giovedì 12 aprile 2012

Il cyberbullismo

[11/04/2012 Altalex]
Oggigiorno, i bambini e gli adolescenti, al pari degli adulti, dispongono di apparecchiature tecnologiche sofisticate in grado di ampliare oltremisura la loro rete di comunicazione. Infatti, nell’era della comunicazione telematica la piaga sociale del bullismo si è, ulteriormente, sviluppata, dando libero sfogo ad un fenomeno nuovo, il cyberbullismo.

Strettamente correlato al bullismo, il cyberbullismo o bullismo elettronico consiste in atteggiamenti e comportamenti da parte di qualcuno, finalizzati ad offendere, spaventare, umiliare la vittima tramite i mezzi elettronici (l'e-mail, la messaggeria istantanea, i blog, i telefoni cellulari, i cercapersone e/o i siti web). Le vittime dei bulli telematici sono adolescenti di 12-14 anni, in età scolare che, nella maggior parte dei casi, frequentano la stessa scuola del cyber-persecutore.

Il cyberbullismo, sebbene meno diffuso del tradizionale bullismo, rappresenta un fenomeno che coinvolge sempre più bambini e adolescenti. La sua espansione è imputabile alla mancanza del linguaggio del corpo, del suono della voce e di tutti gli altri aspetti della comunicazione presenti nel mondo reale. A fronte di tale carenza, il bullo non percepisce che il dolore, la frustrazione, l'umiliazione provocano nella vittima reali sentimenti di angoscia e di paura. Benché si presuma che gli effetti del cyberbullismo sulla psichiche umana siano simili a quelle del bullismo tradizionale, non si hanno ancora riscontri precisi, dal momento che il fenomeno è relativamente recente e non sono ancora possibili studi sui risultati a lungo termine. In ogni caso, è noto che il livello soggettivo di dolore determinato dal cyberbullismo può essere molto intenso, tanto più forte quanto più la vittima è debole. Molti professionisti specializzati considerano il cyberbullismo una delle manifestazioni più allarmanti della rete ed è quantomeno auspicabile che tale problema cominci ad essere affrontato anche dal punto di vista legislativo.

Rispetto al bullismo nella vita reale, l'uso dei mezzi elettronici conferisce al cyberbullismo alcune caratteristiche peculiari:

  • Anonimato del bullo: Per la vittima è difficile risalire da sola al molestatore ed ancora più difficile potrebbe essere reperirlo. Tuttavia, ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce e l’anonimato è meramente illusorio: a meno che il cyberbullo non sia un mago della Rete, prima o poi è individuato dagli esperti della Polizia e dei Carabinieri.
  • Indebolimento delle remore morali: l’anonimato del bullo associato alla possibilità di essere "un'altra persona" on-line sono in grado di indebolire le remore morali. È stato, infatti, constatato che, nel mondo virtuale, la gente osa, ovvero fa e dice cose che non farebbe o direbbe nella vita reale.
  • Assenza di limiti spazio-temporali: a differenza del bullismo che si manifesta, frequentemente, in luoghi e momenti specifici (ad esempio, nel contesto scolastico), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo.

Molti cyberbulli assumono un atteggiamento aggressivo e violento allo scopo di ottenere visibilità: per tale ragione compiono l’inverosimile affinchè il loro “gesto eroico” venga conosciuto e reso pubblico.

La maggior parte di essi, infatti, si comporta da bullo proprio per attirare le attenzioni dei mass-media, per riscuotere, cioè, dal mondo esterno tutte quelle attenzioni che non riceve quotidianamente all'interno della famiglia o all'interno del gruppo di amici.

Il cyberbullo è un individuo che indossa una sorta di maschera virtuale e che sfrutta questa nuova situazione per compiere atti disinibiti e aggressivi. Egli crede di essere invisibile, impressione condivisa dalla stessa vittima: entrambi, infatti, assumono identità virtuali e nicknames. Se, da una parte, il bullo si crede invisibile e, quindi, non accusabile perchè non facilmente scopribile, dall'altra parte, la vittima appare al bullo non come una persona vera e propria, bensì come un'entità semi-anonima e non dotata di emozioni o sentimenti. In altri termini, difetta, nel rapporto tra cyberbullo e cybervictim, la concatenazione di feedback che permetterebbe al bullo di comprendere che la vittima sta soffrendo.

