigazione è ottima, usabile e intuitiva. E non a caso il progetto ha ottenuto molti complimenti dalla rete. A questo punto non si può non notare come già alcuni anni or sono (a cavallo tra il 2004 e il 2007) talune P.a. tentarono di sfruttare per prime internet per attivare percorsi di partecipazione on line. I temi più caldi erano quelli del bilancio partecipato e della trasformazione partecipata del territorio.

Tra questi vale la pena ricordare l’Atlante delle periferie del Comune di Roma o il bando sull’e-democracy del Cnipa del 2004 grazie al quale vennero realizzati progetti molto interessanti come quelli della Regione Veneto (vened.regione.veneto.it) e il progetto edem 1.0 (www.slideshare.net/mescalino/rapporto-su-edem-10) sviluppato in collaborazione tra Comune di Roma, di Pescara e Regione Lazio, che diede esiti come il sito municipiopartecipato.it, piattaforma 2.0 già molto avanzata dedicata al territorio del Municipio XI di Roma. Certamente urge riflettere tra sulla differenza che passa tra il crowdsourcing e una reale partecipazione democratica o tra il segnalare via internet delle semplici emergenze piuttosto che prendere parte a un processo politico partecipativo consapevole, che coinvolga i cittadini (dal vivo e on line) anche nella fase decisionale, condivida con essi informazioni strategiche (sul territorio, sui bilanci) e preveda un monitoraggio di espliciti impegni presi dalla della P.a. (come accadeva in molti dei progetti pubblici sopra citati).

Ma al di là di tutto, i tempi oggi sembrano maturi perché queste iniziative conoscano un deciso rilancio sfruttando le recenti innovazioni tecnologiche e soprattutto il rinnovato rapporto dei cittadini con la partecipazione on line.

mercoledì 24 novembre 2010

Scuola: al via "scuolachefare", il social network per i docenti italiani

[24/11/2010 Libero]

Milano, 24 nov. (Adnkronos) - Un social network per gli insegnati italiani, per condividere notizie ed esperienze. E' il progetto 'scuolachefarete.it - Docenti insieme: per informare, formare, partecipare', presentato oggi a Milano dal presidente dell'Osservatorio Permanente Giovani - Editori, Andrea Ceccherini, e dal presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri di Genola. Il progetto e' dedicato ai docenti che partecipano all'iniziativa 'Il Quotidiano in Classe' e, piu' in generale, a ogni insegnante italiano.

L'Osservatorio Permanente Giovani-Editori e Telecom Italia si sono alleati, mettendo in campo le rispettive competenze, per offrire ai docenti italiani uno strumento di educazione digitale di informazione e formazione scolastica. "Il portale 'scuolachefarete.it' -ha spiegato Ceccherini- si rivolge ai tanti insegnanti italiani che hanno voglia di fare: fare comunita', fare 'rete' oggi, per fare insieme la scuola di domani. A questi docenti, che sono i moderni eroi di questo nostro tempo vogliamo offrire uno spazio per unirsi e riunirsi in una community che li veda assoluti protagonisti di una scuola che insieme vogliamo e possiamo cambiare".

Per Galateri "la cultura digitale e' una fondamentale risorsa della modernita' sia in chiave di sviluppo collettivo sia in chiave di liberta', crescita e benessere individuale. Telecom Italia e' impegnata a sviluppare infrastrutture e servizi d'avanguardia ma anche a cooperare con tutti coloro che intendono contribuire a diffondere questa cultura, quindi anche con il mondo dell'insegnamento".

martedì 23 novembre 2010

Copia: l’eBook diventa social

[Copia 23/11/2010 oneweb 2.0]

Lo chiamano “we-book“, somma dell’eBook più la rete sociale. Il blog ReadWriteWeb lo annuncia come il trend del prossimo anno. Si chiama Copia ed è una piattaforma dove al centro di tutto ci sono i libri, i loro lettori, i device, senza più la carta.

