lunedì 10 settembre 2012

Scuola, nuova campagna della privacy: sì a cellulari e tablet, no alle foto sui social network

[Giornale Il referendum 08/09/2012]
Settembre, tempo di bilanci e di novità. Con l’inizio della scuola ormai alle porte (l’apertura dei cancelli è prevista per il 12 settembre), le commissioni si riuniscono e decidono le regole per i prossimi nove mesi. L’argomento più caldo è sempre lo stesso: la tutela dei dati personali di genitori ed alunni. Il presidente dell’Organo Garante per la Privacy, Antonello Soro, parla delle nuove decisioni per l’anno scolastico e fornisce un vero e proprio “decalogo” di nuove regole per presidi, insegnanti e studenti: nessuno è esente dalle norme già in vigore.
Spicca, fra tutti, un provvedimento che fa discutere. Sono ormai lontani i tempi delle bacchettate, dei giornalini sotto il banco e degli oggetti personali ritirati: ora, a scuola, si può perfino portare il cellulare o il tablet. L’utilizzo di questi strumenti tecnologici è infatti previsto nella nuova normativa: uno studente ha diritto a portare il proprio iPad e a servirsene durante la lezione “per motivi strettamente personali”. È, questa, una decisione controversa. Gli smartphone, infatti, hanno sicuramente delle potenzialità interessanti ai fini dell’ascolto e dell’apprendimento (con un semplice telefono si può registrare la lezione per memorizzarla a casa, oppure avere a disposizione un vocabolario ed un’enciclopedia per meglio comprendere concetti difficili), ma sono anche una fonte di distrazione. Solo cinque o sei anni fa, in classe, ogni cellulare doveva essere introdotto spento, e il massimo svago fornito era di mandare un sms: oggi, la decisione di tenere accesi anche dei supporti elettronici che lasciano un libero accesso al mondo informatico e scattano foto e video fa sicuramente discutere. In difesa del nuovo provvedimento, c’è da dire che la libertà lasciata alle singole scuole è molta: l’ultima parola spetta quindi al preside e al consiglio degli insegnanti di ogni istituto.
Giro di vite, invece, sulla pubblicazione di foto e video su Internet, anche attraverso qualsiasi social network: senza il consenso dei diretti interessati, non sarà più possibile nemmeno condividere attraverso Facebook le immagini di una gita scolastica o il video di una recita. Avranno vita breve, quindi, i filmati effettuati di nascosto e poi caricati attraverso siti come YouTube o ScuolaZoo: chi viene sorpreso può essere passibile di denuncia.
Un tema caldo è anche quello della pubblicazione dei nomi e dei dati degli studenti: sono ufficialmente dichiarati pubblici gli scrutini e gli esiti di interrogazioni ed esami. Il risparmio di carta ha avuto la meglio: approvate le pagelle online e i registri elettronici, anche se il Garante si riserva di tornare sull’argomento in un secondo tempo. Tutti, di conseguenza, potranno visionare le valutazioni proprie e dei compagni; vietato, in compenso, lasciar trapelare informazioni su condizioni di salute o possibilità economiche delle famiglie. Voti sì, ulteriori comunicazioni no: a questo punto, ci si chiede se la cosa migliore non sia uno spazio in Internet dove ogni studente può visionare la propria cartella personale, lasciando al singolo la decisione di diffondere o meno risultati e condizioni. La scuola dovrà anche prestare estrema attenzione all’utilizzo delle informazioni di allievi e famiglie, comunicando ogni movimento ed ogni pubblicazione: i genitori hanno sempre diritto di ricorso. Anche i questionari per sondaggi o raccolta di opinioni dovranno sempre essere proposti previa approvazione del singolo studente.
Per quanto riguarda le consegne dei temi in classe, invece, non è stato considerato lesivo della privacy assegnare dei compiti con riferimenti al “mondo personale” degli alunni. Sta ovviamente al buonsenso dell’insegnante l’evitare alcuni argomenti delicati, senza introdursi prepotentemente nella riservatezza della persona. Di sapore orwelliano è l’ultima regola, ossia quella riguardante le telecamere nell’edificio scolastico: esse però potranno essere accese solo negli orari extra-scolastici, quando insegnanti e studenti non saranno presenti nell’edificio. Per la prima volta viene consentita una sorveglianza telematica negli istituti, mirata più ad evitare intrusioni nell’edificio che al controllo della disciplina studentesca. Un po’ assurdo il cavillo che segue: tutte le immagini dovranno essere cancellate dopo ventiquattro ore.
Nuove regole per la privacy, dunque, che guardano verso il mondo informatico e sociale. La scuola comincerà già con queste nuove norme; alcune, tuttavia, risultano un po’ contraddittorie. Gli alunni possono registrare la lezione con un tablet, ma finiranno nei guai se diffondono foto o video della scuola; gli studenti devono rispettare la consegna di un tema in classe un po’ troppo approfondito, ma possono rifiutare un questionario i cui dati verranno utilizzati solo dal consiglio di istituto; è proibito mettere su Internet i video della gita scolastica, ma a fine anno i voti di ogni persona sono ben visibili sui tabelloni. In fin dei conti, la situazione non è cambiata di molto: ci vorrebbero delle regole più omogenee ma soprattutto decise, volte a promuovere il saggio uso della tecnologia e a limitarne il più possibile, fra le mura di scuola, lo scopo ludico oppure offensivo. Oltretutto, è in qualche modo triste vedere imposte per legge le regole del vivere civile e del buonsenso: c’è veramente bisogno di una norma che vieti la pubblicazione di dati sulla salute degli studenti e sul loro status economico? E’ il momento che spariscano le gogne sulla pubblica piazza, e si torni a un atteggiamento meno schematico e rigido, ma sicuramente più umano.
Chiara Gagliardi

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