sabato 15 maggio 2010

Chi ha paura del Web 3.0?

[coachingstudio.it 15/05/2010] Dalla nascita del WWW (World Wide Web) nel 1989 (paternità assegnata a Timothy J.Berners-Lee), al suo debutto in società nel 1993 grazie alla magnanimità del CERN, datore di lavoro dell'inventore, la rete delle reti si è evoluta in modo esponenziale. La fase Web 1.0 era caratterizzata da pagine statiche, dove i navigatori leggevano e se ne andavano senza interagire: una serie di brochure impresse nell'etere, complesse e costose da maneggiare e perciò poco variate. L'odierna fase Web 2.0 vede libertà creativa (chiunque può facilmente creare contenuti e modificarli) e di interazione tramite i social network, in testa a tutti
Facebook, Linkedin e Twitter. Già proiettati verso la prossima fase, consapevoli che il tempo si accorcia tra un ciclo e l'altro grazie alla diffusione culturale e tecnologica, stiamo per approdare alla fase Web 3.0. Qui le informazioni presenti in Internet verranno agglomerate in un unico enorme ed accogliente database che promette di rendere i contenuti meglio navigabili e più rapidamente accessibili da un numero sempre più ampio di utenti.
“Internet è come una tela dove la gente dipinge e proietta le proprie paure e i propri desideri” - afferma Esther Dyson, giornalista e filosofa esperta di tecnologie digitali emergenti. “Come il web interattivo possa influire sull'uomo e sul suo quotidiano, e ciò che possiamo fare ed ottenere grazie a questa tecnologia, dipende da noi stessi” - dice, e porta a riflettere che non possiamo ignorare le regole che si stanno creando e che verranno stabilite, nè subire un
cambiamento interattivo che ci avvolge volenti o nolenti. Siamo nella centrifuga: o ci adattiamo al suo vorticare, cercando e trovando l'equilibrio che ci appartiene, o rischiamo di venirne sputati fuori, o peggio ancora fortemente spinti dove non vogliamo andare. Si tratta di “guidare” o di “essere guidati”.
Ad esempio, prendiamo la protezione dei dati personali e i diritti d'autore. I milioni di utenti dei social network – YouTube, Facebook, Flickr, Twitter, e tutti gli altri a cui abbiamo aderito o siamo in procinto di fare – condividono informazioni personali con i loro “amici”. E con gli “amici degli amici”, se siamo interattivamente socievoli e non vogliamo offendere nessuno negando la nostra amicizia. E con molte altre persone che non conosciamo per niente ma che
in qualche modo abbiamo “incontrato” in qualche gruppo di chiacchiera. Le aziende stanno scoprendo che la rete è un nuovo sistema di fare marketing a bassissimo costo, e imperversano innescando e invadendo con “gruppi di amici” altrettanto sconosciuti tra di loro, che in questo modo entrano in contatto con le nostre quotidianità. Alternativa conclamata alla televisione nell'utilizzo del tempo libero, Internet dà spazio al feedback, dove ciascuno può lasciare la propria impronta esprimendo – finalmente! - il proprio parere. Che lì resta per
sempre, o almeno finché un grande fratello pulitore non deciderà di cancellare le stupidaggini che scriviamo nell'aria, visibili a tutti, non passibili di ripensamento.
Le potenzialità del Web 3.0 – e i suoi pericoli – si basano sul “web semantico”, grazie al quale sarà possibile fare ricerche più evolute di quelle attuali, oggi semplicemente basate sulle parole chiave presenti nei testi. Anche la costruzione di reti relazionali e di connessioni tra documenti avverrà secondo logiche più elaborate del semplice link ipertestuale.
I servizi hardware e software saranno presto disponibili sui server web, e non più sui singoli computer connessi in rete, creando l'architettura “cloud computing” che permetterà al singolo utente di accedere con il suo PC (o altro strumento di connessione) alla “nuvola” giusta che fornirà i servizi o i dati richiesti. Le condizioni fondamentali per il cloud computing sono computer più potenti e la tecnologia a banda larga superveloce.
L'idea alla base del “web semantico” è che sul network attuale vada a sovrapporsi una rete di connessione più intelligente, dove i documenti pubblicati siano associati a informazioni e dati che ne specifichino il contesto semantico in formato adatto all'interrogazione, all'interpretazione e all'elaborazione automatica. Ovviamente saranno necessari strumenti e motori di ricerca più evoluti.
Bene, allora quando? Esistono ancora importanti questioni in sospeso, prima di poter avviare il Web 3.0. Ad esempio, ci si domanda chi controllerà l'accesso alla rete rendendo sicuri i dati personali e il rispetto della privacy; ed anche come accertarsi dell'affidabilità delle informazioni disponibili; oppure quale formazione dovranno ricevere gli scrittori della rete per esserne abilitati. Dovremmo tutti quanti imparare l'educazione ed il rispetto, tanto per cominciare, nel
trattare i contenuti in modo attento e responsabile, sia quelli che inseriamo che quelli che prendiamo.
Marina Fabiano

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