MILANO - A fine giugno il Dipartimento politiche antidroga del governo ha annunciato che nel 2009 i consumi di droga si sono ridotti di un quarto rispetto all'anno precedente, con un calo evidente anche nella popolazione generale dei giovani fra i 15 e i 19 anni. Negli stessi giorni, però, uno studio dell'Istituto di Psichiatria e Psicologia dell'università Cattolica di Roma ha richiamato l'attenzione su altre forme di dipendenza dei giovani: analizzando i comportamenti di poco meno di 3mila studenti delle superiori (stavolta, come nel caso dei dati governativi, non si tratta di obesi ma dei ragazzi in generale), Gianluigi Conte e i suoi collaboratori si sono accorti che l'11 per cento soffre di shopping compulsivo (diffuso soprattutto fra i minorenni, che sperperano la paghetta in un baleno), l'8,5 per cento non riesce a fare a meno dell'esercizio fisico, il 7 per cento gioca d'azzardo alle slot-machine o dovunque capiti.
INTERNET - La dipendenza da internet pare invece meno frequente di quanto si temesse: poco più dell'1 per cento degli adolescenti non riesce a staccarsi dalla rete. Come nel caso dello studio del CNR di Pisa, i ricercatori hanno verificato che le dipendenze vanno spesso a braccetto l'una con l'altra, a confermare l'esistenza di una "sindrome da dipendenza" dovuta a una predisposizione psicopatologica di base. Ma perché i ragazzi oggi sembrano così fragili di fronte alle dipendenze? «La famiglia e gli altri "contenitori" istituzionali tipici, dalla chiesa alla scuola, non hanno più il peso di una volta - risponde Conte -. I giovani sono più disorientati, per giunta si trovano di fronte a una maggior possibilità di scelta e occasioni per trasgredire, evadere, tentare di compensare le proprie angosce. E cadono più spesso vittime della dipendenza da una o più sostanze o comportamenti».
Elena Meli
Nessun commento:
Posta un commento