giovedì 15 aprile 2010

Al centro della rete c'è l'uomo

[IL Denaro 15/04/2010]La notizia del momento è che facebook, per numero di utenti, ha superato Google. Non sembra che questo implichi la possibilità che il motore di ricerca di Moint View possa sparire, vista anche la sempre più accentuata diversificazione dei servizi offerti e il consolidamento in settori chiave, come l'online advertising. D'altro canto, sembra che le logiche che sono dietro al successo di Facebook, ovvero quelle di social networking, non siano facilmente replicabili neanche dai talenti di Google, che ha recentemente fatto flop con due dei progetti su cui più ha puntato negli ultimi tempi, Google Wave e Google Buzz. Progetti ambiziosi, che sono stati lanciati come "killer application" ma che poi non hanno fatto troppa breccia nella massa degli utenti, nonostante i diversi apprezzamenti ricevuti.
Il superamento da parte dei social network e delle logiche del 2.0, del web più tradizionale, ha generato una serie di corto circuiti capaci di mandare in tilt esperti e aziende.
La smania di creare e condividere, copincollare e postare, caricare e scaricare, sembra aver creato non pochi incubi e non meno preoccupazioni. I giornali tradizionali sono in una crisi continua, che sommata alla congiuntura economica mondiale del 2009 ha fatto vittime eccellenti e prodotto risposte inadeguate e ancora troppo sperimentali. La paura che il tracollo del mondo discografico a causa della diffusione delle nuove tecnologie possa estendersi a molti altri settori produttivi crea di continuo scompiglio.
Eppure l'affermarsi di Facebook e Twitter sembra inarrestabile, e inevitabile si delinea la necessità di un cambio paradigmantico del modo in cui siamo abituati a percepire il mondo e le relazioni, economiche, culturali e sociali. In questo senso la recente conferma della condanna a Google in Italia, per un video postato da un utente su YouTube, sembra disallineare il nostro Paese rispetto a queste logiche. Ciò che invece si fa necessario, e il bisogno di trasformare logiche poduttive, commerciali, sociali, "normalizzando" e regolando ciò che già è in corso, evitando uno scontro deleterio e che alla lunga porterebbe solo a un naufragio.
La vittoria di Facebook su Google, che è la vittoria del web 2.0, presenta tanti aspetti negativi, ma non più di quanti poteva sembrare che ne presentasse la vittoria della tv sul cinema, o del cellulare sul telefono.
Guardare invece al web 2.0 come a un'opportunità e a una svolta positiva permette lo sviluppo di nuove forme di produzione e comunicazione.
A questo si deve il diffondersi di applicazioni, che governano e rendono utile ciò che a un'analisi superficiale può sembrare deleterio, se non pura perdita di tempo. Ultimo caso, restando in ambito giornalistico, il lancio di un'applicazione per Twitter, che permette di trasformare i post degli utenti in un vero e proprio quotidiano on line, accogliendo informazioni e notizie direttamente dagli opinion leader dei diversi settori di interesse, che quotidianamente e volontariamente, aggiornano i propri profili con informazioni interessanti.
Per questo chi lavora al mondo di domani, chi cerca risposte, chi guarda a quel che accadrà e non a quello che finora è successo, cerca di trasformare la rete di oggi nel web del futuro.
Carmine De Falco

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