In parte bookstore e in parte social network, Copia dimostra come l’eBook sia ormai al centro degli interessi del Web 2.0. Non c’è dubbio che il merito principale sia del Kindle e dell’iPad, i quali però circondano il contenuto con delle protezioni. Come rendere sociale un’esperienza individuale?

La sfida di Copia è tutta qui: l’esperienza dell’acquisto insieme a quella della lettura e della condivisione dei pareri. Un po’ come avrebbe voluto fare Steve Jobs con il suo Ping rispetto alla musica, senza riuscirci granché.

Copia, esattamente come altri siti e applicazioni di grande successo anche in Italia come BookShelf o Anobii, incoraggia gli utenti a creare una libreria per ogni testo che si è letto permettendo di votare e recensire libri.

Tutti i contenuti (libri e commenti) possono essere visualizzati secondo il voto della comunità, i tag di utenti ed editori, popolarità, prezzo. Tutto è pubblicabile su Facebook e Twitter, ma qui si promuovono anche gruppi di lettura e di studio.

Non si inventa niente: si trasporta nella nuova era. Leggere insieme ad altri e addirittura leggere un testo con le annotazioni di chi ha letto prima di te, come si faceva ai bei tempi delle fotocopie, degli appunti di scuola, delle riviste e dei gruppi di lettura magari ospitati nella libreria di quartiere.

Copia è un social network che cerca di rompere il tabù della lettura come esperienza tipicamente solitaria. Per farlo, è presente sul Web, come applicazione per iPad e funziona già sugli smartphone con Windows Phone 7.

Difficile prevedere come verrà accolto, ma anche in Italia ci stiamo accorgendo sempre più dell’importanza dell’eBook. Persino il Corriere della Sera ha aperto un blog dedicato esclusivamente all’argomento

I social network rovinano il web, parola di Tim Berners-Lee

[23/11/2010 HostingTalk]

Si scaglia contro i walled garden di qualsiasi livello, Tim Berners-Lee, in un articolo di Scientific American, in pubblicazione sul prossimo numero della rivista. L'articolo si chiama "Lunga vita al web", ma ha pochi toni ottimistici verso l'evoluzione di quello che in principio era solo una serie di pagine con semplicissimi link. Tim Berners-Lee ricorda l'importanza della rete, ma al tempo stesso dice che il Web rischia di divenire un dominio mantenuto da pochi proprietari, interessati a privilegiare ed arricchire esclusivamente la loro parte della rete, singoli siti o network abbastanza grandi da contenere milioni di utenti.

Il riferimento ai social network è esplicito: questi siti, secondo l'inventore del www, sono di fatto dei contenitori di informazioni, vivono e crescono con i dati degli utenti, ma non lasciano nulla al Web in termini di informazioni accessibili dall'esterno: in sostanza un comportamento "chiuso", che pretende dai suoi utenti le informazioni più preziose, ma non condivide nulla con il resto del mondo. Il problema non è ovviamente nuovo, e compagnie come Google, altrettanto interessate a creare questi "giardini chiusi" hanno fatto notare come Facebook tenda ad avere un atteggiamento ancora più chiuso di altre realtà del web: non a caso la compagnia si rifiuta di lasciare esportare i contatti al di fuori del proprio profilo online.

La Net Neutrality è il secondo punto toccato da Tim, la necessità di mantenere Internet alla "stessa velocità" per tutti i contenuti, per tutte le reti che la attraversano, è di fatto un punto di partenza per far si che il Web continui a rimanere libero e soprattutto possa continuare a offrire conoscenza e contenuti validi per gli utenti. La possibilità che gli ISP privilegino una singola applicazione o un singolo servizio, come Facebook, è quel che Tim spera di non vedere a breve nel web, questo significherebbe di fatto una frammentazione davvero inimmaginabile della rete e dei servizi, una sorta di rottura in quel che fino ad oggi è stato un "territorio" senza confini, con le stesse opportunità per tutti i navigatori. Non sono mancati i riferimenti al mondo Apple, iTunes viene visto da Berners-Lee come esempio di applicazione che non fornisce alcun contenuto e vantaggio per il web ma sposta gli utenti in una nuova rete, completamente distaccata e con regole ferree. Non è la prima volta che negli ultimi mesi si fa notare come piattaforme come AppStore abbiano di fatto abbandonato il web in molti casi e spostato l'attenzione degli utenti su una singola piattaforma o applicazione. Con tutti gli svantaggi che questo può portare per la crescita del Web.

