[FareFuturo WebMagazine 02/06/2010] di Floriana Bulfon Luca Conti, di professione conversational media consultant. Luca, un ragazzo di Senigallia, che ha fatto della sua passione per internet una professione. Fa consulenza per tante aziende sul mondo del web, insegna all’università, scrive per Il Sole 24 Ore e ha pubblicato vari libri sull’uso di Skype, sul business online, su Facebook e Twitter. L’abbiamo incontrato per parlare di social media, blog, web 2.0 nel nostro paese.Ultimamente molti politici hanno scelto di utilizzare i social media. Pensi che finalmente abbiano capito le potenzialità di internet o che la cultura politica italiana sia ancora lontana dalle nuove tecnologie?
Temo che la cultura politica italiana sia ancora lontana, molto lontana. Non si spiegherebbero altrimenti disegni di legge e regolamenti inapplicabili per la rete. Fare attività sul web solo in campagna elettorale è controproducente e ancora pochi l'hanno capito. Il bello comincia dopo le elezioni, soprattutto per chi è stato eletto. Se vediamo già solo cosa succede nel Regno Unito, ci rendiamo conto come siamo indietro anni luce. Eppure basterebbe poco: farsi consigliare da persone competenti e giovani.
Obama lancia in questi giorni il blob west wing week, scene "rubate ad hoc" del dietro le quinte per avere un contatto diretto con gli elettori, senza il filtro dei giornalisti. Che ne pensi?
Penso che i social media nascano come media personali e siano perfetti per la comunicazione non mediata tra politico e cittadino. Chi ci investe su, in energie e tempo, è destinato a trarne grandi benefici nel medio termine. I salotti di Porta a Porta sono destinati a perdere la loro influenza, soprattutto sul pubblico più giovane. È solo questione di tempo. Il tuo ultimo libro è Comunicare con Twitter. Il web è sempre più informazione prodotta dal basso e con percorsi di fruizione differenti. Qual è la tua opinione sul futuro dell'informazione nel nostro paese?
Penso che i giornali di oggi siano destinati a cambiare profondamente. Redazioni di 400 persone che scrivono un articolo al giorno non si reggono più col travaso di risorse, di attenzione e di pubblicità dalla carta al web. È una questione di numeri. Sta agli editori e ai giornalisti cogliere questa come una opportunità di rinnovamento e non un ostacolo verso la pensione. La tv è destinata comunque a mantenere la sua leadership, considerando il basso livello di alfabetizzazione informatica dei nostri concittadini. Certamente quelli più attivi, più dinamici e più influenti usano già massicciamente il web. I pubblicitari se ne stanno accorgendo, vedi calo di risorse sui periodici e sui giornali verso il web. Vedo un pluralismo che cresce al di fuori della tv ed è una buona notizia, anche se non basta per essere ottimisti. Tu hai scritto anche Fare business con Facebook. Come entrano il marketing e l'economia nei social network?
Entrano o dovrebbero entrare in punta di piedi, come facilitatori di conversazioni e non interruzioni pubblicitarie. È inevitabile che sia così, altrimenti chi paga le bollette dei network a fine mese? Le aziende più lungimiranti hanno cominciato ad investire su questi canali nel modo giusto, ottenendo grandi benefici in termini di reputazione, passaparola, fidelizzazione dei clienti. Un ritorno alle origini del mercato, verso la conversazione. Niente di nuovo, se ci pensiamo bene.Quale pensi sarà il futuro dei social network?
Citando Charlene Li, nota analista del settore, i social network sono destinati a diventare come l'aria. Li respiriamo e neanche ci pensiamo. È già così per milioni di persone, che pubblicano contenuti, commentano contenuti altrui, dal pc o dal telefonino. Organizzano eventi in rete e si incontrano fisicamente. È già realtà per molti, non solo giovani e giovanissimi. I numeri del fenomeno Facebook, con quasi mezzo miliardo di persone attive nel mondo, ne è una controprova. Cosa pensi della bozza del nuovo codice di autodisciplina a tutela della dignità della persona sulla rete internet?
Penso sia corretto affrontare i problemi della rete con regolamenti che nascano dal basso, coinvolgendo le persone e le aziende che vivono quotidianamente in questi spazi. Il successo di queste iniziative passa per norme volontarie e attraverso l'educazione delle persone a usare la rete in maniera consapevole. Vietare o punire, su Internet, non funziona. Spero possiamo andare avanti su questa strada.1 giugno 2010
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