[23/11/2012 La Stampa]
Da poche settimane Sony ha lanciato la “piattaforma” Wonderbook,
sistema che sfrutta la realtà aumentata, sviluppato da SCE London
Studio. Di Wonderbook “Il libro degli incantesimi” e del futuro prossimo
in casa Sony, ne abbiamo parlato con Marco Saletta general manager di
Sony Computer Entertainment Italia.
Da pochissimo avete lanciato Wonderbook, qual è il pubblico a cui si indirizza questo particolare prodotto?
La piattaforma Wonderbook si rivolge alla famiglia e ai bambini in
età compresa tra i sei e i nove anni. Wonderbook è un progetto che nasce
come “Libro degli incantesimi” e che evolverà nel prossimo futuro,
esplorando mondi sempre legati alla lettura, ma diversi da quello che è
oggi “Il libro degli incantesimi”. Faccio riferimento a prodotti che
potranno essere a sfondo scientifico, naturalistico, pensiamo anche alle
graphic novel.
Da Nintendo abbiamo una nuova console che sfrutta
il doppio schermo, da voi abbiamo una piattaforma che usa la realtà
aumentata. L’hardware videoludico va verso direzioni che, in un certo
senso, destrutturano la console tradizionale, per contro i titoli
dedicati agli hardcore gamers presentano scarsissime caratteristiche di
innovazione. In casa Sony come si vive questa dicotomia?
La sensazione è che gli hardcore gamers avranno sempre un ruolo
rilevante, per Sony in modo particolare, ma anche per l’industria
videoludica in generale. È però necessario esplorare strade nuove. “Call
of Duty” arriverà, probabilmente, nel 2030 alla sua trentesima
edizione, nel frattempo sarà obbligatorio per l’industria esplorare
campi diversi. Se si vuole allargare la fetta di mercato non c’è
alternativa. In Italia la penetrazione del videogame è intorno al 40%
delle famiglie, se vogliamo aumentare la penetrazione del prodotto,
occorre innovazione. Sony con la realtà aumentata, prima ancora di
Wonderbook, già con prodotti come “Invizimals” per PSP, che ha riscosso
un grosso successo, sta aprendo e cercando territori inediti.
Ha parlato di console portatili, ma in un periodo
in cui tablet e smartphone riscuotono molto successo per il gioco in
mobilità, soprattutto catturando un ampio bacino di pubblico casual, ha
ancora senso proporre console portatili?
Direi di sì, nel senso che il gioco sul tablet e quello sul
telefonino rimane una prerogativa casual, il gioco su piattaforma
portatile, mi riferisco in particolare alla PlayStation Vita, soddisfa
un bisogno di giocatori più esigenti. Quando Sony lanciò Vita, si rivolse espressamente a un
target hardcore. Credo che nei prossimi due anni i titoli sviluppati
continueranno a rivolgersi allo stesso genere di pubblico, dopodiché
bisognerà valutare se ampliare, anche nel caso della PlayStation Vita,
il target a una platea più allargata. Detto questo non c’è dubbio che
tablet e telefonini, oggi siano territorio anche per videogiocatori.
Parlando di titoli, Sony sta portando avanti
un’interessante commistione tra narrazione e gioco, ha aperto
Playstation Playstation Network una serie di titoli interessanti che
sovrastano la classica divisione tra casual e hardcore. Cosa dobbiamo
aspettarci, su questo versante, in futuro?
Dobbiamo tornare alla domanda precedente, perché le strade sono due:
hardcore gamers e famiglia. L’esplorazione vera per quanto riguarda le
piattaforme la stiamo facendo sul target famiglia, quindi prodotti che
sfruttino il “Move” e poi abbiamo Wonderbook. Per gli hardcore gamers
abbiamo tutto un mondo di entertainment puro. Poi ci sono titoli che
permettono di immergersi nella storia anche a livello emotivo, in questo
senso “Heavy Rain” ha dato una direzione. E da questo punto di vista
credo che nel 2013 Sony avrà una lineup molto interessante, molto
sperimentale, che guarda a lungo termine anche per gli anni a venire. E
speriamo che ci siano novità anche per l’hardware…
Speriamo, anche, di no…
Perché no? In realtà in questo momento si sente la necessità di nuove
console, perché il consumatore videoludico, dopo sette anni, di Xbox
360 e PS3, inizia ad avvertire il bisogno di qualcosa di nuovo. E per
nuovo si intende grafica che, sembra impossibile, ma a quanto pare, non è
mai abbastanza.
Mentre spengo il registratore non posso che immaginare “Call of Duty 30”.
Alessandra C
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