Raccontare il territorio

[23/11/2010]

Il pesante utilizzo del web preoccupa insegnanti, pediatri e genitori americani

[23/11/2010 GeekJack]

In un recente e approfondito articolo sul New York Times ho letto che negli Stati Uniti inizia ad esserci grande preoccupazione per come stanno crescendo le ragazze e i ragazzi che fanno un ampio utilizzo della Rete e dei mezzi tecnologici in generale. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista medica "Pediatrics", infatti, l'essere costantemente connessi a Facebook, o il guardare continuamente video su YouTube, o più semplicemente il rispondere agli sms mentre si studia influenzerebbe negativamente la memoria, indebolendo ulteriormente il già scarno vocabolario degli studenti medi americani.

Beh, direte, questo può apparire abbastanza ovvio! Certamente, ma è la prima volta che il problema balza agli onori del dibattito scientifico, tanto che l'associazione internazionale degli psichiatri discuterà presto l'introduzione dell'internet addiction disorderfra le patologie elencate nella nuova edizione del Manualof Mental Disease, l'elenco ufficiale delle malattie psichiche umane utilizzato a livello clinico dalla maggior parte degli psichiatri in giro per il mondo.

Pare proprio che collegarsi a internet durante lo studio o il lavoro "sovrascriva" le informazioni importanti e più "noiose", attivando diverse aree del cervello in modo molto più intenso di quanto non succeda quando si guarda un film o si ascolta della buona musica. A ciò si aggiunge che spesso gli internauti hanno grossi problemi con il sonno (ahimè, ne so qualcosa), momento fondamentale che il cervello utilizza per "fissare le idee" e fare un backup delle esperienze vissute durante tutto l'arco della giornata.

E' per questo motivo che molti studenti, anche nella Silicon Valley, stanno avendo grossi problemi con le proprie medie scolastiche, precludendosi di fatto delle brillanti carriere in Google, Microsoft o Apple che sarebbero a portata di mano! Un vero peccato...

lunedì 15 novembre 2010

I ‘punti di controllo’ della Net economy

[Computerworld 15/11/2010]Dal Web 2.0 Summit una mappa interattiva che classifica i diversi scenari e attori dell’economia della rete

a cura della Redazione Computerworld

Le aziende internet sono impegnate in una sorta di accaparramento del territorio con proporzioni da guerra mondiale, coinvolte in battaglie brutali su molti fronti, con conseguenze che saranno estese per i prossimi anni. Almeno è questo lo stato della Web economy percepito da Tim O’Reilly e John Battelle, i grandi capi della conferenza Web 2.0 Summit, che si tiene da oggi a mercoledì a in San Francisco.

“Quest’anno ci troviamo con il più grande insieme di transizioni nella economia internet dai tempi dello scoppio delle dot com. Ed è ancora più grande di allora”, ha spiegato O’Reilly nel corso di un recente webcast per discutere l’argomento della conferenza.

Per illustrare le dinamiche delle quote di mercato e opportunità in corso, O’Reilly e Battelle hanno impostato una mappa interattiva con una cartografia che include le voce Clouds of Infrastructure, Union of Social Networks, Land of Search, Kingdom of E-Commerce, Oceans of OS and UI, Subcontinent of Advertising, Location Basin e Plains of Content. Tutte queste aree sono considerate “punti di controllo” discussi nel corso della conferenza.

