Il rapporto analizza situazioni diverse, per cui ci sono casi in cui la diffusione di notizie via Internet viene considerata quasi una minaccia per l'approfondimento e il giornalismo tradizionale, e casi in cui costituisce una valvola di sfogo e di diffusione del libero pensiero, là dove le altre vie sono vietate da leggi restrittive. E ci sono casi di sempre maggiore integrazione: per esempio il New York Times ha rilevato che il 70 per cento dei suoi 1,1 milioni di utenti registrati sono anche sottoscrittori dell'edizione stampata. Tanto che, in termini globali, mettendo insieme Internet e carta stampata, i lettori negli ultimi anni sono aumentati.
Identikit dei lettori di notizie sul web. I lettori di notizie via Internet sono però in linea di massima diversi dai lettori di giornali tradizionali, sia come fascia d'età, che nello stile di lettura. Infatti, si legge nel rapporto dell'Ocse, Internet è la fonte principale d'informazioni per i giovani dai 16 ai 24 anni, che tuttavia non sono i principali lettori: leggono di più infatti nella fascia 25-34 anni. Tuttavia, secondo gli analisti dell'Ocse, si tratta di un tipo di lettura piuttosto irregolare, spesso superficiale, meno approfondita rispetto a quella dei quotidiani. Citando una ricerca effettuata nel Regno Unito, si rileva inoltre che "sebbene i giovani mostrino un'apparente facilità e familiarità con i computer, si affidano in modo preponderante ai motori di ricerca, guardano piuttosto che leggere e spesso non posseggono gli strumenti critici per valutare le informazioni che trovano sul web".
Le percentuali. Qual è la percentuale dei lettori di notizie online? Nei Paesi Ocse si va da una percentuale minima del 20 per cento, a una media del 50 che però raggiunge picchi del 77 per cento (nella Corea del Sud). Si tratta di lettori che non pagano, "la volontà di pagare per le notizie online è bassa ma in crescita": si citano i casi di successo, come quello del Wall Street Journal e del Financial Times. Mettendo a confronto gli utenti di Internet e i lettori di notizie online, la percentuale è però piuttosto bassa: in media solo il 5 per cento dei navigatori va sui siti alla ricerca di news.
Da dove vengono i ricavi. Dal punto di vista delle entrate, i quotidiani online hanno raccolto solo il 4 per cento della la pubblicità piazzata sulla stampa nella media dei Paesi dell'Ocse. E questo li rende deboli, considerato che attualmente in media i ricavi dei quotidiani vengono per il 57 per cento dalla pubblicità e per il 43 per cento dalle vendite. Tuttavia sono sempre più concreti i progetti di vendita delle news online, ricorda l'Ocse, senza contare il fatto che i giornali su Internet si stanno organizzando per vendere anche altri servizi ai propri clienti.
Ancora imponente il giro d'affari delle notizie. Il mondo delle notizie, per quanto colpito dal declino e dalla crisi economica, muove ancora un giro d'affari più che consistente: infatti nel 2009 la circolazione di notizie online e off line sommata alle entrate da pubblicità ammontava a 164 miliardi di dollari, più del giro d'affari della vendita di dischi (27 miliardi di dollari) dei videogame (55 miliardi di dollari), dei Dvd (85 miliardi). Però la crisi è arrivata per tutti: tra il 2007 e il 2009 il mercato dell'editoria ha perso il 30 per cento negli Stati Uniti, il 21 per cento nel Regno Unito, il 18 per cento in Italia, il 17 per cento in Canada. Tra i Paesi che hanno registrato cali inferiori l'Austria (-2 per cento), l'Australia (-3 per cento) e la Francia (-4 per cento).
Il Giappone è il Paese con più lettori di quotidiani. Tuttavia, in termini assoluti, il Giappone dal 2005 a oggi è diventato il Paese con "la più alta densità di lettori di quotidiani a pagamento nell'Ocse", un primato che a lungo era stato detenuto dalla Norvegia. In Giappone circolano 526 quotidiani in media ogni giorno per 1000 abitanti, più dei 458 della Norvegia, dei 400 della Finlandia, dei 362 della Svezia e dei 292 della Svizzera. L'Italia con la Spagna è fanalino di coda: solo 90 quotidiani ogni 1000 abitanti. Ma l'Italia ha tuttavia un primato positivo nella lettura dei quotidiani: i pochi lettori di casa nostra leggono il doppio della media. Se infatti nella media Ocse si dedicano dai 20 ai 30 minuti alla lettura dei quotidiani, (solo in Spagna questo tempo medio scende a 18 minuti) gli italiani leggono molto più a lungo, ben 51 minuti, superati solo dai turchi (64 minuti).
Stampa locale in declino. Il declino della carta stampata emerge anche dalla riduzione del numero dei quotidiani, che è particolarmente accentuata per la stampa locale. In Francia, per esempio, si è passati dalle 153 testate locali del 1945 alle 56 del 2004, per la stampa nazionale la riduzione è da 26 a 10 testate. Nel 2008 venivano pubblicati nei Paesi dell'Ocse circa 4000 quotidiani. Tra il 2007 e il 2008 anche i quotidiani che hanno resistito hanno ridotto di molto le vendite. Ma ci sono le eccezioni, tra le quali l'Ouest in Francia, Usa Today e il Wall Street Journal. In linea di massima, a soffrire di più è la stampa locale, che tra il 2004 e il 2008 in tutti i Paesi dell'Ocse ha perso l'8,3 per cento contro il 2,8 per cento della stampa nazionale.
Come cambia l'informazione su Internet. Cresce invece la lettura delle notizie online. Ma per ora i siti d'informazione preferiti sono quelli collegati a network già conosciuti: per esempio in Gran Bretagna svetta la BBC, negli Stati Uniti i lettori preferiscono i siti Internet dei loro quotidiani preferiti. Che differenza c'è tra le edizioni scritte e quelle online? Il rapporto dell'Ocse dedica un capitolo all'analisi delle differenze, rilevando che, in genere, perdono terreno le notizie di interesse locale, c'è una maggiore omogeneità nelle scelte che viene compensata dal maggiore spazio dato ai commenti sia dei giornalisti (sotto forma di blog, spesso) che dei lettori. Si tende inoltre a privilegiare notizie di grande impatto, e si svalutano le inchieste e gli approfondimenti.
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