lunedì 13 dicembre 2010

"Comunicazione e media" del 44° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese (2010)

[ Comunicazione & Media 13/12/2010] Il 3 dicembre scorso è stato presentato il 44° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. Nel capitolo “Comunicazione e media”, emerge che il futuro di Internet dipenderà dal modo in cui verranno sciolti due nodi rimasti irrisolti: i problemi di sicurezza delle transazioni on line e la questione riguardante la totale gratuità o meno dei contenuti reperibili in rete. Al momento solo il 43% degli italiani che utilizzano Internet si dice pienamente fiducioso in merito alla sicurezza delle transazioni (per il 5% sono del tutto sicure, abbastanza sicure per il 38%): un dato nettamente più basso del 58% medio rilevato a livello europeo. Molti gli utenti che hanno incontrato problemi legati alla navigazione in Internet. Il 64% lamenta di ricevere una quantità eccessiva di spam, al 58% è capitato di essere infettato da un virus informatico, l’8% si è imbattuto in incidenti relativi alla violazione della privacy, il 3% denuncia problemi legati alla sicurezza dei minori, il 2% è stato vittima di phishing. Tra le principali precauzioni adottate c’è quella di evitare le transazioni finanziarie on line (e-commerce, e-banking, ecc.), come dichiara il 55% degli utenti (un dato più alto di quello medio europeo, pari al 42%). Venendo al secondo nodo irrisolto, secondo una indagine del Censis per il 64,2% degli utilizzatori di Internet la forza della rete sta nella piena libertà dell’utente, che verrebbe compromessa dalla richiesta di pagamenti per l’accesso ad alcuni siti. L’11,8% sostiene che dovrebbero essere Google e gli altri aggregatori di notizie digitali a condividere i loro profitti con i produttori dei contenuti, dal momento che grazie alle inserzioni pubblicitarie monetizzano il traffico generato proprio da quei contenuti. Il 24% è invece favorevole al superamento dell’opzione «tutto gratis»: il 14,9% si dice disposto ad accettare il pagamento da parte dell’utente dei contenuti di informazione reperibili sul web attraverso il meccanismo dei micropagamenti, mentre il 9,1% si dimostra consapevole che la garanzia della libertà di informazione dipende anche da bilanci sani degli editori, che dovrebbero poter trarre qualche profitto dalle versioni digitali del loro lavoro.

Un dato interessante che emerge riguarda il ruolo dell’editoria digitale. Le previsioni individuano che la quota di mercato dei libri digitali triplicherà quest’anno, passando dallo 0,03% allo 0,1%, per un valore di oltre 3,4 milioni di euro. Si registra anche una forte crescita delle vendite di libri on line: +94,4% tra il 2006 e il 2009, +11,9% tra il 2008 e il 2009, con ricavi superiori a 100 milioni di euro. Anche i primi mesi del 2010 sono positivi: rispetto al giugno del 2009, le librerie on line fanno registrare un incremento dell’attività del 24,5%. Nel 2009 i libri elettronici pubblicati sono stati 685, per un totale di 2.257 opere disponibili sul mercato. I dati al settembre 2010 mostrano una produzione pari a 945 titoli (+38%), raggiungendo così un totale di 3.202 titoli elettronici disponibili nel nostro Paese (+41,8%). D’altra parte, gli utenti Internet rappresentano per alcune testate giornalistiche una significativa percentuale del totale dei lettori: il 19,6% per la Repubblica, il 18,2% per Il Sole 24 Ore, il 15,1% per il Corriere della Sera.

L’accelerazione tecnologica e l’evoluzione dei media rendono la triangolazione «famiglie, minori, media» sempre più complessa. Il 18,2% dei minori utilizza il Pc da solo in casa. Le differenze tra i bambini e i ragazzi di 3-17 anni dovute al titolo di studio dei genitori sono molto forti: ha usato il Pc negli ultimi 3 mesi il 64,9% dei bambini e dei ragazzi con almeno un genitore laureato rispetto al 34,6% di quelli con genitori con al massimo la licenza elementare. I bambini e i ragazzi con genitori con titoli di studio bassi sono svantaggiati sia nell’uso a casa sia nell’uso combinato casa-scuola, a dimostrazione del fatto che la scuola non riesce a colmare il profondo divario dovuto a uno svantaggio sociale.

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