Per O’Reilly, fondatore e CEO di O’Reilly Media, la Internet economy si trova ora in una fase dove gli attori hanno imparato dove si trovano i soldi, il periodo di iper crescita si è per un attimo arrestato e le opportunità di espansione coinvolgono l’invasione dei campi altrui. “Le aziende sono meno focalizzate sull’investire sul futuro e di più su ciò che possono sottrarre alla concorrenza”, ha dichiarato O’Reilly.

In occasione dell’evento sono attesi annunci da parte di diverse aziende tra cui Facebook, circa il possibile lancio di un servizio di web mail, e Google. (mg)

giovedì 11 novembre 2010

"La Rete siamo noi", il rapporto tra adolescenti e nuovi media

[Provincia di Bologna 11/11/2010] I dati di un'indagine sull'uso di internet e cellulari

Il primo cellulare arriva a 11 anni appena finita la scuola elementare, viene usato soprattutto per mandare sms (84%) e per navigare su Internet (23,5%). Ma via web o cellulare arrivano anche insulti, minacce, scherzi pesanti tanto che il 24% del campione ha raccontato di aver subito episodi di bullismo elettronico. E' quanto emerge da una ricerca sul rapporto adolescenti e nuovi media realizzata in sei scuole superiori di Bologna e che ha coinvolto 508 giovani tra i 14 e i 18 anni.


L'indagine, nata dalla collaborazione tra il Difensore civico regionale e il Corecom dell'Emilia-Romagna, è stata effettuata al termine dello scorso anno a livello regionale nelle province di Bologna, Ferrara, Piacenza, Rimini con il coinvolgimento totale di circa 2000 ragazzi (una media di 500 per provincia).
Scopo della ricerca e delle conseguenti iniziative è fornire ai giovani linee guida per un utilizzo consapevole e corretto dei mezzi di comunicazione interattivi (educazione all'uso dei media), informandoli anche sulle responsabilità giuridiche (pochi sapevano che a 14 anni si è già responsabili).

Le risposte raccolte su argomenti come cyberbullismo, molestie e pedopornografia on line, hanno fornito materiale per il progetto sperimentale "La Rete siamo noi", sull'uso sicuro del cellulare e di Internet da parte di ragazze e ragazzi, che coinvolge la Provincia di Bologna e l'Istituzione "Gian Franco Minguzzi", in collaborazione con il Difensore civico regionale e il Corecom dell'Emilia-Romagna.


Dopo il questionario, due incontri pubblici e un corso di aggiornamento per professori neoassunti, è stata realizzata una piccola guida per genitori (scaricabile anche dai siti delle istituzioni coinvolte) sull'uso e i rischi delle nuove tecnologie per i minori.


Inoltre, nei prossimi giorni si terranno le presentazioni di due libri "Bullismo elettronico. Fattori di rischio connessi alle nuove tecnologie" (giovedì 11 novembre) e "Il bullismo omofobico. Manuale teorico-pratico per insegnanti e operatori" (mercoledì 24 novembre) alla biblioteca dell'Istituzione Gian Franco Minguzzi in via Sant'Isaia 90 a Bologna.


La ricerca mostra che gli 'esordienti' del telefonino sono soprattutto maschi, studenti degli istituti tecnici e italiani. Diverso l'uso tra maschi e femmine: tra i primi sono più numerosi i casi di cyberbullismo prendendo di mira ragazze e in particolare le ex fidanzate o i compagni più deboli della classe. Le femmine si mostrano in webcam con atteggiamenti più disinibiti e fanno più amicizie attraverso i social network.
Cellulare e Internet sono compagni inseparabili della loro vita: il 40% degli studenti non spegne mai il telefonino e il 29,5% lo cambia quando non è più di moda. Oltre agli sms, lo usano per fare foto (64,2%) e telefonare (63,6%) e spendono in media 20 euro al mese.

