martedì 26 aprile 2011

Social per beneficenza

[Lettera 43 25/04/2011] n Fight Club, capolavoro di David Fincher tratto dall’indimenticabile romanzo di Chuck Palahniuk, era il leader del Progetto caos, un bipolare cavaliere nero che odiava la società contemporanea e le sue insopportabili esteriorità fasulle.
Ma lontano dal grande schermo la star Edward Norton ha tutto un altro atteggiamento verso la civiltà. La sua idea di creare un social network per il fundraising (guarda il video) a finanziare progetti benefici è infatti diventata un fenomeno.

Colletta digitale

La creatura 2.0 di Edward Norton, fresco ambasciatore per la biodiversità delle Nazioni unite, si chiama Crowdrise.com: un Facebook molto particolare, perché pensato per raccogliere denaro a supporto di iniziative ambientaliste, umanitarie, sociali, animaliste e così via.
Il meccanismo è semplice. Chiunque può iscriversi e compilare un profilo con i propri gusti, hobby, interessi, foto , proprio come sul social network di Mark Zuckerberg. Su Crowdrise però c’è un obiettivo ben preciso: fare colletta per finanziarie le campagne, crowdsourcing secondo la terminologia del momento, e fare del bene al tuo prossimo.
PARTECIPANO ANCHE I VIP. Il social network di Norton funziona con successo, essenzialmente per due motivi. Primo, la potenza della celebrità. Tra gli iscritti figurano decine di vip e star del cinema, tra cui Barbra Streisand, James Franco, Will Ferrell, Ashton Kutcher, Paul Rudd e gli Jonas Brother. Di ogni vip, proprio come per tutti gli altri iscritti, si può visitare il profilo e scoprire quali sono le iniziative che hanno lanciato e per le quali stanno tentando di raccogliere fondi.
DO UT DES. L’altro segreto del successo è l’aspetto ludico dell’interazione: in questa rete di donatori volontari e ispiratori di progetti benefici vige la regola del do ut des: chi offre somme di denaro per finanziare le idee degli altri acquisisce punti da utilizzare in giochi a premi, estrazioni, aste e così via. D’altronde, come recita il payoff sotto al logo del social network, qui «se non doni non piaci a nessuno».

Le campagne delle star e degli utenti

Un meccanismo molto intrigante, anche perché piuttosto democratico: l’idea di Paul Rudd di «mettere in vendita» il suo compleanno per raccogliere fondi a sostegno dell’American cancer society (guarda la photogallery delle campagne dei vip su crowdrise) ha le stesse possibilità di partenza del fundraising per il disastro in Giappone o del Cage’s Pet Society, colletta digitale avviata da un volenteroso bambino di 10 anni che vuole occuparsi degli animali abbandonati e randagi del suo quartiere.
Anzi, la presenza dei vip è un vantaggio: un loro eventuale supporto può essere un clamoroso trampolino di lancio per l’idea degli altri utenti del network, un irresistibile richiamo per i donatori.
CONDIVISIONE E IRONIA. Alla presentazione di Crowdrise, Norton ha spiegato che l’idea ruota attorno al concetto di «narrazioni personali»: le persone possono creare le proprie narrazioni e rappresentazioni di sé e dei propri valori e cause in cui credono, per condividerle con gli altri.
La condivisione serve così a mettere concretamente in pratica le proprie inclinazioni. La particolarità di Crowdrise è che rispetto ad altri siti e strumenti sul web per il social good, qui il registro non è autero e serioso, bensì spesso molto ironico e irriverente. «Si fa volontariato e ci si diverte anche parecchio», ha sintetizzato l’attore e ideatore, che con il suo supporto alla Maasai Marathon, evento internazionale di beneficenza, ha contribuito a raccogliere 1,2 milioni di dollari in meno di due settimane.
TUTTI SU CROWDRISE. Ecco perché decine di Ong e charity internazionali sono accorse su Crowdrise, creando un profilo e postando le proprie campagne. Crowdrise, vero e proprio fenomeno del momento, è il place to be, il luogo digitale in cui ogni associazione umanitaria e impegnata nel sociale non può non essere, quantomeno per quanto riguarda gli Stati Uniti.
Dalla sua il social network delle star dal cuore tenero ha d’altronde anche l’estrema facilità di utilizzo: per creare e proporre un’iniziativa, ha assicurato Norton, bastano 15 minuti. Si carica una foto, si inserisce il nome del progetto e la cifra che si vuole raggiungere per renderlo possibile, più video e qualche riga di testo, meglio se personale e suggestivo. Naturalmente si può selezionare un’associazione già esistente come destinatario finale dei fondi. E il gioco, quello della charitable life digitale, è fatto.


Giuliano Di Caro

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