Al bordo della frana che ha cancellato la piazza del paese. Poi al pilone del ponte trascinato da acqua e fango. Smartphone in una mano per documentare i danni dell’alluvione che aveva devastato Mulazzo, in Lunigiana. E nell’altra, tablet per controllare e condividere le informazioni con la Protezione civile. A pochi giorni dal disastro, con il paese isolato dal fiume, Elena Rapisardi, web content strategist, era “sul campo” ma anche in Rete scambiando tweet, foto e video. «Si tratta di passare dalla partecipazione emotiva, quella che ci fa mandare foto e video ad amici o follower per condividere un'emozione, a una partecipazione consapevole, verificata e utilizzabile», dice Elena Rapisardi che dal 2005 si occupa di progetti per l’utilizzo del web 2.0 nelle situazioni di crisi. Lo sta facendo collaborando con le strutture dei soccorsi e formando nuove leve di volontari attraverso la prima Sala Ooperativa 2.0 realizzata con il Centro intercomunale di Protezione civile Colline Marittime e Bassa val di Cecina, una decina di comuni tra Pisa e Livorno.

GEOLOCALIZZAZIONE - - Immagini geolocalizzate, blog e crowdmap su piattaforma Ushahidi (nata in Kenya ai tempi delle violenze post elettorali del 2007 significa “testimone”, in swahili) sono state utilizzate durante il terremoto di Haiti e lo tsunami in Giappone. «Integrare i nuovi media rende più veloce e immediata la comunicazione operativa, fondamentale per aiuti e prevenzione, tra protezione civile, vigili del fuoco, strutture di soccorso. E più concreta l’informazione dei media tradizionali». Applicazioni, gratuite e veloci, mettono in relazione i movimenti e le azioni delle squadre in perlustrazione con l’organizzazione degli aiuti. Sulle crowdmap, attraverso le funzionalità di google (doc, map, earth, latitute) ogni intervento è un punto. Ogni punto si apre con testi e immagini. Si usano dagli rss per i meteo, agli storyfile dell’esondazione di un fiume. Mai come in nei giorni dei disastri in Liguria e in Toscana i media tradizionali hanno citato twitter e facebook come fonti da cui partivano allerta e notizie. A Genova, per esempio, fin dalle prime ore dell’alluvione, migliaia di tweet con hashtag concordato (#allertameteoLG) hanno raccolto le segnalazioni sull’emergenza in un’unica pagina.

I SOCCORSI IN WEB 2.0 - E l’operazione sul campo ad Aulla e Mulazzo è un esempio italiano di un nuovo approccio alla gestione dei soccorsi. Le immagini scattate da Rapisardi, geolocalizzate dal gps del cellulare finivano su una “mappa collettiva”, appunto una crowdmap sulla quale altre persone, vigili, volontari, abitanti, inviavano dati e notizie, segnalavano spostamenti, indicavano altre frane, altri danni. Nel Coc (centro operativo comunale) allestito tra le macerie, da Antonio Campus, geologo e responsabile del Centro intercomunale della val di Cecina arrivato in Lunigiana con l’esperienza del progetto Sala operativa 2.0, condivideva le informazioni raccolte dalle squadre di soccorso da una mappa su web. «La popolazione era rimasta isolata tre giorni», racconta. «Gli aiuti erano concentrati sulle Cinqueterre. Qui la gente si era organizzata con le pale. Ma non erano sufficienti. Dal comando, ad Aulla, era difficile capire cosa serviva ed era necessario registrarle e condividerle anche a distanza». Applicazioni, gratuite e veloci, sono stati gli strumenti con cui Campus ha raccolto e messo in relazione le informazioni delle squadre in perlustrazione. E poi organizzato i soccorsi. La mappa è ancora attiva. Attraverso le funzionalità di Google (doc, map, earth, latitute) ogni intervento è un punto. Ogni punto si apre con testi e immagini che potevano essere aggiornati, nello stesso momento, da chi era sul campo e chi era nel centro operativo.
PREVENZIONE INCENDI - La filosofia (ideale e pratica) del crowdsourcing (partecipazione attiva e democratica della comunità) è la base del soccorso e della prevenzione secondo il modello di Elena Rapisardi che, nel gennaio 2010, ha avviato Open Foreste Italiane. Un progetto pilota che raccoglie segnalazioni di esperti e abitanti a una mappa utili alla prevenzione di incendi: indicando dalla presenza di volontari alla collocazione di idranti, agli specchi d’acqua.

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