Boom per Internet: il 99% degli intervistati usa la rete, il 47% ha il collegamento nella propria stanza e il 94% naviga da solo.
Spesso ricevono inviti da parte di sconosciuti che chiedono il numero di telefono, una foto o un incontro diretto e accettano dal 15 al 38% di loro. Ma non mancano insulti, foto ose' o minacce anche se il 36% del campione non sa che si tratta di bullismo elettronico ('Ho solo girato una foto che mi avevano mandato' oppure ''Stavo scherzando', sono le giustificazioni più frequenti) e il 24% ne è stato vittima. L'11,5% degli episodi è avvenuto a scuola, il 66% fuori. Infine, secondo i figli, in genere i genitori non sanno come loro usano il web o il cellulare (rispettivamente 36,2% e 62%), si lamentano che ci passino troppo tempo e ne controllano l'uso nel 10,5% dei casi per Internet e nel 15% per quanto riguarda il cellulare.


Link interno


Cyberbullismo e pedopornografia on-line, dal sito dell'Istituto Minguzzi


mercoledì 10 novembre 2010

Ngn, gli operatori si uniscono Una società per la nuova rete

[La Repubblica.it 10/11/2010] LA RETE internet italiana di nuova generazione è più vicina: oggi gli operatori coinvolti nel progetto di realizzare un network che porti fibra ottica e connessioni a 100 megabit nelle case hanno dato vita a una società che permetterà loro di condividere gran parte dei costi dell'iniziativa. "Una pietra miliare per il settore delle telecomunicazioni", la definisce a caldo Stefano Pileri, ora amministratore delegato Italtel e per anni responsabile della rete telefonica italiana in Telecom. Un passo importante, concordano gli esperti, ma solo il primo, sul piano formale, per un obiettivo che occuperà i prossimi anni: dare all'Italia una rete banda larga di nuova generazione (Ngn), per reggere il passo con gli altri Paesi, che continuano a superarci in innovazione internet.

La società della rete, partecipata da Telecom, Vodafone, Wind e Fastweb e aperta all'ingresso di soggetti pubblici, è una buona notizia a fronte delle polemiche delle ultime settimane, quando sembrava non potesse esserci nessun accordo tra gli operatori. E Corrado Calabrò, presidente di Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) ancora un mese fa bollava come ormai lontano il sogno di una società comune tra gli operatori per l'Ngn. L'accordo raggiunto al ministero dello Sviluppo Economico è quindi una svolta positiva, anche se parziale. Gli operatori infatti condivideranno solo le infrastrutture passive Ngn, che comunque rappresentano il 60-80 per cento dei costi per portare fibra nelle case: scavi, cavidotti, canaline verticali che entrano nel palazzo.

Niente società della rete completa, quindi, un'ipotesi a cui pure si mirava e che avrebbe assicurato sinergie totali tra gli operatori. Una società completa avrebbe significato avere una sola rete Ngn italiana, creata da tutti gli operatori e condivisa tra loro. L'accordo invece esclude dalla condivisione la fibra e gli apparati. Gli operatori dovranno quindi usare i propri oppure affittare quelli di Telecom Italia, con modalità e costi attualmente allo studio di un altro tavolo, presso l'Agcom. Ricordiamo che in Italia una rete Ngn c'è già: è quella di Fastweb, presente in sette città. E Telecom ha un piano per coprirne altre, fino al 50 per cento della popolazione nel 2018. La società della rete dovrebbe servire per accelerare i tempi e allargare, forse, la copertura.

Comunque, tra gli esperti è il tempo dell'ottimismo. "L'accordo - osserva ancora Pileri - pone le basi per una forte velocizzazione dello sviluppo delle nuove reti a banda ultra larga sia fissa sia mobile. Così nel nostro Paese saranno realizzati e usati servizi digitali coerenti con quanto richiesto dall'Agenda Digitale per l'Europa".

"E' un accordo molto positivo perché definisce finalmente un modello comune agli operatori e agli investitori pubblico-privati per la definizione di una filiera della infrastruttura passiva", aggiunge Luca Berardi, analista di Idc esperto il telecomunicazioni. L'obiettivo degli operatori è infatti coinvolgere investitori pubblici e privati nella società veicolo, di cui devono ancora essere definiti composizione e governance.

