lunedì 5 marzo 2012

Gli italiani e la privacy online: accettate le regole del web marketing, temuti i social network

[Event report 05/03/2012]
Tracciabilità dei dati di navigazione e profilazione delle abitudini degli utenti usate a scopo di marketing non preoccupano più di tanto gli italiani, che hanno accettato i meccanismi del web: ciò che temono è invece la divulgazione di dati sensibili e personali sui social network.

È quanto emerge dalla ricerca Privacy & Permission Marketing Online 2011, promossa da MagNews, società specializzata in digital e direct marketing, su un campione di 1.018 utenti della Rete con lo scopo di analizzare la percezione che gli italiani hanno della tutela della privacy sul web. L’indagine è stata condotta dall’istituto di ricerca Human Highway, in una prima edizione nel 2009 e nuovamente quest’anno, così da attuare un confronto e identificare un trend.

Un primo dato da notare è che nell’arco di questi due anni il livello di preoccupazione generale relativo alla tutela della privacy non è aumentato, nonostante l'argomento sia stato maggiormente al centro dell'attenzione dei media e nonostante anche l'accresciuta consapevolezza degli utenti. Solo una persona su tre è molto preoccupata che della tracciabilità dei propri dati: un terzo del campione non è preoccupato e il restante terzo non si è nemmeno soffermato sulla questione.

Le percentuali cambiano quando si parla di social network, i più temuti: trovare proprie foto o video su Facebook è ciò che preoccupa ben il 53% degli intervistati, tanto che il 44,1% afferma che, a seguito di questo timore, ha modificato il proprio utilizzo di questo media. A seguire, fra gli utenti più esperti della Rete e più consapevoli, la preoccupazione riguarda l’utilizzo della carta di credito (44%) e la possibilità di essere geolocalizzati (34%).

In generale, dalla ricerca emerge che gli utenti italiani sembrano abbastanza informati sui principali strumenti di profilazione passiva del web marketing: il 58% sa cos'è un cookie e il 71% che cos'è un indirizzo IP; il 48% di chi è iscritto a una newsletter è consapevole che chi la invia può sapere chi la apre e chi clicca sui link contenuti, ma solo il 16% sa cos’è Google Dashboard (il servizio che raccoglie tutti i dati associati all'utilizzo degli strumenti Google da parte di un singolo account – posta, contatti, calendario, alert, blog, documenti ricerche...).

Gli utenti sembrano essere mediamente "rassegnati" ai meccanismi del web marketing. Il 42% è d’accordo o abbastanza d’accordo con l’affermazione che non c’è posto dove la privacy possa essere tutelata sul web: il 40% accetta il marketing comportamentale (cioè quello che opera con le tracce di navigazione che lasciamo sul web proponendoci pubblicità basata sui nostri comportamenti) come normale evoluzione della pubblicità in Rete, il 39% ne è infastidito e il restante 21% non lo teme, non se ne preoccupa o lo reputa addirittura un servizio a valore aggiunto.

Per quanto riguarda invece la profilazione attiva sul web, quando cioè si accetta di compilare un form, ciò che infastidisce maggiormente gli utenti sono le richieste relative al proprio reddito: il 49,5% non vuole comunicare la fascia di reddito e altrettanti l’entità del proprio patrimonio.

Considerando invece la normativa vigente sulla privacy, ben il 41% degli utenti campione non legge mai l’informativa per il rilascio dei dati personali; il 30% la legge solo parzialmente e solo il 13% la salva e la conserva. Questo anche perché c’è poca fiducia nella validità della normativa: il 40% se ne sente poco o per nulla tutelato e il 37% solo in parte tutelato.

Il report Privacy & Permission Marketing Online 2011 è allegato qui sotto.

Scarica: MagNews Privacy & Permission Marketing (1,5 MB

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