[La Stampa 14/06/2010] Cari smanettoni della Rete, mandateci i vostri lavori e vi troveremo un posto fra Mondrian e Rachel Whiteread. Suona più o meno così l’appello del direttore del Guggenheim Museum di New York, che sta setacciando il Web per trovare i prossimi capolavori di video arte che saranno esposti per due anni a partire dall’inizio di ottobre e, in seguito, faranno il giro degli altri musei del gruppo.
Il Guggenheim ha aperto un account sul portale di condivisione, è pronto ad ospitare fino a duecento installazioni. Dopo le selezioni i video rimarranno venti. Il museo, dice la curatrice Nancy Spector, cerca così di acchiappare una nuova generazione di artisti e visitatori. «YouTube è estremamente affascinante- spiega la Spector al Guardian- perchè ci permette di coinvolgere pubblici diversi, un obiettivo che non smettiamo mai di perseguire». Timori? Nessuno. «Non mi preoccupa che un tributo a Lady Gaga potrebbe finire per essere una importante opera d’arte e non vogliamo escluderlo». Spazio quindi, alle preferenze degli utenti, in perfetto stile 2.0
Il Guggenheim infatti valuterà anche i voti ricevuti dai lettori, non solo la qualità dell’opera: «Sul Web gli artisti dialogano con la cultura popolare», dice la Spector. Secondo i responsabili del museo l’operazione Play potrà far cambiare marcia al “portalone” griffato Google, capace di raccogliere miliardi di clic e di creare fenomeni virali- un esempio? Susan Boyle- ma fino a questo momento più consultato per cercare filmati in stile Paperissima che le opere d’arte.
Secondo il Pew Research Center, infatti, tra le categorie dei video più cliccati spicca quella delle “riprese divertenti”, spesso pubblicate dagli stessi utenti, guardati dal 50% degli intervistati. Una percentuale maggiore di quelli che invece hanno cliccato su filmati a carattere informativo o giornalistico, il 38% degli internauti. In coda, le installazioni artistiche.
Ora il Guggenheim prova ad invertire la rotta, concentrandosi su animazioni e filmati in 3d perché, dicono dal museo, «i meccanismi sono cambiati ed è interessante vedere dove sta andando la creatività».
Ed Sanders, capo del marketing di YouTube, ammette che la collaborazione «almeno sulla carta» sembra improbabile, ma che l’incontro tra arte e cultura popolare «è entusiasmante» anche per loro. «C’è una comunità vivace di artisti online- dice- ma è ancora troppo frammentata. Speriamo che in questo modo riesca ad emergere».
GIUSEPPE BOTTERO
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