La pedofilia è una preferenza sessuale dell’individuo, sicuramente frutto di un disturbo psichico, ma non è un reato. La pedofilia, infatti, definisce un orientamento della libido, rivolta verso persone non mature sessualmente, ma non è necessariamente un comportamento esteriore. Esistono persone che sono pedofili, ma che non pongono in essere nessuna condotta illecita. Quindi può esistere una pedofilia tenuta a bada dai freni inibitori (come può esserlo qualsiasi forma di desiderio sessuale).
Altra questione sono i soggetti che molestano o usano violenza sui bambini. Le loro azioni sono spesso (ma non esclusivamente) dettate da pedofilia, ma costituiscono ovviamente reati molto gravi e comportamenti abietti.
Oggi, in questo senso c’è una certa confuzione tra reati e disturbo psichiatrico. L’attenzione sulla pedofilia si è amplificata in questi ultimi anni: forse perchè se ne parla molto e perchè la si lega al web.
Sicuramente fatti illeciti di molestia a minorenni si sono sempre verificati, ben prima di internet.
La pedofilia, nei suoi aspetti psicologici e in quelli criminosi esiste a prescindere dalla rete e si è sempre manifestata anche con fatti di cronaca nera eclatanti del passato.
Internet però ha avuto un ruolo di diffusione e di amplificazione della discussione su questi fatti. Probabilmente ha anche avuto un ruolo nell’emersione di comportamenti esteriori devianti, anche in soggetti che avrebbero altrimenti tenuto sopiti i loro istinti. La fruibilità, enormemente aumentata, di materiale pedopornografico, ha fatto aumentare l’interesse e ha fatto probabilmente insorgere anche comportamenti emulativi. L’effetto che ne è derivato è che il numero di pedofili sembra enormemente aumentato.
Forse internet è stato solo un modo di tirare fuori dall’ambito della violenza familiare e della cronaca nera un triste fenomeno.
Inoltre la diffusione di materiale pedopornografico è diventata business, tramite la rete, in mano a organizzazioni criminali. Internet ha reso il mercato più vasto e i clienti più raggiungibili.
Quindi sicuramente qualcosa è cambiato. Ma nulla è cambiato nel livello di attenzione che dobbiamo avere come genitori nella difesa dei nostri figli.
Quando noi andavamo a scuola, la raccomandazione era quella di non accettare caramelle dagli sconosciuti: era il momento della diffusione massiva delle droghe. Oggi ai nostri bambini va insegnato a non accettare caramelle, né reali, né virtuali.
Spesso i preadolescenti sono presenti sui social network e navigano in totale autonomia. Le loro capacità tecniche sono decisamente superiori alla loro maturità e alla loro capacità di difendersi.
I bambini (perché a 10 o 12 anni direi che ancora possiamo chiamarli bambini, no?) devono sapere che un contatto da parte di un adulto con cattive intenzioni può arrivare attraverso tanti canali e tante forme.
Devono sapere che esistono persone adulte che creano falsi profili sui social network, spacciandosi per loro coetanei. Devono sapere che, per ogni richiesta che sembra loro strana, possono rivolgersi a noi e chiedere spiegazioni. Devono sapere che quello che può essere proposto come un gioco spesso non lo è.
Tutto questo, però non devono saperlo solo per navigare in internet, ma per ogni situazione in cui possono trovarsi anche nella vita “reale”: perché i “falsi profili”, le persone che si mostrano come amici, ma possono non esserlo, possono esistere un po’ dappertutto.
Oltre a construire un rapporto di fiducia con i propri figli che gli permetta di sentirsi tranquilli di venire a porci domande, ci sono alcuni semplici consigli pratici che possono diminuire i rischi di adescamento in internet.
- Tenere il computer in un luogo di passaggio della casa e non chiuso in camera
- Spiegare ai figli chiaramente cosa non bisogna condividere in rete, ad esempio indirizzo, numero di telefono, nome della scuola frequentata, fotografie di un certo tipo. Stabilire delle regole chiare, meglio se discusse insieme, e spiegatene i motivi
- Createvi un profilo sul social network usato dai vostri figli e fatevi aggiungere tra i contatti in modo da poter monitorare qualche comportamento anomalo
- Parlate esplicitamente del fatto che a volte possono sentirsi non capiti a casa, e che in quei casi è più facile cadere vittime di falsi amici in rete.
- Specificate che non c’è nulla, assolutamente nulla, di cui non possono venire a parlarvi, o chiedere se hanno dubbi
- Siate molto attenti a comportamenti sospetti dei vostri figli, soprattutto se state attraversando un periodo di grande stress famigliare, come ad esempio una separazione o una malattia
Insieme a questo video vi lascio un paio di link per approfondire:
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