"L'accordo è uno snodo importante, soprattutto perché a questo punto cadono le riserve della Cassa depositi e prestiti su un eventuale finanziamento dell'Ngn", dice Cristoforo Morandini, di Between-Osservatorio Banda Larga. "Il processo sarà comunque ancora lungo e complesso, perché vanno affrontati subito una serie di nodi molto delicati", continua. Per esempio, la governance della società, per la quale il ministero ha istituito un altro tavolo tecnico di 90 giorni. Altro nodo è se e quando Telecom spegnerà la rete in rame, per far posto alla fibra ottica assicurandone la sostenibilità economica.

L'importante è non perdere più tempo. L'Italia continua a perdere posizioni in Europa per diffusione delle offerte in fibra ottica residenziali: ora siamo al 14esimo posto, dall'11esimo del 2009, secondo l'ultimo rapporto di Ftth Council. L'inerzia di operatori e istituzioni hanno fatto perdere al nostro paese dieci posti negli ultimi tre anni. Agli inizi del secolo, grazie allo slancio di Fastweb, l'Italia era in testa alla classifica.

venerdì 5 novembre 2010

Dati personali, diritto all'oblio e social network: si muove la Ue

[01net 05/11/2010] C’è un percorso comune tracciato da Viviane Reding, commissaria europea per la giustizia i diritti fondamentali e la cittadinanza, e Neelie Kroes, commissaria responsabile per l’agenda digitale, che porta a una revisione dell’attuale normativa sulla protezione dei dati personali.
Un percorso che parte dalla percezione che la normativa esistente, risalente al 1995, non sia più adeguata al contesto sociale e tecnologico sviluppatosi in questi anni e dalla volontà di ” rafforzare i diritti delle persone, eliminando allo stesso tempo la burocrazia allo scopo di assicurare la libera circolazione dei dati nel mercato unico”

A tal fine, la Commissione presieduta da Reding presenterà nel corso del prossimo anno una nuova proposta legislativa, frutto di una consultazione pubblica condotta in questi mesi, della quale sono stati delineati in questi giorni gli obiettivi principali, riassunti in cinque punti.
La proposta è consultabile integralmente a questo indirizzo e cittadini e parti interessate sono invitati a esprimere il loro parere in merito entro il prossimo 15 gennaio. Il primo obiettivo è un rafforzamento dei diritti individuali, così che la raccolta e l'utilizzo dei dati personali siano limitati allo stretto necessario. In questo caso il richiamo sarà a una maggiore trasparenza e alla possibilità di esprimere il loro consenso informato al trattamento.
Soprattutto rientra in questo primo punto anche un forte richiamo al diritto all’oblio, una volta che i dati non siano più cancellati o che il titolare ne desideri la cancellazione.
Come ben si legge nelle pagine di chiarificazione che accompagnano il comunicato dell’Unione, al centro del dibattito c’è proprio il cambiamento intervenuto nella gestione dei dati personali con l’avvento dei social network.
”Un singolo social network , si legge nella nota, oggi conta qualcosa come 500 milioni di utenti in tutto il mondo. Vale a dire quanti l’intera popolazione dell’Unione. In questo scenario, è necessario che i benefici tecnologici per gli individui, le imprese e le pubbliche autorità vadano di pari passo con il necessario rispetto per i dati personali che devono essere adeguatamente protetti, qualunque sia la tecnologia in uso”.
Ogni utente deve essere informato su come e da chi i suoi dati vengono raccolti, deve essere consapevole dei suoi diritti in termini di accesso, rettifica e cancellazione e deve essere in grado di esercitare questo diritto senza vincoli.
Soprattutto, ed è qui che si arriva al diritto all’oblio, il singolo utente deve avere il diritto di rimozione completa dei suoi dati. […] Chi desidera cancellare il proprio profilo da un sito di social networking deve poter ricorrere al service provider perché siano rimossi completamente i suoi dati personali, includendo in questa accezione qualunque oggetto, anche le foto.

