[Giornale Il referendum 08/09/2012]
Settembre, tempo di bilanci e di novità. Con l’inizio della scuola
ormai alle porte (l’apertura dei cancelli è prevista per il 12
settembre), le commissioni si riuniscono e decidono le regole per i
prossimi nove mesi. L’argomento più caldo è sempre lo stesso: la tutela dei dati personali
di genitori ed alunni. Il presidente dell’Organo Garante per la
Privacy, Antonello Soro, parla delle nuove decisioni per l’anno
scolastico e fornisce un vero e proprio “decalogo” di nuove regole per presidi, insegnanti e studenti: nessuno è esente dalle norme già in vigore.
Spicca, fra tutti, un provvedimento che fa discutere. Sono ormai
lontani i tempi delle bacchettate, dei giornalini sotto il banco e degli
oggetti personali ritirati: ora, a scuola, si può perfino portare il cellulare o il tablet.
L’utilizzo di questi strumenti tecnologici è infatti previsto nella
nuova normativa: uno studente ha diritto a portare il proprio iPad e a
servirsene durante la lezione “per motivi strettamente personali”. È,
questa, una decisione controversa. Gli smartphone, infatti, hanno
sicuramente delle potenzialità interessanti ai fini dell’ascolto e
dell’apprendimento (con un semplice telefono si può registrare la
lezione per memorizzarla a casa, oppure avere a disposizione un
vocabolario ed un’enciclopedia per meglio comprendere concetti
difficili), ma sono anche una fonte di distrazione. Solo cinque o sei
anni fa, in classe, ogni cellulare doveva essere introdotto spento, e il
massimo svago fornito era di mandare un sms: oggi, la decisione di
tenere accesi anche dei supporti elettronici che lasciano un libero
accesso al mondo informatico e scattano foto e video fa sicuramente
discutere. In difesa del nuovo provvedimento, c’è da dire che la libertà
lasciata alle singole scuole è molta: l’ultima parola spetta quindi al
preside e al consiglio degli insegnanti di ogni istituto.
Giro di vite, invece, sulla pubblicazione di foto e video su Internet, anche attraverso qualsiasi social network:
senza il consenso dei diretti interessati, non sarà più possibile
nemmeno condividere attraverso Facebook le immagini di una gita
scolastica o il video di una recita. Avranno vita breve, quindi, i
filmati effettuati di nascosto e poi caricati attraverso siti come
YouTube o ScuolaZoo: chi viene sorpreso può essere passibile di
denuncia.
Un tema caldo è anche quello della pubblicazione dei nomi e dei dati degli studenti:
sono ufficialmente dichiarati pubblici gli scrutini e gli esiti di
interrogazioni ed esami. Il risparmio di carta ha avuto la meglio:
approvate le pagelle online e i registri elettronici, anche se il
Garante si riserva di tornare sull’argomento in un secondo tempo. Tutti,
di conseguenza, potranno visionare le valutazioni proprie e dei
compagni; vietato, in compenso, lasciar trapelare informazioni su
condizioni di salute o possibilità economiche delle famiglie. Voti sì,
ulteriori comunicazioni no: a questo punto, ci si chiede se la cosa
migliore non sia uno spazio in Internet dove ogni studente può visionare
la propria cartella personale, lasciando al singolo la decisione di
diffondere o meno risultati e condizioni. La scuola dovrà anche prestare
estrema attenzione all’utilizzo delle informazioni di allievi e famiglie, comunicando ogni movimento ed ogni pubblicazione: i genitori hanno sempre diritto di ricorso. Anche i questionari per sondaggi o raccolta di opinioni dovranno sempre essere proposti previa approvazione del singolo studente.
Per quanto riguarda le consegne dei temi in classe,
invece, non è stato considerato lesivo della privacy assegnare dei
compiti con riferimenti al “mondo personale” degli alunni. Sta
ovviamente al buonsenso dell’insegnante l’evitare alcuni argomenti
delicati, senza introdursi prepotentemente nella riservatezza della
persona. Di sapore orwelliano è l’ultima regola, ossia quella
riguardante le telecamere nell’edificio scolastico:
esse però potranno essere accese solo negli orari extra-scolastici,
quando insegnanti e studenti non saranno presenti nell’edificio. Per la
prima volta viene consentita una sorveglianza telematica negli istituti,
mirata più ad evitare intrusioni nell’edificio che al controllo della
disciplina studentesca. Un po’ assurdo il cavillo che segue: tutte le
immagini dovranno essere cancellate dopo ventiquattro ore.
Nuove regole per la privacy, dunque, che guardano verso il mondo
informatico e sociale. La scuola comincerà già con queste nuove norme;
alcune, tuttavia, risultano un po’ contraddittorie. Gli alunni possono
registrare la lezione con un tablet, ma finiranno nei guai se diffondono
foto o video della scuola; gli studenti devono rispettare la consegna
di un tema in classe un po’ troppo approfondito, ma possono rifiutare un
questionario i cui dati verranno utilizzati solo dal consiglio di
istituto; è proibito mettere su Internet i video della gita scolastica,
ma a fine anno i voti di ogni persona sono ben visibili sui tabelloni.
In fin dei conti, la situazione non è cambiata di molto: ci vorrebbero
delle regole più omogenee ma soprattutto decise, volte a promuovere il
saggio uso della tecnologia e a limitarne il più possibile, fra le mura
di scuola, lo scopo ludico oppure offensivo. Oltretutto, è in qualche
modo triste vedere imposte per legge le regole del vivere civile e del
buonsenso: c’è veramente bisogno di una norma che vieti la pubblicazione
di dati sulla salute degli studenti e sul loro status economico? E’ il
momento che spariscano le gogne sulla pubblica piazza, e si torni a un
atteggiamento meno schematico e rigido, ma sicuramente più umano.
Chiara Gagliardi
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