martedì 30 marzo 2010

L'Italia perde posti in innovazione "In pieno ritardo tecnologico"

[La Repubblica 30/03/2010] L'Italia è scesa al 48esimo posto, per livelli di innovazione, da 45esimi che eravamo nel 2009: se pensavamo di aver già raggiunto il fondo, tocca ricredersi. Adesso cominciamo a scavare. Lo dice la classifica annuale stilata dal World Economic Forum, su 133 Paesi: il Global Information Technology Report. L'Italia è il solo tra i Paesi ad alto reddito a non occupare una delle prime 40 posizioni. La Spagna è 34esima, la Francia 18esima. Poco sopra di noi c'è l'Ungheria (46esima), il Cile (40esima), la Tunisia (39esima). Il podio, per capacità di innovare, spetta a Svezia, Singapore e Danimarca, mentre gli Stati Uniti sono soltanto quinti. Per la classifica, il World Economic Forum ha considerato parametri come la digitalizzazione della pubblica amministrazione (qui siamo 86esimi), l'uso delle nuove tecnologie da parte dei cittadini, la diffusione e la prontezza di risposta all'innovazione digitale (qui il tracollo, dal 41esimo al 120esimo posto). "L'Italia sta sprofondando nel ritardo tecnologico", ha commentato il delegato di Confindustria per le tecnologie digitali per le imprese, Ennio Lucarelli, notando che il fenomeno è cominciato nel 2006, in controtendenza con le principali economie mondiali.

Da notare che invece, secondo l'indice di competitività (pubblicato da World Economic Forum, l'Italia ha guadagnato un punto (ora 48esima), quindi il problema è proprio nell'innovazione e nelle nuove tecnologie. "Il motivo è che il Paese non investe in questi campi, a differenza degli altri in Europa e persino di molti di quelli in via di sviluppo", dice a Repubblica.it Maurizio Dècina, ordinario di reti e comunicazioni al Politecnico di Milano e uno dei massimi esperti di tecnologia in Italia. "Sono tre i punti dove lo Stato dovrebbe investire: l'alfabetizzazione informatica, la copertura banda larga e le nuove reti in fibra ottica", continua. "Per il primo punto ha appena stanziato la "strabiliante" cifra di 20 milioni di euro per dare un contributo di 50 euro ai giovani che comprano un'Adsl. Per il secondo punto andiamo avanti ancora con i fondi delle precedenti legislature.
Si attendono infatti ancora dal Cipe gli 800 milioni di euro promessi dal piano Romani (di Paolo Romani, vice ministro allo sviluppo economico con delega alle comunicazioni, Ndr.)". "Quanto alle nuove reti, l'Italia non ha messo nemmeno un euro, invece".

A differenza di Regno Unito, Francia, Germania, Stati Uniti. "Questo è il solo governo a non avere dato fondi per le infrastrutture banda larga", rincara la dose Paolo Gentiloni, responsabile Comunicazione per il Pd. "La copertura banda larga nei comuni in digital divide avanza solo con i fondi pubblici stanziati dalla nostra precedente legislatura", aggiunge. Se non arriveranno i fondi del Cipe, i piani di copertura contro il digital divide potrebbero fermarsi a dicembre 2010, ultimo orizzonte temporale degli annunci del governo.
Alessandro Longo

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