Un secondo importante obiettivo riguarda invece la libera circolazione dei dati nel territorio dell’Unione, oggi vincolata ai frequenti contrasti tra la norma europea e le singole legislazioni nazionali. Il richiamo sarà a una ricerca di uniformità, in un’ottica di mercato interno.

In virtù del trattato di Lisbona, ed è questo il terzo obiettivo, l’Unione si impegnerà alla definizione di norme generali di protezione dei dati che interesseranno tutti i settori, inclusa la cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale. In questo quadro dovrebbe essere rivista anche la normativa datata 2006 che impone alle imprese la conservazione dei dati di traffico tra i sei mesi e i due anni.

Gli ultimi due obiettivi riguardano la protezione dei dati trasferiti al di fuori dell’Unione, in un’ottica di cooperazione con i Paesi extra-Ue, e l’opera di armonizzazione del ruolo e delle competenze delle autorità di protezione dei dati.

giovedì 4 novembre 2010

Le informazioni da non postare su Facebook

[Jack 04/11/2010]

Facebook è croce e delizia del web, come sanno bene molti degli utenti iscritti al social network. L’idea alla base del progetto di Zuckerberg è di creare un mondo sempre più aperto e connesso, ma ci sono informazioni che è meglio non rendere disponibili a tutti.

“Sempre più casi di uso fraudolento delle informazioni: meglio non dire tutto al resto del mondo”

Molti gli interessati – Tra chi spulcia sui profili del social network non per motivi d’amicizia, ci sono datori di lavoro, forze dell’ordine, cacciatori di informazioni e pure i cyber criminali , che sono interessati ai furti di identità e a carpire quante più possibili informazioni sugli ingnari auto delatori del web.

Data di nascita e nomi dei familiari – Anche se non ricerverai gli auguri per il tuo compleanno, poco male. Meglio non pubblicare online la tua data di nascita. O almeno non completamente: in America viene usata dai criminali per ricostruire i dati della tessera sanitaria che, come la patente, è uno dei pochi documenti concreti all’interno degli USA. Un altro dato sensibile che è meglio non pubblicare, è il nome da nubile di tua mamma. Spesso fa parte delle classiche domande di conferma del sistema, che si usa per ricordare la password di accesso. E, per ovvi motivi, è fondamentale non pubblicare online il nome dei bambini. Che, in quanto minori, hanno, o dovrebbero comunque avere, maggiori tutele online. Soprattutto da parte dei propri genitori.

Il tuo indirizzo e le immagini del tuo appartamento – Oltre a mostrare al mondo dove è fisicamente locata casa tua, l’indirizzo personale è un dato rischioso da pubblicare. Chiunque può farsi un’idea del tuo tenore di vita, se per caso è sopra, oppure sotto, oppure in linea con il tuo tenore di vita. Come anche le immagini della propria casa: certo è bello mostrare l’ultimo acquisto fatto all’ikea, ma è anche ovvio che la planimetria del tuo appartamento può servire ai cyber ladri dotati di spirito d’osservazione: equivale a un sopralluogo, comodamente eseguito al computer.

Le tue ferie e i tuoi spostamenti - E anche per le ferie è meglio andarci cauti, anche se è una grande tentazione raccontare al mondo dove andrai a passare le vacanze: ci sono stati casi in cui, dopo comunicazioni del tipo “non sono a casa, dal giorno X, al giorno Y”, “sono in vacanza al mare” e simili, i ladri hanno fatto visita agli appartamenti lasciati incustoditi, conosendo preventivamente gli orari, gli spostamenti, la durata delle ferie, dei proprietari dell’immobile.

