lunedì 14 febbraio 2011

Iran, la protesta corre sul web Le rivolte 2.0 sfidano i regimi

[Repubblica.it 14/02/2011] ROMA - "Cercando un altro Egitto", cantava De Gregori qualche anno fa. Un brano che racconta la violenza dell'uomo sull'uomo, dal titolo e dal contenuto profetico alla luce dei fatti di oggi. Che senza internet e i social network, forse non sarebbero mai accaduti. Così dopo la fuga di Mubarak, a "cercare un altro Egitto" sono le popolazioni dell'Iran. E lo fanno come i rivoluzionari del Cairo, cercando di organizzare e gestire le proteste dal web 1, un fenomeno che i regimi provano a stroncare sul nascere, limitando o eliminando del tutto l'accesso alla Rete.

Iran, la piazza sul web. Le proteste del 2011 sono di nuova generazione, come chi le immagina e le rende reali. Lo sono al punto di spingere il Dipartimento di Stato Americano a comunicare con le popolazioni coinvolte attraverso Twitter, chiedendo ai governi di permettere l'uso di internet ai popoli come mezzo per organizzare le manifestazioni. E' proprio il Dipartimento di Stato Usa, attraverso l'account "USAdarFarsi" a dirsi "consapevole dello storico ruolo" svolto fin qui dai social network nelle proteste.

Gli Usa inviano messaggi agli iraniani da domenica scorsa, attaccando apertamente il regime: Amadinejhad viene definito ipocrita dagli Usa perchè, avrebbe appoggiato i moti egiziani solo a parole, mentre cercava di soffocare le manifestazioni organizzate in Iran a sostegno delle rivolte popolari in Medio Oriente. L'ultimo 'tweet' è arrivato quasi in contemporanea alle prime notize da Teheran sugli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti: Washington ha invitato Teheran a permettere "alle persone che godono degli stessi diritti universali di riunirsi pacificamente e di manifestare come al Cairo".

Social net-world. Sulla pagina Facebook "Free Iran 2" c'è uno dei possibili flussi di informazioni su cosa accade a Teheran e Shiraz. Racconti dalla piazza e contributi multimediali, proprio come accaduto agli inizi delle manifestazioni in Egitto. Messaggi come "E' un buon inizio" e video che mostrano i poliziotti in tenuta antisommossa disperdere i manifestanti col gas. I video e le notizie fanno capo a Freedomessenger.com 3, un aggregatore iraniano sulle proteste contro il governo di Teheran. Su Twitter, IranFB 4 è una delle fonti di aggiornamenti più consistenti, con rimandi a Youtube e ai blogger che seguono gli eventi. Negli "hashtags" delle notize, le parole-chiave contraddistinte dal "#" iniziale che fanno capire l'argomento, spesso accanto a "Iran" si legge "Egypt" e "Tunisia". Come a significare che la protesta iraniana è il proseguimento logico di quanto accaduto in quei paesi.

Dal web al mondo. Internet è utilizzato come sponda anche da media tradizionali. L'emittente tv Al Jazira ha pubblicato sul suo sito la notizia degli spari uditi nel centro di Teheran, dove sono in corso manifestazioni anti-governative. A sua volta la notizia arrivava dalla pagina Facebook utilizzata per organizzare le dimostrazioni. Ancora su Facebook e Twitter, sono stati pubblicati messaggi secondo cui il leader dell'opposizione iraniana Mir Hossein Mussavi e sua moglie Zahra Rahnavard sono scesi in piazza per unirsi ai manifestanti. Allo stesso tempo, il sito dell'opposizione Kaleme.com ha segnalato che Mussavi e sua moglie sono stati posti oggi in stato di isolamento nella loro abitazione. Notizie contrastanti che lasciano intravvedere come la disinformazione, voluta o accidentale, filtri agilmente anche in Rete.

TIZIANO TONIUTTI

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