MILANO - Oltre la metà dei genitori inglesi spia i propri figli su Facebook per capire cosa fanno in rete e monitorare gli eventuali pericoli, ma anche per conoscerli meglio, perché si sentono «tagliati fuori» dalla loro vita. Questo il risultato dell’indagine promossa dalla Bullguard Internet Security che ha evidenziato che il 55% di papà e mamme d’Oltremanica guarda abitualmente i profili Facebook della prole, con il 41% che ne monitora gli aggiornamenti di status, il 39% la bacheca e il 29% che tiene d’occhio le foto caricate. Quanto alle motivazioni alla base dei controlli, queste spaziano dall’istinto iperprotettivo (6%) alla curiosità (14%) e se un quarto del campione genitoriale ammette di ricorrere a tale sistema per cercare di conoscere meglio i figli, un buon 40% si rifiuta di usare simili trucchetti, mentre il 5% dice che lo farebbe anche, se solo sapesse come si fa. E proprio per evitare di essere beccati a fare gli spioni al primo login, i genitori si stanno facendo furbi e uno su 20 ora accede a Facebook o Twitter dall’account di un amico.
Ma la presenza online di mamma e papà non infastidisce i ragazzi solo per il rischio-controlli, ma anche perché, a loro dire, «Facebook non è un posto per vecchi», come è spiegato nella descrizione del gruppo For the love of god–don’t let parents join Facebook («Per amor di Dio, non lasciate che i genitori arrivino su Facebook») fondato su Fb nel 2007 e che conta già oltre 7.700 iscritti. Ma il fenomeno dei genitori ficcanaso sembra perlopiù circoscritto all’Inghilterra, visto che da un recente studio commissionato dal Moige (il Movimento italiano genitori) a Trend Micro sui pericoli della rete è emerso che solo 6 genitori italiani su 10 mettono in guardia i propri figli sui rischi del web, mentre la maggior parte preferisce agire «sulla fiducia». Nove ragazzi su 10 usano regolarmente Facebook, pur conoscendone il corretto settaggio della privacy solo nel 40% dei casi. Dati che tutto sommato confermano quelli del Norton Online Family Report di Symantec, che nel 2010 aveva puntato il dito contro la scarsa attenzione mostrata dai genitori italiani sui pericoli della rete, visto che ben il 65% preferisce lasciare la libertà ai figli di esplorare il web, così da poter decidere in autonomia quale sia il comportamento più adeguato da adottare online. Non a caso, anche se il 58% dei giovani intervistati ha ammesso di aver avuto un’esperienza negativa in rete, solo il 40% degli adulti ha detto di esserne a conoscenza.
Simona Marchetti
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