Foto inappropriate e confessioni online – Anche sulla questione foto, inclusi tag e commenti, bisogna andarci cauti. Sono innumerevoli i casi al mondo in cui degli scatti da ubriachi, in pose compromettenti, in atteggiamenti fin troppo libertini, sono costati il posto di lavoro, se non peggio...Così come il sexing, ovvero le foto sexy soprattutto eseguite da incauti e ingenui utenti, spesso ragazze, in un momento di ormonale euforia, possono invece diventare un concreto e spesso costante, motivo di ricatto. Anche le dichiarazioni, le confessioni che arrivano dal cuore, è meglio tenersele nell’intimo. Anche perché non credere che possa veramente interessare la resto del pianeta se odi il tuo capo, non sopporti il tuo tedioso lavoro o se l’erba del tuo vicino è sempre più buona. Le attività, lecite e illecite, di qualsiasi utente, vengono spesso raccolte dalle dichiaraizioni spontanee sulle proprie pagine. Come ad esempio un comportamento al limite o rischioso alla guida di un veicolo, non è proprio l’ideale da postare online se sei in cerca di una nuova compagnia di assicurazione.

Numero di telefono e motori di ricerca – Fin troppi utenti non fanno attenzione a dove postano, se nel proprio profilo o all’interno di un gruppo sottoscritto, il proprio numero di telefono, mobile o fisso che sia. Certi dati sono leggibili da tutti, certo sono accessibili agli utenti con cui sei più in intimità, ma anche all’amico dell’amico di un conoscente del tuo conoscente. E alcune delle pagine, è sempre bene ricordarlo, sono visibili anche al di fuori del solo, già enorme, network sociale. E anche autorizzare la visione del proprio profilo tra i risultati dei motori di ricerca, può essere contruproducente: apparire su google vuol dire rendere disponibile a tutti il tuo nome, la tua faccia, il tuo sesso e buona parte delle informazioni lì riportate.

martedì 2 novembre 2010

Internet è un motore economico, la politica dorme

[Tom's Hardware 02/11/2010] di Pino Bruno

In Gran Bretagna Internet è diventato uno dei motori dell'economia del paese: si parla di più di 115 miliardi di euro. A questo punto Internet è un giocherello per adolescenti, come pensa buona parte del ceto politico italiano, oppure un settore vitale, come si ritiene al di là della Manica? In Gran Bretagna Google ha commissionato un rapporto al Boston Consulting Group (BCG), che ha prodotto risultati sorprendenti. Oggi la rete britannica vale il 7,2 per cento del prodotto interno lordo e "entro il 2015 - si legge - Internet potrebbe valere il 13 per cento del PIL. Più del classico settore finanziario (9%), del commercio tradizionale (11%), del comparto manifatturiero (12%)".

Lo sguardo intelligente sul futuro della banda larga italiana

Nel Regno Unito Internet è la quinta industria, con un fatturato annuo di 100 miliardi di sterline. Le aziende con il dominio co.uk, quasi tutte piccole e medie, impiegano circa 250mila persone, con un export pari a 2,80 sterline per ogni bene importato del valore di una sterlina. Cifre da capogiro anche per la pubblicità in rete, con un giro di affari annuo di 3,5 miliardi di sterline.

Sarà per questo che gli ultimi governi di Sua Maestà hanno messo la banda larga (quella vera, da 100 Mb/s) ai primi punti dell’intervento strategico, per colmare il digital divide entro il 2015? Solo le infrastrutture saranno adeguate, è scritto nel rapporto di BCG, si potrà mantenere questo ritmo positivo. Insomma, senza banda ultra larga, il trend potrebbe affievolirsi.

Indice BCG

Inevitabile il confronto con l’Italia, dove prosegue la sceneggiata sugli investimenti pubblici fantasma e sulla cosiddetta Società mista per la Nuova Rete. "La data non è stata ancora fissata, quando lo sarà noi saremo disponibili: siamo pronti ad andare avanti", ha detto venerdì scorso l’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè. Alla domanda se nella costituzione della società ci sono problemi, Bernabè ha replicato: "non lo so, questo bisogna chiederlo agli altri grandi gruppi".