[IL Sole24Ore 06/08/2010] In principio la promessa era il gioco ma presto ci si è accorti che era solo un pretesto. Foursquare, il "geo"social network del momento, ha festeggiato pochi giorni fa i 100 milioni di chek-in e ora non può più nascondersi. Con la scusa del gioco è riuscito dove altri hanno fallito stimolando il boy scout che c'è in noi. Il meccanismo è diabolico in sé ma sorprendentemente semplice perché fa leva sull'innato piacere che proviamo nell'esplorare e nel raccontare dove siamo, cosa abbiamo visto e se ci è piaciuto.
Ecco come funziona: l'utente dal cellulare dotato di Gps può segnalare dove si trova e volendo anche cosa sta facendo. Gli iscitti a Forsquare possono così sapere dove è l'amico ma anche semplicemente cosa dicono gli altri iscritti. A rendere il tutto più stimolante si inserisce il gioco inteso come sistema di incentivi. Il meccanismo è perverso ma funziona. Più chek-in, ovvero più segnalazioni si effettuano e più talloncini (badge) si vincono. Un po' come le spillette dei boy scout.
Se poi si è il primo a segnalare un luogo allora si viene eletti sindaci. Per ora due milioni di utenti giocano con Forsquare "colonizzando" a colpi di check-in il globo terrestre. Pochini rispetto al mezzo miliardi di utenti di Facebook (cento milioni i profili aperti). Ma il confronto è ingiusto e irrispettoso perché i due social network fanno mestieri diversi. L'idea segreta del fondatore Dennis Crowley è quella di trasformare il suo social network in una sorta di guida turistica per cellulari aperta, dove i tutti i partecipanti possono segnalare e recensire locali, ristoranti, alberghi, cinema insomma tutto. Per poi, una volta raggiunta la massa critica, vendere tutto il pacchetto - dati degli utenti inclusi "possibilmente in forma anonima"- a motori di ricerca interessati a mappare il territorio con i consigli e recensioni di appartenenti al network. Detto in altri termini, i candidati potrebbe essere venduti a Google, Microsoft insomma i big del web interessati a dati geolocalizzati. Almeno sulla carta. Ma a che punto è la redazione di questa Lonely Planet aperta e condivisa? Perché non provarla direttamente negli Stati Uniti, dove risiede il 60% di quei due milioni di fousqueristi? E precisamente perché non provarla direttamente in California terra di valli al silicio e imprenditori del 2.0?
Il viaggio inizia a Los Angeles. Scesi dall'aereo la prima cosa da fare è accendere il cellulare, collegarsi e vedere un po' che cosa c'è in giro. Si scopre che esistono locali che, in cambio di pubblictà gratuita, offrono birre o ingressi omaggi a chi si presenta e effettua un check-in. Iniziative che durano una giornata per puristi della geolocalizzazione. Ma, promozioni a parte, l'aspettativa è un'altra.
Ovvero trovare qualche cosa che non c'è nelle guide cartacee come la "dritta" sulla specialità dello chef, l'ora giusta per visitare un Museo, eccetera. Ecco, da questo punto di vista il network non ha ancora le idee troppo chiare. Mike A., per esempio, segnala che all'ultimo piano della libreria di Barner & Nobles dentro a The Grove, una cittadella per lo shopping bene a Los Angeles, si gode la migliore vista. Rachel J mette in guardia da non andare nel centro di sabato perché troppo affollato (che scoperta!), mentre la maggior parte dei 4square-scout si limita a segnalare quanto è bello lo shopping. Meglio sui ristoranti: collegando a Foursquare da Harry's a San Francisco si scopre che Erict T. consiglia il manzo Kobe anche se ammette che è due volte più caro degli altri ristoranti. La stessa informazione si può però trovare in una guida normale. Come anche il fatto che all'Hotel Luxor di Las Vegas ci sono stanze poco luminose e che non bisogna fidarsi di tutte le reti Wi-fi aperte. Insomma, nulla di eclatante.
Più interessante invece è l'interazione con possibili nuovi amici. Il sistema in tempo reale segnala se per esempio qualcuno intorno a te sta effettuando un check-in. Si scopre così che magari a pochi metri di distanza qualcuno come te con un cellulare in mano è connesso a Foursquare. La sensazione è intrigante ma anche inquietante. Dipende naturalmente dal carattere. Qualcuno potrebbe sentirsi violato nella proprie prerogative di anonimato (privacy). Altri potrebbero cogliere l'occasione per nuove conoscenze. Del resto, se si sceglie di giocare a Foursquare se ne devono anche accetare le regole. Altrimenti che gioco è?
Luca Tremolada
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