Sempre più italiani su Internet. Cresce
l’utenza di smartphone e social network, diminuiscono i lettori di libri
e quotidiani a vantaggio dell’informazione online. In questo contesto,
la condivisione telematica delle biografie personali comporta una
rinnovata concezione della privacy, con la diffusa percezione, tra gli
internauti, dei rischi per la sicurezza di dati e contenuti pubblicati
in rete. Di questi temi si è discusso durante la presentazione del 10°
Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione “I media siamo noi. L’inizio
dell’era biomediatica”, promosso da 3 Italia, Mediaset, Mondadori, Rai e
Telecom Italia e presentato il 3 ottobre a Roma presso la Sala
Capitolare del Senato.
Al discorso introduttivo
del presidente del Senato, Renato Schifani, che ha sottolineato le
potenzialità e i rischi della comunicazione digitale, hanno fatto
seguito, tra gli atri, gli interventi di Giuseppe De Rita e Giuseppe
Roma, Presidente e Direttore Generale del Censis e del presidente
dell’Ucsi, Andrea Melodia.
I consumi mediatici nel 2012 –
La tv resta ancora il mezzo più pervasivo, ma cambia il modo di
guardarla: il 42,4% degli italiani cerca su YouTube i programmi
preferiti per personalizzare i propri palinsesti, crescono gli utenti di
mobile tv e tv satellitari (+1,6%) e della radio via web tramite il pc
(+2,3%), a dimostrazione dell’integrazione dei vecchi media con la rete.
In costante crescita gli iscritti a Facebook, passati dal 49% del 2011
all’attuale 66,6% degli internauti, corrispondenti al 41,3% degli
italiani e al 79,7% dei giovani. Nel comparto della telefonia spopolano
gli smartphone (+10%), posseduti da più della metà dei giovani (54,8%).
Prosegue, invece, la crisi della carta stampata (-2,3% di lettori per i
quotidiani, -11,8% per la free press) e dell’editoria libraria (-6,5%).
L’era biomediatica – L’individuo
è al centro del sistema mediatico grazie alla miniaturizzazione dei
dispositivi e al proliferare delle connessioni mobili: in quella che il
Censis ha definito “era biomediatica”, l’aspetto che più colpisce è
“l’esasperazione della personalizzazione”, da cui deriva il rischio di
un conformismo dell’informazione “fai da te”, come ha sottolineato De
Rita. Alla bio-mediatica, che vede i media come un’estensione delle
funzioni vitali, deve accompagnarsi una bio-media-etica, che preveda “un
sistema il più possibile condiviso di valutazione qualitativa, sul
confronto, sul dialogo, sulla responsabilità personale”, ha chiosato
Melodia.
L’industria dei contenuti digitali – Cresce
il ruolo di Internet nel mercato della pubblicità, con un +12,3% di
investimenti nel settore, al secondo posto, dopo la tv, per capacità di
influenzare le scelte d’acquisto dei consumatori. In rete occorre
re-inventare non solo la pubblicità, come ha evidenziato Novari, ma
anche l’editoria, che grazie all’edicola digitale, come dimostra
l’esperienza degli Usa, può trovare soluzioni alla crisi del settore
venendo incontro alle nuove esigenze dei lettori, ha sottolineato Costa,
amministratore delegato Mondadori. Diffusione e redistribuzione dei
contenuti digitali interessano anche il mercato televisivo secondo la
duplice prospettiva esposta da Nieri, di Mediaset, e Marano, della Rai.
Da un lato, servono regole allo sfruttamento da parte della rete dei
contenuti prodotti, dall’altro, la vera sfida della multimedialità
consiste nella creazione di contenuti “web-nativi” per offrire un
“servizio globale”.
Internet e privacy – Il
75,4% di chi accede a Internet ritiene che la propria privacy possa
essere violata sul web, quasi la stessa percentuale rivendica il diritto
all’oblio, più della metà degli italiani vorrebbe una normativa più
severa a tutela della privacy, minacciata oggi da “enormi banche dati”
che mettono in pericolo il nostro “corpo elettronico”. Lo ha affermato
il Garante della privacy, Antonio Soro, invitando a considerare la
tutela della privacy un “diritto e non un costo” e “una sfida di
libertà” da vincere con una maggiore “coesione tra i vari poteri”.
Elena Angiargiu
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