mercoledì 17 marzo 2010

Le telecamere di Google fuori dalle strade di Gomorra

[Corriere della Sera 17/03/2010]Fotografati i quartieri di Napoli per il servizio «Street View», non le vie dello spaccio a Scampia

IL CASO

Le telecamere di Google
fuori dalle strade di Gomorra

Fotografati i quartieri di Napoli per il servizio «Street View», non le vie dello spaccio a Scampia

Il quartiere di Scampia su Google Maps: le strade non sono evidenziate, significa che non è possibile attivare il servizio 'Street View'
Il quartiere di Scampia su Google Maps: le strade non sono evidenziate, significa che non è possibile attivare il servizio "Street View"
NAPOLI — Sullo schermo del pc si possono vedere — e avere quasi la sensazione di essere lì — le strade del Bronx e le banlieue parigine, il Red light district di Amsterdam e il Tepito, roccaforte degli spacciatori di Città del Messico. Ma non Scampia, quartiere di Napoli, Italia. Come Medellin, patria dei narcos colombiani, la casbah di Algeri e le favelas di Rio, anche il rione 167 — quello dei palazzoni orrendi, del traffico di droga a ogni ora e della faida tra i Di Lauro e gli scissionisti che è stata l’ultima guerra di camorra a Napoli — è fuori dalla mappatura di Google Street View, il servizio offerto dal più grande motore di ricerca della Rete che ha messo il mondo a portata di mouse.

Non è dato sapere il perché. Da Google Italia non arriva una spiegazione precisa. Una portavoce ammette che «a volte le nostre auto non entrano in zone dove le strade sono particolarmente strette», ma questo non è il caso di Scampia, dove ci sono forse le vie più larghe di Napoli. Altre ipotesi non ne vengono fatte: «Il servizio è curato dalla struttura internazionale, dobbiamo chiedere a loro. Servirà qualche giorno». Sapremo, dunque, quando sarà il momento, anche se da chi vive nel tempo reale di internet ci si sarebbe aspettati una risposta immediata o quasi. Intanto Google Map è lì, e resta la stranezza dell’intera zona circostante coperta da Street View, e Scampia in mezzo come un’isola oscurata. Le immagini dal satellite ci sono, si riconoscono le «vele», la famigerata via Baku, teatro di una infinità di agguati, i tetti delle «case dei puffi», palazzi dipinti di celeste dove si trovano più spacciatori che abitanti. Ma le immagini a livello strada si fermano da un lato in via Fratelli Cervi e dall’altro in via Labriola, posti dove pure la polizia fa arresti in continuazione, ma ancora ai margini rispetto al degrado del rione.

Senza una spiegazione ufficiale si possono avanzare ipotesi. Si potrebbe pensare, per esempio, che i clan della zona non avessero piacere di veder circolare nel quartiere una macchina che fotografa tutto per metterlo poi in Rete, e che si siano quindi mossi per impedirlo, magari avvicinando autista e operatore e convincendoli a girare alla larga. Ma una rapida verifica in commissariato lo farebbe escludere: nessuno di Google ha mai denunciato intimidazioni, né risulta che qualcuno abbia chiesto l'accompagnamento di una volante, come capita abitualmente per troupe televisive sia italiane che straniere. Un'altra cosa che verrebbe da pensare è che gli inviati di Google possano aver preferito evitare quella zona, anche senza che nessuno li minacciasse, giustamente preoccupati dalla pessima fama di cui gode Scampia. Ma pure questo ragionamento vale fino a un certo punto, perché in quartieri come lo Zen o Brancaccio a Palermo, il servizio di Street View funziona, e se non c'è a Bari Vecchia, lì può essere davvero perché le strade sono troppo strette. Quindi il discorso torna solo su Scampia. E sull'occasione persa (almeno finora) di far vedere in Rete questo quartiere che comunque non è l’inferno in terra: è pieno di criminali, sì, ma anche di gente per bene e di parrocchie e di scuole dove si lavora ogni giorno anche più e meglio che in tanti altri quartieri di Napoli.

Fulvio Bufi

1 commento:

  1. Dal sito della Fondazione Agnelli
    Insegnanti italiani e nuove tecnologie: il contributo conoscitivo di TALIS

    http://www.fga.it/home/i-documenti/working-papers/dettaglio-documento/article/insegnanti-italiani-e-nuove-tecnologie-il-contributo-conoscitivo-di-talis-125.html

    Insegnanti italiani e nuove tecnologie: il contributo conoscitivo di TALIS
    Dall’indagine internazionale OCSE-TALIS, presentata nel 2009, si ricavano importanti informazioni sul problematico rapporto degli insegnanti italiani con le nuove tecnologie.
    G._De_Sanctis__TALIS._I_docenti_italiani_-_FGA_WP24.pdf

    La difficoltà di introdurre nella nostra scuola una didattica che sfrutti al meglio le potenzialità delle ICT è spesso attribuita alla scarsa familiarità con i nuovi strumenti e a una sorta di resistenza culturale all’innovazione da parte degli insegnanti italiani.

    L’indagine internazionale Talis, realizzata dall’Ocse e presentata anche in Italia nel 2009, fornisce sotto questo profilo un ricco quadro comparativo. Benché non specificatamente indirizzata alle nuove tecnologie, Talis – come sottolinea il contributo di Gemma De Sanctis – approfondisce utilmente una pluralità d’aspetti dell’insegnamento-apprendimento: condizioni di contesto in cui si svolge l’attività, crescita professionale necessaria agli insegnanti per conseguire pratiche efficaci, sviluppo di sistemi di valutazione e valorizzazione dell’insegnamento ed, infine, stili di direzione della scuola. Inoltre, particolare attenzione è data alla visione che gli insegnanti hanno delle ICT nella scuola, in relazione sia ai loro orientamenti pedagogici generali sia alle scelte di pratica didattica quotidiana.

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