giovedì 11 febbraio 2010

Guerrini spiega Facebook e i social network tra potenzialità e pericoli

[Tiscali 11/02/2010]
Oltre quattrocento milioni di utenti. Un'autentica (e molto popolosa) nazione che ogni giorno si incontra scambia dati, propone iniziative, forma gruppi di opinione e controinformazione, si dedica perfino alla coltivazione virtuale della terra sul più popolare social network del momento: Facebook. Buona parte di queste persone si ritrovano anche su Twitter, la piattaforma tecnologica dedicata al microblogging. Sono gli eredi fortunati di Bebo e MySpace, mentre all'orizzonte già si intravvede il fenomeno FriendFeed. Insomma, della cultura popolare degli anni zero fa indissolubilmente parte la voce "social network". Sempre in bilico tra chi pensa che sia un nuovo modo di aggregare le persone, fare informazione e attivismo politico, e quelli che gridano all'attività sovversiva e alla costante violazione della privacy. Dove sta la verità? Abbiamo cercato la risposta assieme a Federico Guerrini, giornalista esperto di Internet, autore di Facebook Reloaded (edizioni Hoepli) e Alla scoperta di Twitter (Nuov@ Periodici).
Federico, cominciamo dalla questione della privacy. Quali sono i maggiori rischi derivanti dall'uso di Facebook?
"Alcuni rischi si possono evitare avendo le idee chiare sulla gestione del proprio profilo di utente di un social network. Ad esempio, ci sono agenzie di lavoro che esplorano siti come Facebook alla ricerca di determinate figure professionali. Se un curriculum ben scritto è abbinato a foto di sbronze e party selvaggi, quel primo "campionamento" delle professionalità online rischia di girare a lungo fra le banche dati, con le conseguenze che si possono immaginare. E' praticamente scontato che i dati di chi si iscrive ad un social network vengano usati a scopo commerciale. Più grave è la questione del furto di identità: si sono verificati numerosi abusi di questo genere, ecco perché la prima regola è conoscere meglio chi avanza una richiesta di amicizia su Facebook, prima di accettarla, o chi vuole aggregarci ad un gruppo di opinione o di attività su possibili interessi in comune".
Le applicazioni aggiuntive di Facebook, come Buddy Poke, la foto del giorno o Farmville, quanto mettono a rischio la privacy degli utenti e quanto espongono Rete e computer a virus?
"Una recente modifica su Facebook ha fatto molto discutere. Ora l'elenco dei propri amici, la foto del profilo, non si possono escludere dalla condivisione pubblica. Le applicazioni aggiuntive andrebbero controllate accuratamente per capirne l'invasività prima di installarle nel proprio profilo. Tra le truffe peggiori ci sono le finte petizioni perché Facebook resti gratuito, perché riveli all'utente quante persone visitano il suo profilo o per avere un accesso premium al servizio. Tutte bufale create per raccogliere dati personali e usarli in catene di spamming commerciale. Tra l'altro lo spamming su Facebook c'è già, e riguarda le richieste di amicizia generate automaticamente dal sistema che regge il social network, indipendentemente dalla volontà dei diretti interessati".
Social network come nuovo mezzo di informazione e iniziativa popolare. Davvero fa paura ai media tradizionali e al potere politico?
"Se fa paura è solo per arretratezza culturale. L'informazione in circolo, se verificata, è un bene per tutti. Il passaparola può preoccupare solo chi ha qualcosa da nascondere, dunque al limite è scomodo per chi detiene il potere ma decisamente dalla parte dei cittadini. L'informazione non è mai cattiva, al limite può essere vera o falsa, ai giornalisti il compito di fare da garanti in merito. D'altra parte Facebook ha aggregatori di notizie come Informare per resistere o Giornalettismo che hanno il merito di mettere in evidenza temi che trovano sempre meno spazio sui media tradizionali. Sarà interessante vedere se questo tipo di funzione possa porsi come alternativa valida a Google News. Anche come modello di business editoriale".
Quali sono, a suo parere, gli aspetti di Facebook trascurati e sui quali sarebbe il caso di tenere gli occhi puntati?
"Uno è sicurmente la moneta virtuale che questo social network, che ormai ha gli stessi "abitanti" di un Paese molto popoloso, sta cominciando a battere. Una riconversione in crediti delle spese effettuate mediante social network con carta di credito o prepagata, con cui è possibile fare doni ai propri amici".
Breve digressione: che fine ha fatto MySpace che fino ad un anno fa era il re dei social network?
"In un'ipotetica mappa delle connessioni, se Facebook rappresenta tutto il mondo, ad eccezione di Russia, Cina e pochi altri Paesi, MySpace è ridotto da un'isola virtuale che mantiene popolarità soprattutto negli Usa e presso la comunità di artisti. Si sta riposizionando sul mercato, avrà presto nuove funzioni che permettano di interagire con le piattaforme di Facebook e Twitter e sarà sempre più dedicato ai musicisti".
Ed eccoci a Twitter: al di là della novità del momento, a cosa serve il micro-blogging?
"Il suo valore aggiunto è la ricognizione di fatti ed emozioni in tempo reale. Non è un caso che le prime notizie sul disastro di Haiti o sulla repressione violenta delle manifestazioni antigovernative in Iran ci siano arrivate via Twitter. Brevi ma incisive e con il sapore dell'emozione, dell'adrenalina del momento in cui il blogger riportava la micro-notizia. Con il conseguente abbattimento delle barriere della censura e dell'informazione di regime. Ma Twitter, così come Facebook accessibili via telefonia mobile, serviranno sempre più a documentare i propri spostamenti, i luoghi di ritrovo preferiti, dunque a stabilire anche le nuove tendenze in fatto di eventi, locali da frequentare, da pubblicizzare e in cui ritrovare i propri amici. Aspetti non trascurabili per chi vuole costruire il business del futuro".
E di FriendFeed che diciamo?
"E' per addetti ai lavori, diciamo che per ora assomma alcune funzioni di Facebook (da cui è stato acquistato di recente) e di Twitter. Vedremo come si svilupperà. Nel frattempo il mondo del Web ha già prodotto una mutazione profonda di cui è necessario essere coscienti".
Sarebbe?
"La privacy come la intendevamo fino a poco fa non esiste più. Quando si mettono dei contenuti sul Web bisogna capire che la loro accessibilità continuerà ad essere potenzialmente disponibile all'infinito. Anche se ci si è cancellati da un social network, annullando il proprio profilo di utente. A maggior ragione ora che Bing, il motore di ricerca di Microsoft, sta cominciando ad indicizzare anche i contenuti di Facebook e affini".
Cristiano Sanna

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