Gli studi di psicologia sociale, in proposito, hanno decretato che la "distanza sociale" possa essere il movente per il compimento di atti violenti e orribili. "Distanza sociale" che negli scambi comunicativi eseguiti on-line è ampliata oltre misura.

Il cyberbullismo assume diverse connotazioni (la pubblicazione on line di informazioni spiacevoli ed imbarazzanti su un'altra persona; l’estromissione deliberata di una persona da un gruppo on-line allo scopo di pregiudicare la sua sensibilità; l’invio reiterato di messaggi offensivi diretti a ferire qualcuno etc.).

La forma più frequente è il flaming che consiste nell’invio on-line di messaggi violenti e volgari finalizzati a provocare battaglie verbali in un forum. Il nome flaming esprime uno stato di aggressività durante l'interazione con altri utenti del web. La rete offre la possibilità di inserirsi in nuove situazioni ed ambienti, in cui ogni utente tende a ritagliarsi un proprio spazio.

Con il passare del tempo, si accresce l'attaccamento dell'utente al proprio spazio; conseguentemente, si cerca di intensificare la propria presenza nell'ambiente, postando più messaggi (in un forum) o chattando per ore. Ne deriva che per taluni soggetti la presenza in rete si tramuta in una vera e propria necessità. Tuttavia, se un altro utente o una situazione particolare intacca lo status acquisito, l’utente succube del web si sente minacciato. La reazione è violenta e possono verificarsi due situazioni: qualora l’utente abbia uno spazio diverso dove poter andare, egli decide di abbandonare lo spazio iniziale definitivamente; in caso contrario, qualora ritenga necessario rimanere nel "suo territorio", dove si è faticosamente creato uno status, mette in atto il flaming.

Tra le vittime, solo una parte rivela l’angoscia che sta vivendo ai genitori. Il pericolo di audaci marachelle e di imprudenti quanto coraggiosi silenzi può essere ridimensionato con una vigorosa e prudenziale informazione preventiva, ad esempio evidenziando che tali comportamenti sono azioni delinquenziali di cui si occupano anche Polizia e Carabinieri. L’esplorazione di alcuni siti per la lotta contro il bullismo, come, ad esempio, quelli della Polizia e dei Carabinieri, dovrebbero ammonire qualunque persona a non lasciarsi neanche accarezzare dalla seduzione di giocare a "Scherzi a parte" in Rete e dovrebbe far accrescere la eventualità che le vittime si confidino con i genitori o, comunque, con persone adulte per rivelare e denunciare le condotte moleste subite dai bulli.

Per questo motivo, se la cyber-persecuzione produce un malessere evidente, è auspicabile un effettivo sostegno morale dei genitori e l’assistenza psicologica di medici specializzati. È di fondamentale importanza rassicurare la vittima circa le presumibili minacce o insulti del bullo, senza minimizzare il suo disagio.

In tale contesto, il comportamento dei genitori gioca un ruolo determinante sui comportamenti dei figli che agiscono con prepotenza.

Molte volte, i genitori di bambini e ragazzi che agiscono con prepotenza tendono a difenderli, a tutelarli da chiunque provi a consapevolizzarli degli effetti delle proprie azioni, erigendo un muro difensivo che impedisca ai figli l’attribuirsi la responsabilità della propria condotta persecutoria. Nelle situazioni più gravi biasimano coloro che decidono di prendere provvedimenti efficaci per arginare i comportamenti di prevaricazione e di violenza. La difesa ad oltranza da parte dei genitori ha origine nella crescente autoreferenzialità famigliare, in base alla quale ogni genitore si reputa custode del miglior criterio pedagogico e tende a disprezzare o denigrare chiunque abbia idee contrastanti. È di scarsa importanza se questo si verifichi in modo trasparente o tramite indiscrezioni e maldicenze in quanto, tendenzialmente, la conseguenza è il perpetuarsi delle violenze a danno delle vittime.

Di contro, quando il genitore si assume la propria responsabilità educativa ed incoraggia il figlio ad assumersi la responsabilità della propria condotta vessatoria, si avvia un percorso virtuoso che, attraverso l'accoglimento delle emozioni in gioco, consente di intuire le motivazioni profonde del bullismo e di trovare strategie risolutive delle prepotenze.

Miriana Bosco

Nessun commento:

Posta un commento